Il 28 ottobre Giappone e Stati Uniti hanno firmato un accordo sulle terre rare durante un incontro a Tokyo tra la nuova premier giapponese Sanae Takaichi e il presidente statunitense Donald Trump.

Quella in Giappone è la seconda tappa del tour asiatico di Trump, dopo la Malaysia e prima della Corea del Sud, dove il 30 ottobre avrà un faccia a faccia con il presidente cinese Xi Jinping, che dovrebbe suggellare un’intesa commerciale tra le due superpotenze.

Takaichi, in carica da appena una settimana, ha affermato di voler inaugurare “una nuova era dell’oro” nelle relazioni nippoamericane, in un momento in cui Tokyo deve affrontare la crescente forza militare della Cina e i dazi doganali imposti da Washington.

“Posso assicurarle che avremo una relazione privilegiata. Il Giappone è un alleato importante per noi”, ha dichiarato Trump in apertura dell’incontro.

In base a una dichiarazione comune, Tokyo e Washington puntano a “consolidare i legami reciproci e a rafforzare l’alleanza”.

Secondo la Casa Bianca, Takaichi si è inoltre impegnata a sostenere la candidatura di Trump per il premio Nobel per la pace. Si tratta di un’ossessione del presidente statunitense, che sostiene di aver messo fine a vari conflitti in tutto il mondo.

Tokyo e Washington hanno firmato un accordo quadro per “garantire l’approvvigionamento di terre rare e minerali critici”, attraverso una collaborazione più stretta e sostegni finanziari.

Di recente la Cina aveva annunciato delle restrizioni alle esportazioni di terre rare, di cui ha un quasi monopolio, suscitando forti preoccupazioni a Washington.

In materia di difesa, Trump pretende dal Giappone, come da tutti i paesi alleati, un aumento della spesa militare per continuare a beneficiare della protezione degli Stati Uniti.

Per riaffermare il concetto, il 28 ottobre Trump è salito a bordo della portaerei Uss George Washington, nella base militare di Yokosuka, non lontano da Tokyo, in compagnia di Takaichi.

Quest’ultima si è impegnata a “rafforzare le capacità militari del Giappone”, in un contesto di “minacce gravi e senza precedenti alla sicurezza”. Già il 24 ottobre aveva annunciato che la spesa militare giapponese avrebbe raggiunto il 2 per cento del pil fin da subito, con due anni d’anticipo.

I due leader hanno poi discusso di questioni commerciali, un tema sul quale i due paesi avevano raggiunto un compromesso in estate, in particolare riguardo ai dazi sulle automobili giapponesi e agli investimenti di Tokyo negli Stati Uniti.