Al World governments summit di Dubai a febbraio, Tony Blair sembrava in qualche modo più piccolo. Seduto da solo su un enorme palco, davanti a schiere di leader politici che riempivano l’auditorium di fronte a lui, ha presentato con la voce roca il suo benefattore.

Su un maxischermo c’era l’immagine incombente di Larry Ellison, il fondatore della Oracle, la società che a settembre con un rialzo del prezzo delle azioni lo ha reso per un po’ l’uomo più ricco del mondo. Ellison, 81 anni, rimane una figura affascinante e intrigante della Silicon valley, più monomaniacale che mai nel suo desiderio di cambiare il mondo. Quando apparve, nel 1997, la sua prima biografia si intitolava: The difference between God and Larry Ellison: God does not think he is Larry Ellison (La differenza tra Dio e Larry Ellison: Dio non pensa di essere Larry Ellison). Negli anni successivi la fortuna di Ellison è aumentata vertiginosamente fino a quasi 400 miliardi di dollari, avvicinandolo al suo amico Elon Musk.

Alla conferenza di Dubai Ellison ha esordito proprio con una battuta su Musk, per poi comunicare al pubblico che una superintelligenza artificiale sarebbe arrivata prima del previsto. Blair gli ha chiesto cosa dovrebbero fare i governi. “Per prima cosa dovrebbero unificare tutti i propri dati in modo che possano essere elaborati e usati dall’intelligenza artificiale”, ha risposto Ellison. È stato anche specifico su quali dati dovessero essere unificati e ha fatto un esempio: “Il servizio sanitario nazionale del Regno Unito dispone di un’incredibile quantità di dati sulla popolazione”, ha detto, ma al momento sono troppo “frammentati”. Ai piedi del palco l’ex primo ministro britannico annuiva, stringendo il suo taccuino del Tony Blair institute (Tbi).

Due settimane dopo il Tbi ha pubblicato un rapporto intitolato “Governare nell’era dell’intelligenza artificiale: come costruire la biblioteca nazionale britannica dei dati”. Nel rapporto l’organizzazione di Blair faceva eco alle parole di Ellison sull’infrastruttura dati del Regno Unito, definendola “frammentata e inadatta allo scopo”.

Chiunque conosca bene Blair può confermare che è convinto del potenziale rivoluzionario dell’intelligenza artificiale (ia). L’ex primo ministro ritiene che rimodellerà completamente l’economia globale, in un modo che i leader politici di tutto il mondo stanno cominciando a capire solo ora.

Ma chi lo contesta – tra cui molti ex dipendenti del Tbi che hanno chiesto di rimanere anonimi – è preoccupato per l’influenza che lui e per estensione Ellison sono in grado di esercitare sulla regolamentazione di questa tecnologia emergente e potenzialmente rivoluzionaria. A prescindere dalla sincerità delle convinzioni di Blair sui benefici dell’ia, è anche vero che la Oracle di Ellison ha importanti interessi commerciali in gioco nella scelta delle aziende che avranno accesso ai dati più preziosi del Regno Unito.

Dal 2021 la Larry Ellison foundation, una fondazione personale dell’imprenditore, ha donato o promesso almeno 257 milioni di sterline al Tony Blair institute, facendone un centro studi unico nel Regno Unito. Le donazioni di Ellison lo hanno aiutato a crescere fino ad avere più di novecento dipendenti che lavorano in almeno 45 paesi. Ha finanziamenti e influenza pari agli istituti di ricerca degli Stati Uniti, quindi mentre le sue controparti britanniche come Policy exchange e l’Institute of public policy research nel 2023-2024 hanno registrato entrate per 4,3 milioni di sterline, nel 2023 il fatturato del Tony Blair institute è stato di 145,3 milioni di dollari.

L’istituto insiste nel sostenere che Ellison è solo uno dei tanti importanti finanziatori, e il suo principale stratega, Benedict Macon-Cooney, ha dichiarato ai mezzi d’informazione che “non c’è alcun conflitto d’interessi e le donazioni sono vincolate a scopi specifici”. Blair stesso non riceve nessuno stipendio dall’istituto. Negli ultimi anni, il Tbi è riuscito a reclutare personale da aziende di alto livello come il gigante della consulenza McKinsey e la Meta, proprietaria di Facebook. Nel 2018, prima dell’ondata di finanziamenti del fondatore della Oracle, il dirigente più pagato del Tbi guadagnava 400mila dollari all’anno. Nel 2023, l’ultimo anno per il quale sono disponibili i dati, il più pagato ha portato a casa 1,26 milioni di dollari.

Alcune persone dello staff, una parte delle quali negli ultimi anni se n’è andata a causa dell’influenza di Ellison, affermano che l’iniezione di liquidità ha prodotto una cultura dominata da un entusiasmo esagerato per l’intelligenza artificiale, che a loro avviso equivale a fare pressioni per conto della Oracle.

