Le voci avevano cominciato a circolare all’inizio del 2024. Lavoriamo come giornalisti a Masvingo, una provincia nel sudest dello Zimbabwe, e continuavamo a sentir dire che il partito al potere dai tempi dell’indipendenza, lo Zanu-Pf, stava reclutando degli zimbabweani per votare alle elezioni presidenziali, legislative e amministrative di ottobre in Mozambico.

Eravamo scettici. L’idea che il partito al governo in un paese potesse ingaggiare delle persone, alla luce del sole, per interferire nelle elezioni di uno stato vicino ci sembrava assurda: sarebbe stata una frode plateale. Ma avevamo sentito troppe storie per poterle ignorare.

Una mattina di aprile un sostenitore dello Zanu-Pf, una nostra fonte attendibile, si è presentato alla redazione del Masvingo Mirror con una soffiata. Ci ha detto che dovevamo andare a vedere cosa stava succedendo in un ufficio elettorale nella vicina Nemanwa. Lì nel pomeriggio, davanti alla sede del consiglio del distretto rurale di Masvingo, abbiamo visto centinaia di persone in fila. La mattina dopo uno di noi due si è messo in coda, gli hanno preso le impronte digitali e scattato una foto, e poi gli hanno consegnato una carta d’identità mozambicana nuova di zecca.

L’altro ci è tornato qualche giorno dopo. Una donna all’ingresso ha preso nomi, indirizzi e numeri di telefono dei presenti, avvisando che saremmo stati invitati alle riunioni dello Zanu-Pf per ricevere istruzioni su come “aiutare il Frelimo a vincere le elezioni”. Il Fronte di liberazione del Mozambico (Frelimo) è il partito al potere a Maputo dal 1975, e alle elezioni di ottobre si preparava ad affrontare una forte opposizione.

Dopo la foto e le impronte digitali, anche il secondo di noi è uscito con una carta d’identità mozambicana. Non eravamo però sicuri che quei documenti ci avrebbero davvero permesso di votare. Essendoci dei mozambicani che risiedono nello Zimbabwe, la commissione elettorale di Maputo aveva approvato la creazione di altri sessanta seggi in territorio zimbabweano, in aggiunta ai 602 installati in nove stati che accolgono una significativa diaspora mozambicana.

Una strada di Maputo il 13 gennaio 2025, il giorno dell’insediamento del nuovo parlamento (Phill Magakoe, Afp/Getty)

“Quella situazione era un’opportunità anche per noi”, ci ha detto in seguito un alto funzionario dello Zanu-Pf che ha chiesto di mantenere l’anonimato. “La sfida era convincere il maggior numero possibile di persone a registrarsi”.

Il giorno delle elezioni generali mozambicane, il 9 ottobre 2024, i funzionari dello Zanu-Pf ci hanno lanciato delle pietre quando si sono accorti che stavamo filmando. Ma in un seggio elettorale a Nemanwa siamo entrati senza problemi. Lì abbiamo potuto esprimere le nostre preferenze nelle elezioni generali del Mozambico, senza che nessuno ci chiedesse niente. L’intera procedura è durata meno di mezz’ora. In seguito abbiamo intervistato venti zimbabweani che si erano registrati illegalmente e, in alcuni casi, avevano votato.

Vecchi alleati, nuovi trucchi

L’alleanza tra lo Zanu-Pf e il Frelimo è una delle più solide in Africa, perché risale ai tempi delle lotte di liberazione. All’avvicinarsi delle ultime elezioni, il Frelimo si sentiva minacciato dalla crescita di consensi verso i partiti d’opposizione Renamo e Podemos. E, a quanto pare, ha fatto leva sul vecchio patto per ottenere aiuto.

