Il 21 ottobre la nazionalista Sanae Takaichi è stata eletta premier, diventando la prima donna a guidare il governo del Giappone, grazie a un accordo di coalizione concluso il giorno prima.
Takaichi, 64 anni, è stata eletta nella prima votazione alla camera dei rappresentanti con 237 voti, superando la soglia della maggioranza assoluta (233), e la sua nomina è stata poi confermata dalla camera dei consiglieri (la camera alta del parlamento).
Iscriviti a In Asia |
Cosa succede in Asia e nel Pacifico. A cura di Junko Terao. Ogni sabato.
|
Iscriviti |
Iscriviti a In Asia
|
Cosa succede in Asia e nel Pacifico. A cura di Junko Terao. Ogni sabato.
|
Iscriviti |
Il 4 ottobre Takaichi era stata eletta leader del Partito liberaldemocratico (Pld, destra), la formazione che dal 1955 è stata quasi ininterrottamente al potere in Giappone.
Ma di recente il Pld ha registrato un forte calo nei consensi, anche a causa di uno scandalo finanziario, e ha perso la maggioranza in entrambi i rami del parlamento.
Inoltre, il suo tradizionale alleato, il partito centrista Kōmeitō, ha chiuso la porta a un accordo di coalizione che durava dal 1999, esprimendo forti dubbi su Takaichi, che fa parte dell’ala destra del Pld.
Per poter succedere al primo ministro uscente Shigeru Ishiba, il 20 ottobre Takaichi ha quindi concluso un inedito accordo di coalizione con il Partito giapponese per l’innovazione (Ishin no kai, centrodestra).
Il Pld e l’Ishin no kai dispongono insieme di 231 seggi alla camera dei rappresentanti, al di sotto della maggioranza assoluta, e dovranno quindi collaborare con altri partiti per attuare il loro programma di governo.
Takaichi, grande ammiratrice dell’ex premier britannica Margaret Thatcher, soprannominata la “lady di ferro”, si è impegnata a formare un governo con molte donne, mentre in quello guidato da Ishiba ce n’erano solo due.
Una di queste dovrebbe essere Satsuki Katayama, anche lei esponente dell’ala destra del Pld, che secondo i mezzi d’informazione giapponesi occuperà la carica di ministra delle finanze.
Takaichi non può però essere considerata una femminista: è contraria a modificare una legge che obbliga le coppie sposate a portare lo stesso cognome e favorevole a una successione imperiale riservata agli uomini.
Il Giappone è al 118° posto su 148 nell’ultimo rapporto del Forum economico mondiale sul divario di genere, e la camera dei rappresentanti ha attualmente solo un 15 per cento di donne.
La settimana scorsa Takaichi aveva rinunciato a visitare, com’era sua abitudine, il santuario Yasukuni, che celebra tra gli altri dei criminali della seconda guerra mondiale ed è considerato, in vari paesi asiatici, il simbolo del passato militarista giapponese.