Insolitamente vicini

Le redazioni investigative Lighthouse reports e Democracy for sale hanno intervistato 29 dipendenti ed ex dipendenti del Tbi, la maggior parte dei quali ha chiesto di mantenere l’anonimato. Supportate da documenti pubblici e da quelli ottenuti in base alle leggi sulla libertà di informazione, le loro testimonianze descrivono un’organizzazione insolitamente vicina al governo britannico, in grado di esercitare pressioni dirette sui ministri, che organizza riunioni congiunte con la Oracle ed è disposta a impegnarsi in “vendite tecnologiche” con i governi del resto del mondo.

Anche se non ci sono indizi di attività illegali, crescono le preoccupazioni su quanto gli interessi di un miliardario statunitense del settore tecnologico siano rappresentati dall’ex primo ministro britannico.

“Quando si tratta di politica tecnologica”, ha affermato un ex consulente di alto livello, “la Oracle e il Tbi sono inseparabili”.

Un portavoce dell’istituto ha invece dichiarato: “Il Tbi e la Oracle sono due entità separate. Collaboriamo con la Oracle per il nostro lavoro a sostegno di alcuni dei paesi più poveri del mondo e ne siamo orgogliosi. Il Tbi non sostiene gli interessi commerciali della Oracle né di alcun altro fornitore di tecnologia”.

Né la Oracle né la Larry Ellison foundation hanno risposto alla richiesta di commenti per questa inchiesta.

Il rapporto tra Ellison e Blair è cominciato con le donazioni benefiche dell’imprenditore di Chicago. Nel 2003, Ellison e Blair, che all’epoca era all’apice della sua carriera, hanno avuto l’opportunità di farsi fotografare a Downing street (residenza ufficiale del primo ministro britannico) per celebrare una donazione a 40 scuole specialistiche. Negli ambienti tecnologici più cinici, queste pratiche sono chiamate land and expand (conquista ed espandi). Da allora, la Oracle ha ricevuto centinaia di contratti dal governo britannico e, secondo i dati raccolti dalla società di analisi degli appalti Tussell, dall’inizio del 2022 ha ricevuto finanziamenti per 1,1 miliardi di sterline dal settore pubblico.

Nel frattempo, negli ultimi anni il rapporto tra Ellison e Blair è diventato più stretto. L’anno scorso, i due hanno perfino fatto una vacanza insieme in Sardegna.

Dati preziosi

L’interesse mostrato da Ellison e dal Tbi per le cartelle cliniche britanniche è comprensibile. Data la sua natura, il servizio sanitario nazionale del Regno Unito (Nhs) contiene dati unici sulla popolazione. Gli esperti di tecnologia parlano delle cartelle cliniche britanniche quasi sottovoce. Sebbene Europa e Stati Uniti dispongano di alcuni set di dati sanitari comparabili, come le cartelle cliniche dei veterani statunitensi, nessuno ha la profondità e l’ampiezza dell’archivio dell’Nhs, che ha dati risalenti al 1948. Il loro potenziale valore commerciale, per l’industria farmaceutica o il sequenziamento del genoma, è stato stimato fino a dieci miliardi di sterline all’anno.

Forse non sorprende che, in un documento dell’agosto 2024 sulla “preparazione dell’Nhs all’era dell’intelligenza artificiale”, il Tbi abbia trovato “buoni motivi” per creare nuove cartelle cliniche digitali con un sistema già esistente gestito dalla Oracle. Ha anche affermato che l’uso del sistema della concorrente Palantir sarebbe stato “una scelta discutibile”.

“Certo, l’Nhs dovrebbe usare meglio i dati per aiutare i pazienti e migliorare il servizio”, ha affermato Cori Crider, professore onorario presso la facoltà di giurisprudenza dello University college London e direttore esecutivo del Future of tech institute. “Ma quello che va bene per Larry Ellison non è detto che vada bene per il servizio sanitario nazionale”.

Le connessioni tra la Oracle e il Tbi non sono solo un modo di dire. Nel 2023, già organizzavano riunioni insieme. Qualcuno, come la consulente, Awo Ablo faceva parte del consiglio d’amministrazione sia del Tbi sia della Oracle. Gli alti funzionari del Tbi sono stati ospitati presso la sede centrale della Oracle a Austin, in Texas, coordinati da un dipendente dell’istituto il cui ruolo è quello di “gestire” la partnership con la Oracle.

“È difficile far capire quanto siano profondamente connesse le due organizzazioni”, ha detto un ex dipendente del Tbi. “Durante gli incontri sembrava che fosse un’unica organizzazione”.

Si sa che Blair non sopporta chi mette in dubbio le sue motivazioni e quelle di altri profeti della tecnologia, ma non c’è dubbio che la portata della partnership tra il Tbi e la Oracle è una fonte di preoccupazione non solo per gli avversari dell’ex primo ministro, ma anche per molti dei suoi ex dipendenti che continuano ad ammirarlo personalmente.

