Il 29 ottobre vari episodi di violenza sono stati segnalati durante una manifestazione antigovernativa a Dar es Salaam nel giorno delle elezioni presidenziali e legislative, da cui l’opposizione è stata esclusa.

Un commissariato è stato incendiato sul viale che conduce al porto della città, considerata la capitale economica della Tanzania, mentre i manifestanti gridavano “restituiteci il nostro paese”, ha riferito un giornalista dell’Afp.

La polizia ha cercato di bloccarli, ma è stata sopraffatta. Il giornalista dell’Afp ha sentito anche colpi di arma da fuoco.

I manifestanti contestano Samia Suluhu Hassan, 65 anni, diventata presidente della Tanzania alla morte del suo predecessore John Magufuli, nel 2021, che ora punta alla conferma. Prima presidente nella storia del paese, era stata elogiata per aver allentato alcune delle restrizioni introdotte da Magufuli, ma oggi è accusata di aver intensificato la repressione.

L’organizzazione di monitoraggio della sicurezza informatica NetBlocks ha riferito sul social media X di “un’interruzione generalizzata della rete internet in Tanzania il giorno delle elezioni”.

I seggi elettorali di Dar es Salam, affollati durante le precedenti elezioni, erano invece quasi deserti la mattina del 29 ottobre, ha riferito il giornalista dell’Afp.

Il partito Chadema, la principale formazione d’opposizione, era stato escluso dalle elezioni per aver rifiutato di firmare un nuovo codice elettorale, che però non conteneva le riforme richieste. Il leader del partito Tundu Lissu, avversario di Magufuli nel 2020, è stato arrestato ad aprile ed è attualmente sotto processo per tradimento, un reato punibile con la pena di morte.

L’unico altro candidato di rilievo dell’opposizione, Luhaga Mpina, è stato invece escluso per motivi procedurali.

La maggior parte dei mezzi d’informazione stranieri non è stata autorizzata a seguire le operazioni di voto.

La settimana scorsa l’ong Amnesty international aveva denunciato un “clima di terrore”, caratterizzato da “sparizioni forzate, arresti arbitrari, atti di tortura ed esecuzioni extragiudiziali”.

Secondo l’ordine degli avvocati del Tanganica (il nome dell’ex colonia britannica, prima dell’unione con Zanzibar e della nascita della Tanzania indipendente), 83 oppositori sono scomparsi dopo l’arrivo al potere di Hassan.