I libri italiani letti da un corrispondente straniero. Questa settimana Salvatore Aloïse collaboratore della tv francotedesca Arte.
Il mio sogno è allenare una squadra di orfani”. La frase attribuita negli anni a vari tecnici di squadre giovanili, la dice lunga su quanto sia difficile avere a che fare con genitori di calciatori in erba. Il calcio del figlio è un opera autobiografica che racconta questo mondo. Dopo dieci anni di esperienza in tribuna, dai pulcini alle juniores, Wu Ming 4 ripercorre la sua personale discesa agli inferi. Calcio e dintorni ma anche rapporto genitori-figli. O meglio, padre-figlio maschio. Tutto è partito con “l’erede” che, dopo judo, ipotizza, semmai, la pallavolo, ma intanto chiede di “provare a calcio”. E non c’è da sorprendersi, considerando che per lui la capitale della Spagna è Real Madrid. Gli passerà. E invece, senza rendersene conto, il genitore, che guardava distrattamente i Mondiali, si ritrova a srotolare striscioni su tribune di stadi sperduti, a discettare di schemi con qualcuno con cui mai avrebbe pensato di condividere qualcosa e a fare commenti da cronista sportivo provetto. È un viaggio senza ritorno nel microcosmo del calcio dilettantistico giovanile, compreso il “lato competitivo e testosteronico delle aspettative genitoriali”, quando c’è da mettere in mostra la prole davanti alle società professionistiche. Fase che tutti noi abbiamo vissuto con lo sport dei figli. Ma con il calcio è attrazione fatale.
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Questo articolo è uscito sul numero 1617 di Internazionale, a pagina 96. Compra questo numero | Abbonati