Alcune persone dello staff intervistate per questo articolo erano state in alcuni casi attratte dalle idee di Blair su quello che la tecnologia avrebbe potuto fare per la gente e i governi di tutto il mondo, ma raccontano di essere rimaste deluse man mano che arrivavano i soldi di Ellison. “Mi sentivo a disagio”, ricorda una di loro mentre un’altra dice: “Mi sentivo trascinato a fare qualcosa di molto simile al rappresentante di prodotti tecnologici. Guardavamo le cose da un certo punto di vista, e ogni volta il nostro punto di vista era più tecnologia, grande tecnologia”.

Molti parlano di un profondo cambiamento nella cultura dell’organizzazione in seguito alle donazioni di Ellison. I consulenti della McKinsey hanno avuto posizioni di rilievo e si sono scontrati con chi si occupava di questioni umanitarie e sviluppo.

Secondo una persona che ha lavorato al Tbi, il personale della Oracle ha cominciato a inserirsi nelle attività dei dipendenti dell’istituto e a pianificare riunioni per “valutare eventuali opportunità”. Presto gli impiegati delle due parti hanno cominciato a tenere regolarmente riunioni congiunte. La cosa non piaceva a molte persone dello staff dell’istituto, convinte che l’uso della tecnologia della Oracle non fosse sempre nell’interesse del loro paese.

Il rischio del cosiddetto vendor lock-in, cioè di essere vincolati a un unico fornitore, è stato fonte di disagio per alcuni. Un ex dipendente del Tbi ha affermato che consigliare ai governi di utilizzare i servizi cloud della Oracle rischiava di “intrappolarli” e “farli indebitare” con sistemi che “all’inizio sono gratuiti ma che in seguito cominciano a essere a pagamento”.

Il Ruanda, un paese in cui Tbi è presente da più di quindici anni, era così insoddisfatto della Oracle che nel 2021 ha indetto un bando di gara pubblico per cercare un’alternativa, affermando di aver “riscontrato costi molto elevati per il supporto e le licenze dei sistemi Oracle e di voler migrare verso un sistema più conveniente”.

Un portavoce del Tbi ha affermato che l’istituto non era coinvolto nella selezione dei fornitori di tecnologie per i governi con cui collaborava.

Lo zio Larry

Marvin Akuagwuagwu ha lavorato come analista dei dati per l’unità di consulenza per l’Africa del Tbi nel 2022 e nel 2023, occupandosi soprattutto della distribuzione del vaccino contro il covid. Quando ha sollevato delle preoccupazioni legittime sull’introduzione di nuove tecnologie nei paesi africani, come la mancanza di energia elettrica e le minacce alla sicurezza informatica, è stato ignorato dai superiori. Ha anche detto che l’istituto insisteva per far adottare tecnologie e soluzioni di intelligenza artificiale a paesi con questioni molto più gravi da risolvere: “Avevano problemi di fame, povertà e disoccupazione di massa, e noi li volevamo convincere a impegnarsi in progetti ambiziosi come l’uso di droni e intelligenza artificiale”.

Blair sostiene che l’opposizione alle grandi aziende tecnologiche – e alle persone che hanno fatto fortuna con il loro successo – impedisce ai partiti politici progressisti di confrontarsi con i compromessi e i benefici della rivoluzione dell’intelligenza artificiale. L’ex primo ministro è fermamente convinto che le tecnologie all’avanguardia possono essere usate per migliorare le attività di governo in alcuni dei paesi più poveri del mondo, salvando vite umane.

Ma il divario tra queste aspirazioni così alte e le sfide che devono affrontare alcuni dei paesi in cui agisce l’istituto è impressionante. In Etiopia, che nel 2020 era sull’orlo della guerra civile, il Tbi stava lavorando a una bozza di progetto di intelligenza artificiale, che abbiamo esaminato e che prevedeva l’introduzione di veicoli a guida autonoma.

La capitale del Kenya, Nairobi, dove ci sono degli uffici delle Nazioni Unite e una numerosa presenza diplomatica, era uno snodo importante per il Tbi. Ma gli ex dipendenti sostengono che le attività dell’istituto si sono ridotte ormai a promuovere la tecnologia Oracle. Uno di loro ha ricordato che le proposte della Oracle ai funzionari del governo keniano erano così frequenti che questi la chiamavano sarcasticamente “zio Larry”.

Molti dipendenti ed ex dipendenti del Tbi sono preoccupati per la confusione tra i complessi interessi pubblici e le priorità aziendali. Anche se il fondatore si sente un profeta dell’ia e dei suoi architetti miliardari, c’è ancora una differenza tra Larry Ellison e Dio.

(Traduzione di Bruna Tortorella)

Reporting for this story was supported by the Big Tech Invisible Hand coalition led by Agência Pública and the Centro Latino-americano de Investigación Periodística.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it