Ho impressa nella mente questa immagine di Alessandria d’Egitto: una città antica e maestosa, dedicata all’amore; spiagge dove gli innamorati si possono abbandonare ai loro sogni, con la sabbia bianca come unico testimone. Il tutto accompagnato dal rumore delle onde e dalla voce di Fairuz (l’artista libanese, una leggenda della musica araba) che canta in sottofondo: “Le rive di Alessandria, oh rive d’amore / Siamo andati ad Alessandria, e l’amore ci ha portato con sé”.

Muoio dalla voglia di conoscere questo aspetto della città, tanto più perché è un faro le cui luci brillano sulla letteratura. Ma ho paura di essere a mia volta travolta dalla sua orgogliosa bellezza, un luogo dove il mare tende la rete delle passioni per catturare i cuori.

Qui, infatti, sono nate grandi storie d’amore, come quella di Cleopatra e Giulio Cesare. Il condottiero romano, che era follemente innamorato, fece venire la regina egiziana a Roma, dove lei rimase dal 46 al 44 avanti Cristo, quando Cesare fu assassinato. In quel periodo fece quello che potè per rendere Roma simile ad Alessandria d’Egitto. Il successore di Cesare, Marco Antonio, fu a sua volta stregato dalla regina egiziana, che trasformò il coraggioso guerriero in un uomo perdutamente innamorato. Attirato dalle spiagge di Alessandria, s’impegnò a conquistare il cuore di Cleopatra. Ed è così che le vie della città diventarono il teatro della storia d’amore più famosa del mondo.

Volevo visitare Alessandria da molto tempo, dopo aver visto da bambina la serie televisiva Raya e Sakina (trasmessa nel 2005 in Libano) che ripercorre la vita di due famose serial killer degli anni venti. All’epoca pensavo che in questa città gli uomini fossero solo pescatori, come nella serie televisiva, vestiti con pantaloni neri e camicie bianche, mentre le donne indossassero delle tuniche nere sopra i loro vestiti colorati.

Dimenticare le sofferenze

Tutto questo, però, fa ormai fa parte del folclore, visibile solo in occasione delle feste locali. Così ho preso l’autobus dal Cairo e dopo tre ore sono arrivata nella cittadina di El Agami, a circa 30 chilometri dal centro di Alessandria.

Durante il viaggio ho pensato all’attrazione che questa città esercita sugli scrittori, come il poeta libanese Khalil Matran, che consigliava agli innamorati di visitarla per lenire i loro tormenti e per affidare le loro pene d’amore al mare.

Sono andata alla scoperta del quartiere: le strade sono calme, riparate dagli alberi e con bellissimi edifici dove un tempo le élite artistiche, del giornalismo e della politica egiziana passavano le loro vacanze estive. Incontro donne dai tratti africani, vestite con i loro toub, un abito dai colori accesi della tradizione sudanese. In strada si vedono anche molti sudanesi con le loro galabiya bianche (un abito maschile della tradizione araba), seduti in cerchio come a uno spettacolo sufi, intenti a chiacchierare in dialetto sudanese. Si ha l’impressione che Alessandria gli permetta di dimenticare le sofferenze della guerra nel loro paese, e che qui trovino un luogo ospitale per poter piangere ed eseguire i loro canti pentatonici.

Un fruttivendolo sudanese, anche lui in galabiya bianca, si sposta con destrezza tra i clienti, soprattutto turisti egiziani. Poi si siede comodamente su una panca in legno nel suo negozio, circondato da parenti e amici dagli occhi scintillanti, le cui risate si levano alte per poi ricadere e coprire l’ambiente con un velo rassicurante.

La voce del mare mi ricorda lo scrittore alessandrino Chawki Badr Youssef, che in uno dei suoi romanzi ha scritto: “Il faro è stato costruito per guidare le navi di passaggio, mentre la città guida le anime sulla terra”.

Alessandria apre le sue porte a tutti senza distinzioni di sorta: dai lavoratori agli autisti, passando per gli artigiani di ogni tipo provenienti dall’Alto Egitto, dal Sudan o dalla Siria. Gli abitanti sono ospitali e la vita sociale è caratterizzata dalla convivenza di tutte le nazionalità e di tutte le religioni. Non ci si sente stranieri nella terra della celebre biblioteca: quella antica, fondata nel 288 avanti Cristo, che rese la città la più ricca custode del sapere umano del mondo e ospitava le opere più importanti dell’epoca, e quella moderna, inaugurata nel 2002.

Di fatto l’aumento del livello del mare causato dal riscaldamento climatico provocherà la scomparsa di una parte della città

A El Agami ho preso in affitto una casa vicino alla spiaggia perché ho voglia di vedere il mare. Il rumore delle onde mi chiama da dietro la finestra del balcone. Sono le 7 del mattino quando finalmente gli vado incontro: da lontano fa paura nella sua immensità, come se riempisse l’intero universo.

Le onde di un azzurro scintillante si muovono con forza, come una danzatrice nello splendore della sua giovinezza. Mi avvicino piano piano, e ogni volta che la distanza si riduce mi sento soggiogata dalla loro maestosità. L’impressionante frangersi sulla spiaggia suscita il rispetto di chi si trova lì e approfitta dell’aria fresca e della sabbia carezzevole. È come essere a teatro, con le onde nel ruolo principale.

S’innalzano violentemente per poi inchinarsi davanti agli applausi del pubblico. Mi rendo conto che questo spettacolo deve aver ispirato lo scrittore Michel Pirizis, nel suo romanzo _Odissea dell’epoca moderna o Galanos _(tradotto in arabo nel 1971, inedito in Italia). È per poter continuare a vedere il mare e ascoltare quello che racconta, che lo scrittore ha ambientato la sua opera ad Alessandria d’Egitto: è la storia di una famiglia greca che si è trasferita in città per vivere tra gli egiziani in un clima di cordiale convivenza. Proprio come fanno oggi i sudanesi, che ne hanno fatto la loro nuova patria.

Influenza salafita

Questa parte della città è molto ricercata dagli egiziani che vengono qui in vacanza perché i prezzi sono bassi. Ma quello che mi colpisce è la scomparsa del bikini dalle spiagge. Tra le ragazze ora regna il burkini. Le donne che hanno più di trent’anni indossano invece i loro normali abiti per potersi mostrare agli uomini, che al contrario possono andare in giro seminudi, con dei semplici pantaloni corti. Nessuno dice nulla, mentre una donna non oserebbe mai fare una cosa del genere.

Alessandria è di fatto sotto l’influenza salafita e come nei quartieri popolari del Cairo questo ostacola la vita delle donne.

Un’altra cosa che mi colpisce è il caldo umido nelle case: nonostante i ventilatori bisogna essere molto stanchi per riuscire ad addormentarsi.

Gli effetti del clima si possono vedere anche sulle facciate rovinate degli edifici vicini al mare, quasi un segnale di allarme inviato ai cittadini per spingerli a prendersi cura della città prima di perderla. Di fatto l’aumento del livello del mare causato dal riscaldamento climatico provocherà la scomparsa di una parte della città.

Saluto Alessandria e lascio questa spiaggia che ho amato fin dal primo momento. Compatisco chi soccombe al fascino di questa seduttrice professionale, che ti cattura senza che te ne accorga. Perché quando la guardi, ti fa dimenticare qualunque altra cosa. ◆ adr

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Questo articolo è uscito sul numero 1641 di Internazionale, a pagina 78. Compra questo numero | Abbonati