I libri italiani letti da un corrispondente straniero. Questa settimana Michael Braun del quotidiano berlinese Die Tageszeitung.
Sembra scontato che le università debbano rimanere libere per esercitare appieno la loro funzione. Libere di portare avanti la ricerca, anche con idee scomode, libere nell’insegnamento che dovrebbe mirare alla formazione di menti critiche capaci di non farsi condizionare dai poteri costituiti. Montanari, storico dell’arte e rettore dell’Università per stranieri di Siena, parte da questo presupposto, ma deve constatare che questa libertà è sotto pressione non solo nell’Ungheria di Orbán, ma anche in Italia. Il recente attacco alla piena autonomia degli atenei (garantita dalla costituzione) si è servito delle proteste studentesche contro la guerra nella Striscia di Gaza. È un attacco che mira a limitare gli spazi di confronto e di protesta, ma che vorrebbe anche prescrivere cosa si debba insegnare e cosa no (per esempio gli studi sul gender sono invisi a tutte le destre nel mondo). Nel suo libro – che si legge come un’arringa tanto appassionata quanto ben argomentata – Montanari ci fa capire che quei tentativi partono da lontano: da quando l’università non è più considerata un’istituzione che dovrebbe formare menti critiche e libere ma una che dovrebbe sfornare “capitale umano” secondo i dettami efficientisti del neoliberismo. Una deriva da contrastare con decisione. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1622 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati