Negli ultimi mesi l’attenzione dei cattolici statunitensi si è concentrata sulla crescita della destra religiosa. A gennaio Donald Trump si è insediato alla presidenza degli Stati Uniti, portandosi dietro un gruppo di cattolici ultraconservatori. Poche settimane dopo si sono aggravate le condizioni di salute di papa Francesco, che fino a quel punto era sembrato l’unico baluardo capace di offrire una visione diversa dell’influenza mondiale del cristianesimo. Il vicepresidente JD Vance, cattolico legato alla nuova corrente conservatrice, è stato una delle ultime persone a vedere Francesco ancora in vita, il 19 aprile 2025, in un breve incontro tra rappresentanti di due idee contrastanti dei valori cattolici nel mondo.
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Poi l’8 maggio è arrivata la notizia che ha sorpreso tutti: il nuovo papa sarà uno statunitense nato a Chicago, apparentemente in linea con le priorità di Francesco. Robert Francis Prevost, che ha preso il nome di Leone XIV, sarà il primo pontefice statunitense nella storia della chiesa. La sua elezione ha emozionato i cattolici del paese, ma arriva in un momento segnato da una straordinaria complessità e da una grande tensione nel cattolicesimo negli Stati Uniti. Leone XIV dovrà affrontare non solo la sfida di guidare gli 1,4 miliardi di cattolici del mondo, ma anche quella di unificare una chiesa statunitense spaccata, segnata dai contrasti tra i capi religiosi, i fedeli, i mezzi d’informazione conservatori e i leader politici di Washington.
Prevost diventa papa mentre un cattolicesimo ultraconservatore ha assunto una grande visibilità e un grande potere nella sfera pubblica statunitense. Più di un terzo delle persone nella squadra di governo di Trump è formato da cattolici. Lo stesso vale per i due terzi della corte suprema, che in molte sentenze recenti ha affermato una visione della libertà religiosa spesso favorevole agli interessi cristiani. Il secondo presidente cattolico della storia del paese, Joe Biden, è uscito di scena solo pochi mesi fa.
I conflitti di Francesco
L’affermazione di un cattolicesimo di destra nella Washington di Trump contrasta con il declino generale della presenza della chiesa nella vita degli statunitensi. I cattolici del paese hanno abbandonato in massa la chiesa dopo le rivelazioni sugli abusi sessuali, mentre la cultura statunitense è diventata sempre più laica. Oggi circa il 20 per cento degli statunitensi si definisce cattolico, una percentuale che secondo il Pew research center è rimasta stabile nell’ultimo decennio.
L’8 maggio Vance, che si è convertito al cattolicesimo nel 2019, ha pubblicato online un messaggio di auguri al nuovo pontefice: “Congratulazioni a Leone XIV, il primo papa statunitense, per la sua elezione. Sono sicuro che milioni di cattolici americani e altri cristiani pregheranno per il suo lavoro alla guida della chiesa. Dio lo benedica!”. Trump, che giorni prima dell’elezione del nuovo papa aveva pubblicato sui social un’immagine di se stesso vestito da pontefice, ha detto ai giornalisti che la scelta di Prevost è “un onore per gli Stati Uniti”.
Francesco si era scontrato spesso con il presidente Trump, soprattutto sull’immigrazione. A febbraio, pochi mesi prima della sua morte, aveva criticato duramente la politica delle espulsioni di Trump in una lettera aperta indirizzata ai vescovi statunitensi, parlando di violazione della “dignità di molti uomini e donne, e di intere famiglie”. La lettera è stata considerata un messaggio indiretto anche ad altre persone dell’amministrazione, compreso Vance, che aveva usato un concetto teologico cattolico per giustificare le misure restrittive di Washington contro gli immigrati.
È probabile che Leone XIV condividerà le priorità di Francesco su vari temi sociali. Ad aprile un account su X che sembra appartenere al nuovo papa aveva ripostato un messaggio critico verso le “espulsioni illegali” dell’amministrazione Trump, in cui si faceva riferimento a Kilmar Ábrego García, l’uomo espulso per errore nel Salvador a marzo. Lo stesso profilo ha condiviso diversi articoli critici nei confronti di Vance. “Questo papa continuerà evidentemente a chiedere giustizia e pace, difendendo i rifugiati, i poveri e gli affamati”, ha scritto il reverendo Thomas J. Reese, esperto di questioni vaticane. “Se in questo modo dovesse finire in rotta di collisione con la Casa Bianca, così sia”.
