Alla conferenza delle Nazioni Unite sul clima (Cop30) che si aprirà a novembre a Belém, il Brasile lancerà la Tropical forests forever facility (Tfff), un’iniziativa che punta a raccogliere fondi per finanziare la protezione delle foreste tropicali.
Questi ecosistemi svolgono un ruolo essenziale per la stabilità del clima globale, assorbendo e immagazzinando a lungo termine grandi quantità di gas serra, ma stanno scomparendo a un ritmo sempre più rapido.
Secondo l’ultimo rapporto di Global forest watch, nel 2024 la distruzione delle foreste tropicali ha toccato un nuovo record di 6,7 milioni di ettari, l’80 per cento in più rispetto all’anno precedente.
Il balzo è dovuto soprattutto all’aumento degli incendi favorito dal cambiamento climatico, che sono stati responsabili di quasi metà della perdita, superando per la prima volta l’area deforestata per fare spazio all’espansione dei terreni agricoli.
Una delle principali soluzioni proposte per contrastare questo fenomeno è il mercato dei crediti di emissione, che consente alle aziende di compensare le loro emissioni di anidride carbonica finanziando progetti per la conservazione di aree forestali.
Ma recentemente l’efficacia di questo sistema è stata messa in dubbio per la sua eccessiva complessità e scarsa trasparenza, che ha favorito la diffusione di vere e proprie truffe.
Semplificare i calcoli
Il principale vantaggio del Tfff, invece, è la sua semplicità: invece di calcolare la capacità di assorbire gas serra di una foresta minacciata o presunta tale, il sistema pagherebbe ogni anno agli stati una somma proporzionale all’area del loro territorio che rimane coperta dagli alberi, misurata attraverso le osservazioni satellitari.
Il denaro proverrebbe da un fondo da 125 miliardi di dollari, provenienti da investitori pubblici e privati, che dovrebbe autofinanziarsi attraverso l’acquisto di obbligazioni aziendali e titoli di stato.
La rendita, che potrebbe arrivare a quattro miliardi di dollari all’anno, sarebbe sufficiente per pagare i paesi tropicali quattro dollari per ogni ettaro di foresta intatta. Da questa quota sarebbero detratti almeno quattrocento dollari per ogni ettaro distrutto.
Alcune associazioni hanno criticato questa iniziativa, sostenendo che i paesi ricchi dovrebbero versare direttamente i fondi a quelli più poveri invece di usarli per investimenti rischiosi, scrive New Scientist.
Ma finora le donazioni dirette si sono rivelate ampiamente insufficienti per pagare i costi della conservazione e disincentivare la deforestazione, e i paesi ricchi non hanno mai rispettato i loro impegni in materia.
Se riuscisse davvero a raccogliere 125 miliardi di dollari, invece, il Tfff diventerebbe la più ricca fonte di finanziamento per la protezione delle foreste: il Brasile riceverebbe da solo 860 milioni di dollari all’anno, più del bilancio del suo ministero dell’ambiente.
Questo testo è tratto dalla newsletter Pianeta.
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