Gli uomini d’affari cinesi erano arrivati nella campagna belga a bordo di lussuose auto sportive insieme a interpreti e borse piene di soldi. Quando avevano parcheggiato davanti alla sua piccola fattoria in mattoni, Tom Van Gaver aveva capito perché avevano attraversato il mondo per incontrarlo.

Volevano i suoi piccioni.

Van Gaver, 38 anni, alleva piccioni viaggiatori da quando ne aveva cinque. È una passione che ha ereditato dal padre, che a sua volta l’ha ereditata dal bisnonno. I piccioni riescono a ritrovare la strada di casa anche a centinaia di chilometri di distanza, volando a 80 chilometri orari. Gli uccelli di Van Gaver, che partecipano alle gare nazionali, sono tra i migliori del Belgio.

Per un secolo gli allevatori di piccioni, o colombi, da competizione sono stati per lo più contadini fiamminghi che investivano in questo hobby più di quanto ne ricavassero. Van Gaver, con i capelli biondi sulla fronte e delle piume sempre sparse sul cappuccio, lavorava alla stazione di polizia della zona. Dopo un infortunio calcistico e una rottura sentimentale (ha chiamato uno dei suoi piccioni migliori con il nome della sua ex) aveva più tempo libero. La sua passione era un modo per riempire i weekend. L’idea che potesse essere redditizia sembrava assurda.

Poi i cinesi hanno scoperto le gare di piccioni. Hanno capito che le razze più raffinate si trovavano nelle campagne belghe. E alcune delle migliori erano nel cortile di Van Gaver.

Intorno al 2019 alcuni ricchi industriali cinesi avevano cominciato a spendere milioni di dollari in piccioni belgi. Quell’anno un uccello di nome Armando era stato venduto per 1,4 milioni di euro a un’asta vicino a Bruxelles. Nel 2020 un altro di nome New Kim era stato venduto per 1,9 milioni di dollari. Le gare di piccioni nelle principali città cinesi sono diventate il simbolo del boom economico del paese, con montepremi che superavano i cento milioni di dollari, più ricchi di quelli della maggior parte dei principali sport mondiali.

All’improvviso un piccione di Van Gaver era diventato molto ricercato dall’élite cinese. Gli acquirenti si presentavano a casa sua diverse volte alla settimana. Sapevano i nomi dei piccioni che volevano. La loro prima scelta era quasi sempre lo stesso uccello: Finn.

Finn era alto 28 centimetri e pesava circa mezzo chilo, aveva una macchia grigia intorno al becco e macchie nere sulle ali. Era, in breve, un piccione come gli altri. Però era incredibilmente veloce. A due anni aveva già vinto diversi campionati nazionali e provinciali. Van Gaver, raggiante, considerava Finn una specie di figlio. “La Gioconda del mondo dei piccioni”, diceva.

Gli acquirenti cinesi erano pronti a sborsare somme ingenti, sempre più alte. Ma Finn, dice Van Gaver, non era in vendita. “Pensavano di farmi cambiare idea se mi avessero offerto abbastanza soldi”, dice Van Gaver. “Ma non è così che lavoro”.

Aveva provato a sviare gli acquirenti verso la prole di Finn, guadagnando diverse migliaia di euro per ogni giovane esemplare. Aveva comprato una Land Rover, appeso una foto di Finn grande quanto un cartellone pubblicitario alla parete e aperto un’attività chiamata Tvg Pigeons con lo slogan: “Lascia che i tuoi sogni di vittoria prendano il volo”.

E le cose avrebbero potuto continuare così. Solo che una notte di novembre del 2024, due uomini mascherati hanno sfondato il recinto dei vicini di Van Gaver e si sono intrufolati in casa sua. Sono saliti sulla sua piccionaia, hanno fatto un buco nel tetto e sono scesi all’interno. Un terzo uomo li aspettava in un’auto per la fuga.

Una telecamera di sicurezza ha ripreso il furto. I ladri hanno ispezionato ogni piccione, apparentemente alla ricerca di un esemplare in particolare. Poi hanno infilato in alcuni sacchi gli uccelli che sbattevano le ali.

È stato uno dei numerosi furti di piccioni che hanno colpito Belgio e Paesi Bassi nel 2024 e nel 2025. Sono state saccheggiate decine di piccionaie e rapiti centinaia di uccelli. “Una vera crisi”, ha dichiarato l’associazione belga dei colombofili in un avviso ai suoi iscritti.

“La mafia dei piccioni sembra implacabile”, ha scritto Jan de Wijs sul suo blog Pigeon boss. “Queste bande organizzate non considerano il nostro amato sport come una passione, ma come un business. Prendono di mira i piccioni più grandi che possono essere venduti all’estero per cifre astronomiche”.

Quando Van Gaver ha controllato la sua soffitta la mattina del 22 novembre ha visto che era stata forzata. La porta era bloccata e ha dovuto usare un cacciavite per aprirla.

Poi ha guardato la gabbia di Finn e ha sussultato. Era vuota.

Un mare di soldi

Come tutti nel mondo degli appassionati di piccioni in Belgio, anche Van Gaver conosceva Maggie Liu, un’affascinante giovane donna cinese di buona famiglia che ha studiato tra Pechino, Parigi e Los Angeles ed è diventata una delle principali intermediarie tra Belgio e Cina. “Sarebbe meglio dire influencer”, chiarisce Liu. Ha studiato equitazione a livello agonistico, ma nel 2019 un amico che sapeva dei suoi contatti in Europa le aveva parlato del successo delle gare dei piccioni tra le élite cinesi. “Mi ha detto: ‘Perché non cominci a postare sui social media notizie sui piccioni?’”, ricorda.

 Liu ha cominciato a tradurre in mandarino le notizie sui piccioni belgi e i risultati delle aste su piattaforme social come Kuaishou, pubblicando con lo pseudonimo “Piccola principessa del mondo dei piccioni”. Raccontava le performance di allevatori di punta come Van Gaver, rendendoli famosi. Nel giro di pochi mesi i suoi follower sono diventati decine di migliaia.

Poi ha cominciato a visitare le piccionaie belghe e a girare video degli uccelli, sollevandone le ali e descrivendone la struttura ossea. Le offerte dalla Cina continuavano ad arrivare. Improvvisamente, Liu si è ritrovata a fare da mediatrice.

Alla fiera di Fugare. Courtrai, Belgio, 15 febbraio 2025 (Chloe Sharrock, The Washington Post)

Alcuni cinesi – proprietari di aziende edili e farmaceutiche, porti e fabbriche – hanno acquistato case in Belgio dove lasciare i loro piccioni a riprodursi. Altri li hanno nascosti in luoghi segreti della campagna belga. Alcuni hanno assunto delle persone del posto come custodi. Altri ancora insistevano affinché Liu acquistasse uccelli come Finn, che non erano in vendita.

Queste attività sono una finestra sul potere che l’élite cinese detiene ormai in tutta Europa e sulle proprietà che ha accumulato, dagli immobili parigini alle squadre di calcio italiane, fino ai migliori piccioni del continente. Nel 2000 l’economia cinese era più piccola di quella italiana; nel 2018 era più grande di quella dell’intera Unione europea.

Tornata in Cina Liu è stata invitata alle più importanti gare tra piccioni del paese come ospite speciale e banditrice d’asta. