Il 21 novembre la Commissione europea ha annunciato l’avvio di una procedura d’infrazione contro la Slovacchia in seguito a modifiche costituzionali che sanciscono il primato del diritto nazionale su quello europeo.
A settembre il parlamento slovacco aveva approvato degli emendamenti costituzionali che, tra le altre cose, limitano anche i diritti delle persone lgbt+.
Uno degli emendamenti afferma che “la Slovacchia ha piena sovranità in materia d’identità nazionale, salute, scienza, istruzione e stato civile”, un termine, quest’ultimo, che si riferisce a questioni legate ai diritti civili.
Secondo la Commissione europea, gli emendamenti, definiti dal primo ministro sovranista Robert Fico “un passo storico”, costituiscono “una chiara violazione del principio della supremazia del diritto europeo su quello nazionale”.
La Commissione ha precisato che prima dell’approvazione degli emendamenti aveva lanciato un avvertimento al governo slovacco, che “purtroppo è stato ignorato”.
La Slovacchia avrà ora due mesi di tempo per rispondere alle contestazioni di Bruxelles.
Il 26 settembre il parlamento slovacco aveva approvato un emendamento costituzionale che limita i diritti delle coppie omosessuali e rende più difficile la transizione di genere per le persone intersessuali.
“Questo testo è una vergogna”, aveva affermato Michal Šimečka, leader di Slovacchia progressista, il principale partito d’opposizione. “Colpisce il popolo slovacco e rimetterà in discussione il posto della Slovacchia nell’Unione europea”, aveva aggiunto.
Alla fine di gennaio il premier Fico si era espresso a favore dell’emendamento “in nome del rispetto delle tradizioni e del patrimonio culturale e spirituale dei nostri antenati”.
“Ci sono solo due sessi, maschio e femmina, definiti alla nascita”, afferma il testo, riprendendo le parole usate dal presidente statunitense Donald Trump il giorno del suo insediamento.
La Slovacchia fa parte dell’Unione europea dal 2004 e al momento dell’adesione si era impegnata a rispettare i diritti fondamentali.