Il presidente camerunese Paul Biya, 92 anni, al potere dal 1982, è stato rieletto per un ottavo mandato con il 53,66 per cento dei voti, secondo i risultati ufficiali annunciati il 27 ottobre dal consiglio costituzionale.

La rielezione per un nuovo mandato settennale di Biya, il più anziano capo dello stato del mondo, era data per scontata dalla maggior parte degli analisti politici.

Ma le elezioni presidenziali del 12 ottobre sono state più combattute del previsto, almeno in apparenza, con il candidato dell’opposizione Issa Tchiroma Bakary arrivato secondo con il 35,19 per cento dei voti.

“Non chiamiamola elezione perché è stata la solita farsa. La vittoria ci è stata scippata”, ha dichiarato Tchiroma il 27 ottobre all’Afp, denunciando brogli sistematici.

Tchiroma ha invitato i camerunesi a scendere in piazza in tutto il paese per pretendere, con mezzi pacifici, il riconoscimento della sua vittoria. Ha anche denunciato l’uccisione di due manifestanti che si erano riuniti davanti alla sua casa a Garoua, nel nord del paese. “Dieci cecchini erano appostati sui tetti”, ha precisato. Un giornalista dell’Afp presente sul posto ha affermato che almeno un manifestante è stato colpito da un proiettile, ma non ha potuto confermare la sua morte.

Quattro persone erano già state uccise dalle forze di sicurezza il 26 ottobre a Douala durante una manifestazione a sostegno di Tchiroma, secondo il governatore della regione del Litorale, nel sudovest del paese.

A partire dalla scorsa settimana i sostenitori di Tchiroma avevano partecipato a manifestazioni in varie città del paese, rivendicando la sua vittoria. Secondo la sua squadra elettorale, avrebbe in realtà ottenuto quasi il 55 per cento dei voti.

Dalle prime ore del mattino del 27 ottobre pattuglie composte dalla polizia e dalla gendarmeria, accompagnate da veicoli blindati, sono state schierate nei punti nevralgici della capitale Yaoundé per prevenire possibili disordini.

Biya è solo il secondo capo dello stato camerunese, dopo Ahmadou Ahidjo, dall’indipendenza dalla Francia, ottenuta nel 1960. Dal 1982 ha governato con il pugno di ferro, reprimendo il dissenso e sopravvivendo a una ribellione separatista scoppiata nel 2016 nelle due regioni anglofone del paese.