Donald Trump, che si dichiara impegnato nel porre fine alla guerra a Gaza, ha ospitato il premier israeliano Benjamin Netanyahu a cena alla Casa Bianca il 7 luglio. Netanyahu ha dichiarato di avere candidato il presidente degli Stati Uniti al premio Nobel per la pace.
La terza visita del primo ministro israeliano Netanyahu a Washington dal ritorno al potere di Donald Trump arriva in un momento cruciale, perché il presidente degli Stati Uniti spera di consolidare la recente tregua tra Israele e Iran dopo una guerra di dodici giorni.
“Non credo che ci siano ostacoli. Credo che le cose stiano andando molto bene”, ha detto Trump ai giornalisti all’inizio della cena, quando gli è stato chiesto cosa impedisse un accordo di pace. Seduti uno di fronte all’altro a un grande tavolo, il presidente degli Stati Uniti ha espresso fiducia nel fatto che Hamas fosse pronta ad accettare un cessate il fuoco a Gaza.
“Vogliono un incontro e vogliono questo cessate il fuoco”, ha detto. Il primo ministro israeliano ha annunciato di aver presentato la candidatura del presidente americano al premio Nobel per la pace, consegnandogli la lettera che aveva inviato al comitato per il Nobel.
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“Mentre parliamo, sta ripristinando la pace in un Paese (dopo l’altro), in una regione dopo l’altra”, ha detto Netanyahu.
L’incontro del 7 luglio s’inserisce nel contesto dei colloqui indiretti tra Israele e Hamas. Da domenica, si sono tenute a Doha due sessioni di colloqui indiretti tra Israele e Hamas, secondo fonti palestinesi vicine ai negoziati. “Non si è ancora raggiunto alcun progresso”, ha dichiarato una di queste fonti all’Afp.
L’inviato statunitense Steve Witkoff dovrebbe recarsi a Doha questa settimana, secondo la Casa Bianca. In precedenza, la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, aveva dichiarato che “la massima priorità del presidente in Medio Oriente è porre fine alla guerra a Gaza e garantire il ritorno di tutti gli ostaggi”.
Il 6 luglio Donald Trump ha affermato che c’erano “buone probabilità” di raggiungere un accordo “questa settimana”.
I negoziati indiretti, condotti attraverso mediatori qatarini, egiziani e americani, si concentrano sui “meccanismi di attuazione” per un accordo di cessate il fuoco e uno “scambio” degli ostaggi trattenuti a Gaza con prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri di Israele, secondo un funzionario palestinese.
La delegazione di Hamas si trovava in una stanza e la delegazione israeliana in un’altra, nello stesso edificio, ha affermato. “Hamas è seria e impegnata a raggiungere un accordo per porre fine alla guerra e alle sofferenze del nostro popolo, a condizione che la parte israeliana dimostri buona fede e non cerchi di ostacolare o ritardare il processo”, ha affermato il funzionario palestinese.
Il 7 aprile Netanyahu ha nuovamente escluso la creazione di uno stato palestinese a pieno titolo, affermando che Israele avrebbe “sempre” mantenuto il controllo sulla sicurezza nella Striscia di Gaza. “Ora la gente dirà che questo non è uno stato completo, che non è uno stato. Non ci interessa”, ha dichiarato.
Secondo fonti palestinesi vicine alle discussioni, l’accordo prevede una tregua di 60 giorni, durante la quale Hamas rilascerà dieci ostaggi vivi e consegnerà i corpi dei prigionieri morti, in cambio del rilascio dei palestinesi detenuti da Israele.
Decine di persone, tra cui parenti di ostaggi detenuti a Gaza, si sono radunate il 7 luglio davanti all’ambasciata degli Stati Uniti a Tel Aviv, in Israele, per chiedere a Trump di raggiungere un cessate il fuoco.
I manifestanti avevano bandiere americane, manifesti con foto di ostaggi e un grande cartello con la scritta: “Presidente Trump, scrivi la storia, riportali tutti a casa, metti fine alla guerra”.
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Delle 251 persone rapite nell’attacco di Hamas del 7 ottobre, 49 sono ancora detenute a Gaza, di cui 27 dichiarate morte dall’esercito israeliano.
Una tregua iniziale di una settimana nel novembre 2023, seguita da una seconda tregua di due mesi all’inizio del 2025, ha permesso il ritorno di numerosi ostaggi in cambio del rilascio dei palestinesi detenuti da Israele.
A Gaza la protezione civile ha segnalato 12 palestinesi uccisi da attacchi israeliani, tra cui sei morti nella clinica Al Rimal di Gaza city (nord), che “offre rifugio a centinaia di sfollati”.
“Siamo stati sorpresi da missili ed esplosioni all’interno dell’edificio. Non sapevamo dove andare a causa della polvere e dei danni”, ha detto Salman Qoudoum all’Afp, sollecitando un accordo di cessate il fuoco. “Non possiamo più aspettare”.