Le onde radio sono arrivate in ordine sparso per circa quattro giorni, poi più niente per i successivi dodici. Poi altri quattro giorni di impulsi irregolari e altri dodici di silenzio. Questa precisa alternanza di attività e riposo è andata avanti per più di un anno.

Dongzi Li, dottoranda dell’università di Toronto, ha cominciato a monitorare questi segnali nel 2019 nell’ambito del progetto canadese Chime, che studia i fenomeni astrofisici noti come “lampi radio veloci” (frb, dall’inglese fast radio burst). Si tratta di lampi invisibili che ci arrivano da ogni angolo dello spazio e lampeggiano per qualche millisecondo con una luminosità paragonabile a quella di intere galassie. Gli astronomi non ne conoscono l’origine, ma sanno che per raggiungerci possono viaggiare milioni o addirittura miliardi di anni. Nello scorso decennio ne hanno intercettati un centinaio.

angelo monne

Mentre li stava monitorando con un radiotelescopio nella provincia della British Columbia, Li ha notato l’insolito andamento di una particolare fonte di lampi radio veloci, con quattro giorni di attività seguiti da dodici di silenzio. Chiamati 180916.J0158+65, questi frb sono i primi a mostrare una cadenza così regolare. La sorgente è una galassia a spirale che si trova a 500 milioni di anni luce dalla Terra.

Questa affascinante scoperta si aggiunge alle informazioni sempre più numerose sui lampi, che all’inizio furono considerati fenomeni casuali. Gli astronomi li rilevarono per la prima volta nel 2007, per caso, nascosti tra i dati d’archivio di un telescopio in Australia. All’epoca ipotizzarono che il segnale fosse stato prodotto dal telescopio stesso, in un gioco di luci. E invece segnali simili cominciarono a moltiplicarsi, rilevati da altri telescopi.

A quel punto gli astronomi capirono di aver intercettato un fenomeno reale, ma pensavano che si trattasse di eventi unici. I lampi erano così intensi, dopo aver attraversato distanze insondabili nello spazio, che qualunque cosa li avesse prodotti non poteva essere sopravvissuta al cataclisma. Ma poi rilevarono fonti di frb in grado di emettere segnali multipli, in alcuni casi più volte al minuto.

Quando sono risaliti per la prima volta a una galassia madre, era piccola e vivace e le stelle nascevano con una velocità cento volte superiore rispetto alla nostra Via Lattea, quindi hanno pensato che tutti gli frb provenissero da ambienti di quel tipo. Poco dopo, però, hanno scoperto che alcuni avevano origine anche in galassie più grandi e mature.

Ritmi diversi

“Ogni volta che la comunità scientifica formula un’ipotesi sugli frb, una nuova osservazione la smentisce”, dice Kaitlyn Shin, specializzanda in astrofisica al Massachusetts institute of technology (Mit), che fa parte dell’équipe della scoperta. “Ora le nuove teorie dovranno tener conto di questa periodicità”. E non solo di quella dei lampi di Shin e Li: a giugno un altro gruppo di ricercatori ha rilevato segnali con un ciclo più lungo, con 90 giorni di attività seguiti da 67 di riposo. Sicuramente altre fonti di frb seguono ritmi diversi, ma i telescopi non le hanno osservate abbastanza a lungo da individuarli.

Non è ancora chiaro quali oggetti spaziali producono i lampi, ma ci sono alcuni indizi. Il più importante risale ad appena due mesi fa, quando l’osservatorio in cui lavora Li ha registrato un evento simile nella nostra galassia. Il lampo proveniva da una magnetar, una stella di neutroni con un enorme campo magnetico, residuo del nucleo in fase di decadimento. Per una volta gli astronomi non sono rimasti del tutto sorpresi. Al momento, infatti, le magnetar sono in cima alla lista dei possibili generatori degli frb.

Gli astronomi hanno formulato alcune teorie per spiegare i ritmi regolari. Forse, per il modo in cui la fonte ruota e vibra, la luce punta verso la Terra solo per quattro giorni su sedici, e quindi dalla nostra prospettiva sembrano lampi periodici. Oppure potrebbe trattarsi di due oggetti – una pulsar che gira intorno a un’altra pulsar o addirittura intorno a un buco nero – uniti in un’orbita che ne schiaccia uno in modo da farlo brillare mentre ruota. O ancora, l’oggetto potrebbe trovarsi vicino a una nube di gas interstellare che, al passaggio, ne amplifica le emissioni radio, come una lente d’ingrandimento cosmica. ◆ sdf

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Questo articolo è uscito sul numero 1365 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati