La notte tra domenica e lunedì in Francia è stata la più calda mai registrata a giugno, e anche la giornata di lunedì ha fatto segnare un record mensile, secondo i dati provvisori di Météo France. Neanche l’oceano e il mare sfuggono a queste temperature roventi che colpiscono una parte dell’Europa. Tra le regioni che ne soffrono di più c’è il bacino del Mediterraneo. Domenica 29 giugno la sua temperatura media si aggirava intorno ai 26 gradi Celsius (°C), cioè quasi tre gradi in più della norma.

“Localmente, nell’area occidentale, tra il golfo del Leone e il mar Ligure, quindi tra Perpignan e Genova e fino alla Sardegna a sud, le anomalie sono di quattro o cinque gradi in più. È tanto!”, osserva Thibault Guinaldo, ricercatore in oceanografia spaziale al Centro nazionale di ricerche meteorologiche francese, gestito da Météo France e dal Cnrs. “Sono temperature in anticipo di due mesi su quello che si osserva normalmente”.

Se ne sono accorti gli specialisti del triathlon domenica a Nizza, dove si teneva una gara di ironman. Per evitare malori in questo sport estremo è stato vietato l’uso della muta da nuoto in acque libere, dato che la temperatura del mare superava la soglia regolamentare di 24,5 °C.

“La mappa della temperatura di superficie è davvero impressionante”, prosegue l’oceanografo Jean-Pierre Gattuso, direttore di ricerca del Cnrs presso l’Istituto del mare di Villefranche-sur-Mer (nelle alpi Marittime). Questo dipartimento francese è di fronte alla Liguria, dove l’acqua era a 27,5 °C il 29 giugno, cioè cinque gradi in più della media tra il 1982 e il 2015. “È un’anomalia enorme e che arriva molto presto”, esclama il ricercatore. “Per il 7 luglio la previsione è di 28,6 °C. Ci stiamo pericolosamente avvicinando ai record eccezionali dell’anno scorso”. Il 12 agosto 2024, all’ingresso della rada di Villefranche-sur-Mer, gli scienziati avevano registrato 29,83 °C, un valore mai visto. “Tra la fine di giugno e l’inizio luglio le temperature quest’anno sono già sbalorditive. È preoccupante per le prossime settimane”.

La situazione era prevedibile: gli ultimi tre inverni (2023, 2024 e 2025) sono stati i più caldi mai registrati nel Mediterraneo. E le ondate di calore marine nella regione si susseguono dall’autunno. “Nel 2025 abbiamo conosciuto l’inizio d’anno più caldo mai osservato tra gennaio e aprile nel Mediterraneo”, rileva Thibault Guinaldo. “Partiamo da una situazione di base già molto calda, principalmente dovuta al riscaldamento climatico: saliamo gradualmente di temperatura, senza mai ricominciare da zero”.

Dalla metà di giugno si sovrappongono eventi estremi che aggiungono energia al sistema. In questo momento l’Europa occidentale e il Mediterraneo sono infatti sotto una bolla di calore dovuta a un blocco anticiclonico – una situazione ben nota agli esperti in estate – con alte pressioni che formano un ostacolo ai temporali. L’anticiclone agisce come un coperchio sotto il quale il calore aumenta di giorno in giorno.

“Questa dinamica anticiclonica associata a poco vento è una classica accoppiata nel Mediterraneo, che favorisce lo sviluppo delle ondate di calore, a loro volta potenziate dal riscaldamento climatico”, riassume Thibault Guinaldo. D’altronde, “su tutte le coste marittime francesi c’è ora un’ondata di calore marina”, aggiunge. Dal golfo di Biscaglia alla Manica, le anomalie di temperatura arrivano localmente a tre gradi in più. Solo il sud del dipartimento di Finistère sembra per il momento risparmiato.

Il surriscaldamento ha importanti conseguenze sulla biodiversità. Gli eventi estremi sono un colpo micidiale per numerosi organismi endemici della regione. “Le ondate di calore marine fanno morire in massa coralli, gorgonie, spugne e stelle marine, ricci, molluschi eccetera”, elenca Jean-Pierre Gattuso. “Ma bisogna aspettare alcune settimane dopo il picco di temperature per fare le prime verifiche”.

Parallelamente, il riscaldamento graduale “tropicalizza” il Mediterraneo: popolazioni di pesci o di alghe diminuiscono a vantaggio di specie più adatte. Negli ultimi anni circa 1.200 specie tropicali sarebbero entrate nel Mediterraneo attraverso il canale di Suez, provenienti dal mar Rosso e dal mar Nero, perché trovano una temperatura più favorevole . Una manciata di queste specie è tossica e compete con specie native mediterranee. “Ma ci sono anche opportunità”, sottolinea l’oceanografo, facendo l’esempio del pesce leone, che ha delle spine dorsali velenose. Questa specie invasiva, chiamata anche “scorfano volante”, prolifera ormai nel Mediterraneo in assenza di predatori, ma viene pescata sulle coste greche e turche e servita nei ristoranti.

Il calore accumulato dal mare ha ripercussioni anche sul continente, dove le notti diventano ancora più soffocanti. Come spiega il climatologo Davide Faranda, il “preoccupante squilibrio” degli ecosistemi oceanici non è un problema che si ferma alle coste. “Quest’acqua molto calda è come un accumulatore termico che rilascia calore e umidità, soprattutto di notte, e questo rende le ondate di calore ancora più difficili da sopportare, in particolare lungo le coste”, spiega Faranda, direttore di ricerca del Cnrs ed esperto di eventi meteorologici estremi.

Per lo scienziato non c’è dubbio: la canicola aumenta anche il rischio di temporali violenti o di incendi. La siccità del terreno associata a venti come il maestrale o la tramontana crea condizioni “esplosive”. “Un Mediterraneo così caldo è come un carburante in attesa di una scintilla”, spiega.

Finché la situazione atmosferica rimarrà stabile, coè finché ci sarà l’anticiclone, il calore e le notti tropicali saranno l’“unico” problema degli abitanti della regione. Al contrario, “quando la situazione diventerà più dinamica, con aria più fresca in quota, allora ci si potrà aspettare temporali molto violenti, con molta pioggia in poco tempo, raffiche di vento, grandine eccetera”, prevede Faranda. “È tipico degli episodi mediterranei di fine estate, ma con un mare a 28 o a 29 °C all’inizio di luglio, la possibilità di eventi simili c’è già molto prima”.

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