La sera dell’8 maggio su alcuni giornali cattolici conservatori è cominciato a emergere un certo scetticismo sull’ortodossia di Leone. Il sito LifeSiteNews ha pubblicato un articolo intitolato “Cinque cose preoccupanti che dovete sapere sul papa”, firmato dal direttore. Nella lista si citavano anche critiche alla politica migratoria di Trump. Bisogna però considerare che la dottrina cattolica non è facilmente sovrapponibile alle dispute politiche statunitensi e non è chiaro se il papa avrà la stessa tendenza del suo predecessore ad accettare i conflitti. Di sicuro per uno statunitense sarebbe più complicato intervenire direttamente sulle vicende politiche nazionali.
Un segno di maturità
Per alcuni cattolici degli Stati Uniti la scelta di Prevost è il segno che la chiesa del paese sta entrando in una fase di maturità. Gli Stati Uniti si avvicinano al loro 250° anniversario (nel 2026) ma la chiesa cattolica ha quasi 1.750 anni in più.
Kim Daniels, direttore della Initiative on catholic social thought and public life dell’università di Georgetown, a Washington, ricorda che all’inizio del novecento gli Stati Uniti erano ancora considerati un territorio di frontiera nel mondo cattolico. “Un papa statunitense in un certo senso è il segno della nostra maturità all’interno del cattolicesimo globale”, ha scritto Daniels in una email, definendo l’elezione di Leone “un dono straordinario” per la vita della chiesa americana.
Oggi la chiesa cattolica statunitense è la quarta al mondo per numero di fedeli, dopo quelle del Brasile, del Messico e delle Filippine. Gli Stati Uniti sono l’unico paese tra questi ad avere avuto un papa.
Curtis Martin, fondatore dell’organizzazione cattolica Focus, sostiene che papa Francesco sia stato un leader estremamente abile nell’ascoltare, soprattutto quelli che non capiscono la chiesa o non concordano con i suoi insegnamenti. Spera che Leone XIV sarà capace di fare il passo successivo, cioè non limitarsi ad ascoltare ma cominciare a parlare di quegli insegnamenti. “Ancora non c’è stata l’opportunità di intavolare un dialogo reale”, spiega Martin. “Penso che con Leone le cose possano cambiare”.
Il reverendo Robert A. Dowd, preside dell’università di Notre Dame, nell’Indiana, ha espresso la speranza che l’elezione di Leone XIV si riveli “un momento unificatore” per la chiesa statunitense. “Certo, è uno statunitense con una prospettiva globale, ma resta un americano”, sottolinea padre Dowd. “Penso che capisca bene le condizioni della chiesa nel paese”.
Per quanto l’elezione di Prevost abbia segnato un momento significativo per molti cattolici degli Stati Uniti, non bisogna dimenticare che il nuovo papa ha trascorso gran parte della sua vita adulta all’estero, in Perù e in Italia. In questo contesto è significativo notare che Francesco, nato in Argentina, non è mai tornato nel suo paese d’origine dopo essere diventato papa e ha visitato gli Stati Uniti solo una volta nei dodici anni del suo pontificato.
I leader della chiesa statunitense, generalmente più conservatori degli altri, hanno dato il loro benvenuto a Leone XIV e hanno sottolineato che il nuovo papa ora appartiene al mondo.
“Naturalmente siamo felici del fatto che un figlio di questo paese sia stato scelto dai cardinali, ma siamo consapevoli che ora appartiene a tutti i cattolici e a tutte le persone di buona volontà”, ha dichiarato l’arcivescovo Timothy P. Broglio, presidente della conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti. “Le sue parole a favore della pace e la sua attività missionaria indicano già quale sarà il suo cammino”. ◆ as
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Questo articolo è uscito sul numero 1614 di Internazionale, a pagina 18. Compra questo numero | Abbonati