“Sei incinta?”, ho chiesto a una delle mie più care amiche senza figli. Eravamo al bar di uno stabilimento termale e lei stava scorrendo la lista dei cocktail analcolici. Gliel’avevo domandato scherzando: per lei i bambini erano un’idea distante, proprio come per me. Ma lei mi ha guardato negli occhi e ho capito di aver colpito nel segno.

Subito dopo c’è stato un vortice di emozioni. Non potevo fare a meno di notare quanto fosse felice, ma nella mia testa una voce gridava: “Cosa?”. Pensavo che saremmo rimaste per sempre sulla stessa barca, quella delle donne senza figli. E invece lei si è rifugiata nel porto sicuro delle tradizioni, lasciandomi sola a navigare nell’incertezza dei modelli alternativi di vita e di famiglia. Ero felice per lei, davvero, ma il mondo mi è crollato addosso.

La mia amica sapeva che questa notizia avrebbe scatenato in me sentimenti contrastanti, tra cui il timore di commettere un errore non diventando madre anch’io. C’era poi la paura di perderla e di essere abbandonata. Lei e tutti i miei amici diventati genitori non avrebbero più avuto bisogno di me, mentre io continuavo ad avere bisogno di loro, e pure tanto. Stavo infatti cercando di rendere più ampia e inclusiva la mia idea di famiglia e mi sentivo sulla strada giusta, in un percorso di crescita.

A lungo, pensando alla famiglia, ho avuto in mente solo quella biologica. Poi mi sono imbattuta in definizioni meno conservatrici. Secondo Sabine Diabaté, sociologa dell’istituto federale di ricerca sulla popolazione, è una comunità duratura fondata sui legami emotivi, non sulla parentela. Per Julia Hahmann, sociologa all’università RheinMain, è “ciò che le persone considerano tale”. Queste definizioni mi hanno offerto la libertà di avvicinarmi a un “sentimento familiare” anche se non ho figli.

Poi ho capito perché questo tema mi tocca tanto: la famiglia è associata alla soddisfazione di alcuni bisogni fondamentali, come l’appartenenza, la comunità e il legame. Secondo uno studio dell’università di Harvard il senso di connessione è tra le cose più importanti per una vita felice. Non sorprende quindi che per me – figlia unica di genitori divorziati, single e senza figli – i modelli familiari alternativi non siano un vezzo, ma qualcosa di esistenziale.

Il fatto che sempre più amici e amiche diventino genitori mi sembra quasi minaccioso. La nostra amicizia passerà in secondo piano? Rischiamo di perderci di vista? Questi pensieri mi rendono triste e insicura.

Ritiro silenzioso

Come tutte le relazioni, le amicizie richiedono impegno e cura. “Oltre alla compatibilità, che di solito è implicita nei rapporti scelti liberamente, il lavoro sulla relazione è molto importante per mantenere legami stabili e duraturi”, sostiene Diabaté. Con le mie amiche diventate madri, purtroppo, ci sentiamo a malapena al telefono. Passiamo raramente un fine settimana insieme, per non parlare di una vacanza. Sarei contenta di trascorrere più tempo con le loro famiglie, che mi piacciono molto, ma non ho voglia di intromettermi nell’idillio.

Forse è per questo che, in una sorta di rinuncia preventiva, invio meno messaggi, chiamo di rado o non propongo di vederci. È un ritiro silenzioso che, a ben guardare, non fa bene a nessuno.

Un po’ agitata, ho provato a parlarne con tre delle mie amiche più care e ho proposto una breve vacanza insieme, io e le loro famiglie. Con mia sorpresa hanno detto subito tutte di sì. La cosa mi fa davvero piacere, e credo che sarà vantaggiosa in ogni senso. Per le mie amiche e i loro partner, perché ci sarà un’altra persona a prendersi cura dei figli. Per i bambini, perché ci sarà qualcuno che avrà ancora energia per giocare. Per noi amiche, perché potremo passare del tempo insieme. Per me, perché avrò la giusta dose di contatto con i bambini, le mie amiche e me stessa, sentendo di partecipare alla vita delle persone per me più importanti.

Pensare che le persone senza figli non amino i bambini è un trito luogo comune, come pure che siano egoiste, fissate con la carriera o che abbiano avuto un’infanzia difficile: sarebbe per questo che non vogliono figli. Convinzioni semplicistiche, smentite dalle scienziate Claudia Rahnfeld e Annkatrin Heuschkel nelle loro ricerche sulla scelta di non procreare.

Ho condiviso la mia idea di vacanza con altre amiche senza figli, ma non tutte l’hanno accolta con entusiasmo perché dicono che si sentirebbero di troppo. Forse ci hanno convinto a pensarla così, ma durante i fine settimana trascorsi con le famiglie delle mie amiche mi sono sentita integrata e coinvolta. Ho sperimentato proprio quella sensazione che cercavo e che mi mancava nel mio libero e consapevole stile di vita senza figli, che continuo ad apprezzare molto.

Tornando alla mia amica delle terme, invece di ritirarmi ho deciso di creare con lei un legame ancora più forte durante la sua gravidanza. Sarebbe più semplice se avessimo lo stesso stile di vita? Sicuramente. Ma ho capito che devo combattere il mio sentimento di abbandono, mantenere i contatti e investire nella relazione, ricordando sempre a me stessa e alle mie amiche il valore del nostro legame: non capita spesso di incontrare persone con cui si è così compatibili e si condividono decenni di vita.

Ho anche imparato che una famiglia tradizionale non è di per sé garanzia di un legame duraturo. Lo scrittore tedesco Kurt Tucholsky lo esprime bene nella sua poesia Danach: “Di solito il film non ci fa vedere quel che accade dopo il lieto fine”. In molte famiglie ci sono conflitti intergenerazionali e di coppia. E non è raro che proprio le madri sperimentino un graduale isolamento. “Anche in quelle che funzionano è necessario andare oltre i loro confini”, afferma Diabaté.

Il mio bisogno di pensare alla famiglia in termini più inclusivi vale per tutti, mi è sempre più chiaro. Ci ho messo così tanto a capirlo non solo a causa dell’idealizzazione della famiglia tradizionale, ma anche per la mancanza di modelli diversi, in particolare per quanto riguarda le donne senza figli. Non avevo idea di come potessero essere una comunità o una famiglia elettiva. Tuttora sto cercando di capire, sia personalmente sia socialmente, come le persone possano convivere con modelli di vita alternativi e sentirsi meno sole.

Una cosa è certa: nessuna forma di legame offre la garanzia assoluta di una connessione duratura. Ma alla fine abbiamo tutti bisogno gli uni degli altri. ◆ nv

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Questo articolo è uscito sul numero 1638 di Internazionale, a pagina 107. Compra questo numero | Abbonati