Il 20 novembre l’azienda tecnologica statunitense Meta ha annunciato che il 4 dicembre, sei giorni prima dell’entrata in vigore in Australia di una legge che vieta i social network ai minori di 16 anni, comincerà a chiudere gli account.
“A partire da oggi notificheremo agli utenti australiani di età compresa tra i 13 e i 15 anni che perderanno l’accesso a Instagram, Threads e Facebook”, ha affermato in un comunicato.
“Il 4 dicembre cominceremo a chiudere gli account e completeremo l’operazione entro il 10 dicembre”, ha aggiunto.
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L’Australia ha circa 350mila utenti di Instagram e 150mila di Facebook di età compresa tra i 13 e i 15 anni, secondo i dati del governo, guidato dal laburista Anthony Albanese.
“Gli utenti ritroveranno i loro account esattamente come li hanno lasciati al compimento dei 16 anni”, ha assicurato Meta.
In base alla legge, approvata dal parlamento australiano nel novembre 2024 e considerata una delle più restrittive al mondo, i social network attivi nel paese, tra cui Facebook, Instagram e TikTok, hanno l’obbligo di rimuovere gli utenti di età inferiore ai 16 anni. In caso di violazioni rischiano multe fino a 49,5 milioni di dollari australiani (quasi 28 milioni di euro).
“Condividiamo l’obiettivo del governo australiano di garantire esperienze online sicure e adeguate all’età, ma allontanare i ragazzi dai loro amici e dalle loro comunità non è la soluzione”, ha affermato Meta.
Il caso australiano è seguito con attenzione anche nel resto del mondo, con molti paesi che stanno valutando la possibilità di limitare l’accesso dei ragazzi ai social network.
Il primo ministro neozelandese Christopher Luxon ha annunciato che nelle prossime settimane presenterà un provvedimento simile, mentre nei mesi scorsi il governo olandese ha consigliato ai genitori d’impedire l’accesso dei minori di 15 anni a social network come TikTok e Snapchat.
Alcuni esperti temono però che la legge australiana avrà un valore soprattutto simbolico, a causa delle difficoltà di applicare il divieto da un punto di vista tecnico.