Mesi prima del voto Daniel Chapo, all’epoca candidato del Frelimo e oggi presidente del Mozambico, era andato ad Harare per incontrare il presidente zimbabweano Emmerson Mnangagwa e gli alti funzionari del suo partito. “Sappiamo che lo Zanu-Pf ha una lunga esperienza in fatto di elezioni. Vogliamo ricreare lo stesso spirito nella campagna in Mozambico”, aveva dichiarato Chapo durante la sua visita nel giugno 2024. Ma, com’è emerso nel corso della nostra inchiesta, a quei tempi lo Zanu-Pf stava già aiutando il Frelimo da mesi, in modi che andavano ben oltre lo “spirito di campagna elettorale”.

Le testimonianze dei venti zimbabweani confermano che lo Zanu-Pf ha lanciato un’iniziativa coordinata per raccogliere voti a favore del Frelimo.

“Sono andato a votare per dimostrare che sono un funzionario fedele e per cercare di salvare la mia casa”, ha detto GZ. L’uomo vive in un vecchio sito minerario da cui il governo può sfrattarlo da un momento all’altro. Un altro, SZ, ha detto di aver saputo della campagna di registrazione attraverso i canali del partito e di aver partecipato al voto perché pensava fosse suo dovere servire lo Zanu-Pf. SZ ha dichiarato di aver votato anche alle elezioni mozambicane del 2019 e di aver quindi considerato la mobilitazione dell’anno scorso come qualcosa di normale. Non era così solo per lui. GM, un altro elettore che aveva già votato sei anni fa, ha raccontato che dopo quelle elezioni il Frelimo aveva organizzato delle gite per i suoi sostenitori zimbabweani, portandoli a fare acquisti in un importante mercato di abiti di seconda mano a Chimoio, in Mozambico.

“È stato un viaggio proficuo. Siamo tornati con molta merce da rivendere. Speravo che riproponessero il viaggio anche stavolta”, ha detto GM. La prospettiva di avere opportunità commerciali è stata una motivazione ricorrente.

EM, 28 anni, lavora nelle piantagioni di banane di Mutare. Sognava da tempo di dedicarsi al commercio transfrontaliero, ma il costo elevato del passaporto dello Zimbabwe gliel’aveva impedito. Quando ha saputo che poteva ottenere una carta d’identità mozambicana andando a votare per il Frelimo, ha colto l’occasione al volo. “Mi hanno preso le impronte e scattato una foto, ho aspettato un po’ e alla fine ho ottenuto la carta d’identità mozambicana”, ha raccontato. Sul documento, come luogo di nascita, è indicato Manica, in Mozambico. A EM non importa che non sia vero, perché ora può recarsi oltre confine senza impedimenti.

LK ci ha raccontato di non essere mai stata in Mozambico, ma di essersi registrata come elettrice dopo che le avevano promesso un viaggio gratuito in quel paese per comprare merce da rivendere. Così è andata a votare, sperando di diventare una commerciante. “Non sono mozambicana e non l’ho fatto per aiutare il Mozambico. So che il Mozambico, e in particolare il Frelimo, ha aiutato lo Zimbabwe durante la lotta di liberazione, ma non è questo che mi ha spinto a votare”, ha detto.

Anche SN era entusiasta all’idea che il nuovo documento le avrebbe permesso di fare acquisti in Mozambico. Invece, DM, che ha la madre mozambicana, sentiva di avere il diritto di votare e di essere utile al paese. “Quando i colleghi dello Zanu-Pf mi hanno chiesto di partecipare, ho pensato che fosse un’occasione per sostenere il paese di mia madre. Non mi aspettavo nulla in cambio”, ha detto.

