“Mentre l’economia globale è in difficoltà a causa della crisi legata alla pandemia di covid-19 e numerose aziende sono sull’orlo del fallimento, i grandi colossi tecnologici – ancora redditizi e forti delle riserve accumulate in anni di dominio dei loro mercati – pongono apertamente le basi per un futuro ancora più roseo”, scrive il New York Times. “Amazon, la Apple, Facebook, Google e la Microsoft stanno facendo nuovi investimenti, visto che la pandemia le ha rese quasi indispensabili: molte più persone, infatti, comprano, passano il loro tempo libero e sono in contatto con le persone care attraverso internet”. Queste aziende hanno tanti soldi da spendere. Tutte e cinque hanno riserve di liquidità per circa 557 miliardi di dollari (la sola Apple ha 193 miliardi), una cifra che gli permette di investire come nel 2019, quando il sistema economico era a pieno regime. Secondo l’azienda di consulenza PwC, negli ultimi dieci anni sono stati tra i maggiori investitori in ricerca e sviluppo.

Il 16 giugno Facebook, ancora al centro delle polemiche scoppiate in seguito ad alcuni post del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato di aver investito in Gojek, un’app indonesiana diffusa nel sudest asiatico che offre una serie di servizi, dai trasporti alle consegne, e ha sviluppato anche un’app per i pagamenti digitali.

Questa operazione, che ha fatto entrare Facebook in un mercato in rapida crescita, segue di poco un investimento da 5,7 miliardi di dollari nella Reliance Jio, un’azienda di telecomunicazioni indiana. Facebook non si è fermato qui: ha comprato per 400 milioni di dollari Giphy, un’azienda che sviluppa gif animate, e sta spendendo milioni di dollari per realizzare un cavo in fibra ottica sottomarino intorno all’Africa. II 18 giugno, infine, ha annunciato la creazione di un fondo specializzato che investirà in startup promettenti.

Gli altri colossi tecnologici, continua il quotidiano statunitense, non sono da meno. Quest’anno la Apple ha lanciato un nuovo modello di iPhone e ha comprato quattro aziende: DarkSky, che sviluppa un’app per le previsioni del tempo; NextVR, specializzata nella realtà virtuale; Voysis, che sviluppa un software per il riconoscimento vocale e un assistente digitale; Xnor.ai, una startup attiva nel settore dell’intelligenza artificiale. La Microsoft ha comprato tre aziende che offrono servizi di cloud computing – Affirmed Networks, Metaswitch Networks e Softomotive – e ha cominciato a promuovere i suoi servizi di videoconferenza Teams, che permettono alle persone di parlare e collaborare online. Amazon è in trattativa per assicurarsi Zoox, una startup che si occupa di veicoli autonomi e vale circa 2,7 miliardi di dollari, ha aggiunto dodici Boeing 767 alla sua flotta aerea che svolge servizi di consegna e negli ultimi tre mesi ha assunto 175mila persone. Google, infine, ha lanciato nuovi servizi di messaggistica e video. Ad aprile, in particolare, ha annunciato che il suo servizio di videoconferenze, Google Meet, sarà disponibile all’interno di Gmail e gratuito per tutti gli utenti con un account Google.

L’espansione dei giganti tecnologici comincia a preoccupare i legislatori e le autorità antitrust negli Stati Uniti e in Europa, che lanciano di nuovo l’allarme sull’eccessiva concentrazione di potere, la penalizzazione della concorrenza e altri problemi, tra cui la diffusione delle notizie false.

Molti esperti fanno notare che “senza un intervento dell’antitrust le grandi aziende tecnologiche usciranno ancora più potenti dalla pandemia”. Ma John Paul Rollert, un economista della Booth school of business dell’università di Chicago, osserva che queste aziende “prendono rischi spendendo per un periodo indefinito. Raddoppiare e perfino triplicare la puntata mentre il casinò è in fiamme è una mossa azzardata, dal momento che dopo potrebbe non essere in grado di incassare le loro fiches”. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1364 di Internazionale, a pagina 40. Compra questo numero | Abbonati