Il massiccio episodio di sbiancamento dei coralli in corso da due anni continua ad aggravarsi: quasi l’84 per cento delle barriere coralline del mondo – ecosistemi fondamentali per la vita marina e per centinaia di migliaia di persone – è stato danneggiato.

I coralli sono altamente vulnerabili all’aumento della temperatura dell’acqua. Dal 2023 la temperatura media globale degli oceani è a livelli senza precedenti per l’intensificarsi del riscaldamento globale.

A causa del riscaldamento e dell’acidificazione dei mari, provocati dalle emissioni di gas serra legate alle attività umane, negli ultimi due anni negli oceani Atlantico, Pacifico e Indiano si è diffuso un episodio di sbiancamento massiccio, il quarto dal 1998.

“Tra il 1 gennaio 2023 e il 20 aprile 2025 uno stress termico sinonimo di sbiancamento ha colpito l’83,7 per cento delle barriere coralline del mondo”, ha dichiarato il 21 aprile la National oceanic and atmospheric administration (Noaa), l’agenzia statunitense che si occupa del monitoraggio delle condizioni oceaniche e atmosferiche.

In un comunicato stampa pubblicato il 23 aprile, anche gli scienziati dell’Iniziativa internazionale per le barriere coralline (Icri) hanno messo in guardia sulla portata dell’episodio di sbiancamento in corso.

Il deperimento delle barriere coralline, evidenziato dallo sbiancamento, è causato dall’aumento della temperatura dell’acqua, che provoca l’espulsione delle zooxantelle, le alghe che vivono in simbiosi con i coralli e gli forniscono le sostanze nutritive e i colori brillanti. Se le alte temperature persistono, i coralli possono morire.

Le barriere coralline possono tuttavia riprendersi se le temperature si abbassano per lunghi periodi o se si riducono altri fattori di rischio come l’inquinamento o la pesca eccessiva. “Purtroppo le temperature registrate in alcune regioni sono sufficientemente estreme da causare la morte di quasi tutti i coralli”, ha affermato la Noaa.

“L’entità dello stresso termico è sconvolgente”, ha dichiarato all’Afp Melanie McField, fondatrice nei Caraibi dell’iniziativa Healthy reefs for healthy people (Hri), descrivendo l’episodio di sbiancamento in corso come “una tempesta di neve silenziosa che sta cancellando i colori e allontanando i pesci”.

“Se le temperature resteranno alte, è difficile pensare che le barriere coralline possano riprendersi”, ha aggiunto.

Circa un miliardo di persone vive nel raggio di cento chilometri dalle barriere coralline e beneficia, almeno indirettamente, della loro presenza. Questi “superorganismi animali” ospitano un’immensa varietà di fauna, danno da vivere a milioni di pescatori, attraggono i turisti e proteggono le coste dai danni delle tempeste.

Secondo gli scienziati, il 70-90 per cento dei coralli potrebbe scomparire in caso di aumento della temperatura media globale di 1,5 gradi rispetto all’era preindustriale, una soglia che potrebbe essere raggiunta nei primi anni trenta.

Il 99 per cento dei coralli sarebbe invece minacciato da un riscaldamento di due gradi, il limite massimo fissato dall’accordo di Parigi se si vogliono evitare le conseguenze più gravi della crisi climatica.