Da sapere
Il Mozambico pronto a esplodere

◆ In Mozambico l’annuncio della vittoria di Daniel Chapo, candidato del partito al potere Frelimo, sull’indipendente Venâncio Mondlane alle elezioni del 9 ottobre 2024 ha fatto scoppiare le manifestazioni antigovernative più grandi dai tempi dell’indipendenza. Le proteste contro i brogli elettorali sono state duramente represse dalle forze dell’ordine: secondo un rapporto di Amnesty international, che cita l’organizzazione della società civile mozambicana Plataforma Decide, tra il 21 ottobre 2024 e il 16 gennaio 2025 sono morte almeno 315 persone e tremila sono state ferite. Altre quattromila sono state arrestate. Il 9 gennaio 2025 Mondlane è tornato in Mozambico dopo essere scappato all’estero perché diceva di temere per la sua vita e il 15 gennaio Chapo si è insediato come nuovo presidente. Da allora i due si sono incontrati due volte per discutere di come ristabilire la pace sociale. Ma il 25 giugno, in occasione del cinquantesimo anniversario dell’indipendenza, regnavano l’ansia e la disperazione, scrive il quotidiano portoghese Publíco: “La lunga guerra civile è certamente una delle ragioni principali per cui il Mozambico è l’ottavo paese più povero del mondo, ma non spiega perché sia il settimo più diseguale. Con la povertà in aumento e una crescita incapace di tenere il passo con il rapido sviluppo demografico, il Mozambico si sta dirigendo verso il baratro. In questo clima i casi di corruzione che coinvolgono ex ministri, ex presidenti e loro familiari non sono più tollerati. La popolazione è pronta a esplodere, gli basta solo un detonatore. Com’è stato Venâncio Mondlane”.


Lo Zanu-Pf ha usato storie come quella di DM per giustificare la sua campagna di registrazione, nei rari casi in cui ne ha ammesso l’esistenza. Quando, alla fine del 2024, il Masvingo Mirror ne ha parlato per la prima volta, il portavoce dello Zanu-Pf Chris Mutsvangwa ha dichiarato che le persone coinvolte avevano la doppia cittadinanza e gli era stata data l’opportunità di esercitare i loro diritti politici.

Ma ora Mutsvangwa sostiene che la questione sia irrilevante. “Le elezioni in Mozambico sono andate. Chapo è il presidente riconosciuto dalla comunità internazionale. Di recente il presidente statunitense Donald Trump gli ha concesso 4,5 miliardi di dollari. Perciò non ha più importanza se quelle persone avessero la doppia cittadinanza. Perché guardate sempre nello specchietto retrovisore? Provate a guardare avanti”, ci ha detto Mutsvangwa al telefono.

Farai Marapira, responsabile delle comunicazioni dello Zanu-Pf a livello nazionale, ha smentito le accuse, affermando che Mutsvangwa deve aver frainteso le nostre domande.

Il portavoce del Frelimo Pedro Guileche ha dichiarato che le critiche sono “del tutto false”, e ha aggiunto: “Il Frelimo può ancora contare sui consensi della maggioranza della popolazione mozambicana che, da Rovuma a Maputo, vota e sostiene il partito e di conseguenza il presidente Daniel Chapo”.

Accuse più ampie

Se con la nostra inchiesta abbiamo fornito delle rare prove di come sono state commesse delle frodi alle elezioni del 2024 in Mozambico, le accuse di brogli elettorali sono state molto più ampie. I risultati di quel voto, fortemente contestati, hanno scatenato tre mesi di manifestazioni dei sostenitori dell’opposizione in tutto il paese. Secondo gli attivisti locali, almeno trecento persone sono state uccise nella repressione violenta delle forze di sicurezza e un numero dieci volte più alto è rimasto ferito.

I negoziati per far uscire il Mozambico dallo stallo continuano. Il presidente Chapo e il leader dell’opposizione Venâncio Mondlane, suo principale sfidante, si sono incontrati due volte per parlarne. In un’intervista rilasciata all’inizio dell’anno, Mondlane sosteneva che le elezioni erano state truccate e definiva Chapo un presidente “nominato”, non eletto. Come dimostra il nostro articolo, potrebbe avere ragione. ◆ gim

Walter Marwizi e Garikai Mafirakureva sono due giornalisti zimbabweani. Hanno realizzato la loro inchiesta per il Southern Africa accountability journalism project della Henry Nxumalo foundation, un progetto finanziato dall’Unione europea. Quest’articolo non riflette necessariamente le opinioni dell’Unione europea.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1623 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati