Il tentativo del senatore di Fratelli d’Italia Lucio Malan di usare un emendamento alla legge di bilancio per stabilire che l’oro della Banca d’Italia appartiene al popolo italiano è un caso a suo modo unico. Di solito chi propone una legge è in grado di spiegarla. Il miglior argomento di Malan è che la sua proposta si limita a sottolineare l’ovvio, quindi è priva di conseguenze. Alla Banca centrale europea e sui mercati finanziari faticano a decidere se Malan e il centrodestra vogliono far saltare l’euro o semplicemente non hanno idea di cosa parlano. La Banca d’Italia detiene circa 2.500 tonnellate d’oro che, ai prezzi attuali, valgono trecento miliardi di euro. Quelle riserve nei bilanci sono nel lato degli attivi e sono bilanciate nelle passività da moneta emessa nell’ambito dell’eurosistema. Togliere quei miliardi significherebbe doverli compensare in qualche modo, ma comprare l’oro a prezzo di mercato è una manovra assurda. Pagando a prezzo inferiore (o con un esproprio) s’infligge una perdita capace di azzerare il capitale della Banca d’Italia. Ma anche una mossa simbolica è un’ingerenza nell’indipendenza del sistema di banche centrali dell’euro. Il problema non sta nelle potenziali conseguenze della legge, ma nel fatto che nulla impedisce a proposte così scombinate di arrivare in parlamento. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1644 di Internazionale, a pagina 100. Compra questo numero | Abbonati