Il 19 settembre l’esercito israeliano ha affermato che si appresta a colpire la città di Gaza con una “forza senza precedenti” e ha invitato la popolazione ad abbandonarla rapidamente.

Tre giorni fa Israele, con il sostegno incondizionato degli Stati Uniti, aveva annunciato l’avvio della fase principale della sua offensiva di terra in città, e negli ultimi giorni ha condotto massicci bombardamenti.

“L’esercito proseguirà le operazioni con una forza senza precedenti per distruggere Hamas e le altre organizzazioni terroristiche”, ha affermato sul social network X il portavoce militare Avichay Adraee.

Adrae ha poi invitato gli abitanti ancora in città a “raggiungere le centinaia di migliaia di persone che hanno già raggiunto la zona umanitaria nel sud della Striscia di Gaza”.

Secondo l’esercito, dalla fine di agosto circa 480mila persone su un totale di circa un milione hanno già lasciato la città.

La strada costiera della Striscia è piena di persone in fuga verso sud a piedi, in auto o su carri trainati da asini, hanno riferito alcuni giornalisti dell’Afp.

L’offensiva israeliana nella città di Gaza è contestata da gran parte della comunità internazionale. Il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha definito la situazione “moralmente, politicamente e legalmente intollerabile”.

Parigi ha invitato Israele a “mettere fine a questa campagna distruttiva”, mentre Londra ha definito l’offensiva “irresponsabile e spaventosa”.

Il 16 settembre una commissione d’inchiesta indipendente delle Nazioni Unite aveva accusato Israele di commettere un “genocidio” nella Striscia di Gaza, chiamando in causa il primo ministro Benjamin Netanyahu e altri alti funzionari.

Secondo i dati del ministero della salute di Hamas, considerati affidabili dalle Nazioni Unite, circa 65mila palestinesi, in grande maggioranza civili, sono morti finora nell’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza seguita all’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023.