Il 5 settembre l’esercito israeliano ha ammesso per la prima volta che molto probabilmente è stato un suo soldato a uccidere la giornalista palestinese Shireen Abu Akleh durante un’operazione militare a Jenin, nella Cisgiordania occupata, l’11 maggio. L’indagine ufficiale ha rilevato che a sparare è stato verosimilmente un militare israeliano, scambiando Abu Akleh per un palestinese armato. L’esercito però ha anche specificato che non ci saranno ulteriori indagini sui soldati coinvolti perché “non c’è il sospetto che sia stato commesso un reato”, riferisce il quotidiano israeliano Haaretz. Il capo dell’esercito Aviv Kochavi ha definito la morte della giornalista di Al Jazeera, che aveva anche il passaporto statunitense, “uno sfortunato incidente”. In un articolo Al Jazeera critica Israele per aver cambiato versione molte volte sull’uccisione di Abu Akleh e per cercare in tutti i modi di “sfuggire alle sue responsabilità”. Intanto il 7 settembre un palestinese è stato ucciso e altri sedici sono rimasti feriti durante un’altra operazione dell’esercito israeliano a Jenin. ◆
L’ammissione dell’esercito
Una vittoria per l’ambiente
Il 1 settembre un tribunale sudafricano ha annullato i permessi concessi dal governo nel 2014 all’azienda petrolifera Shell per condurre delle esplorazioni petrolifere al largo della Wild coast, un’area di alto valore naturalistico, scrive il Mail & Guardian. Le ricerche erano state bloccate a dicembre 2021 dopo il ricorso di alcune organizzazioni ambientaliste. Ora il tribunale ha riconosciuto che i permessi non erano stati accordati nel rispetto della legge, perché le comunità locali non erano state correttamente consultate.
Risultati confermati
La corte suprema del Kenya ha confermato il 5 settembre la vittoria del vicepresidente uscente William Ruto alle presidenziali del 9 agosto. Il suo principale avversario, Raila Odinga, aveva denunciato brogli e fatto ricorso, ma i giudici non hanno ritenuto convincenti le prove presentate. I due sfidanti avevano promesso di rispettare il verdetto della corte, nota per la sua indipendenza. Fallisce così anche il quinto tentativo di Odinga – un oppositore di lunga data – di conquistare la presidenza. Il giuramento di Ruto sarà il 13 settembre, scrive il quotidiano The Standard.
Pechino cancella i debiti
A metà agosto la Cina ha deciso di cancellare i debiti di diciassette paesi africani. L’annuncio, scrive African Arguments, è stato accolto con sollievo nel continente, i cui governi sono pronti ad accettare tutto l’aiuto che gli viene offerto “di fronte alla prospettiva di un’imminente crisi del debito”. Il sito ricorda che in passato Pechino ha già rinunciato a pretendere i rimborsi di paesi africani a cui aveva concesso prestiti (al momento i più indebitati con la Cina sono l’Angola, l’Etiopia, il Kenya, la Nigeria e lo Zambia). Spesso erano somme esigue, ma comunque significative per le economie fragili di paesi come il Niger o il Madagascar. Nel complesso, osserva African Arguments, il valore politico dell’annuncio è più grande di quello strettamente finanziario. Per riaffermare la sua influenza nel continente la Cina vuole scrollarsi di dosso le accuse mosse da paesi come gli Stati Uniti, secondo cui userebbe le sue risorse economiche per intrappolare l’Africa nella spirale del debito.
Condannate a morte
Due attiviste per i diritti lgbt sono state condannate a morte in Iran. L’ha reso noto il 4 settembre l’ong Hengaw organization for human rights, che denuncia le violazioni dei diritti umani commesse nelle zone curde nell’ovest dell’Iran. Un tribunale di Urmia ha ritenuto Zahra Seddiqi Hamedani, 31 anni, ed Elham Choubdar, 24, colpevoli di “diffondere corruzione”. Erano accusate di promuovere l’omosessualità e il cristianesimo, e di comunicare con mezzi d’informazione ostili alla Repubblica islamica. Secondo Human rights watch, Seddiqi Hamedani era stata arrestata nell’ottobre 2021 mentre cercava di scappare in Turchia. Radio Farda ricorda che l’omosessualità è illegale in Iran e le punizioni vanno dalla fustigazione alla pena di morte.
Somalia Il 5 settembre le Nazioni Unite hanno dichiarato che “la carestia è alle porte” nel paese. La situazione è particolarmente grave per 213mila persone che vivono in due regioni del sud ( nella foto, persone sfollate a causa della siccità ).
Burkina Faso Almeno 35 civili sono morti e 37 sono rimasti feriti il 5 settembre nell’esplosione di una bomba al passaggio di un convoglio nel nord del paese.
Mozambico Il 6 settembre in un attacco terroristico contro una missione a Chipene, nel nord, è stata uccisa una suora italiana, Maria De Coppi.
Articolo precedente
Articolo successivo
Inserisci email e password per entrare nella tua area riservata.
Non hai un account su Internazionale?
Registrati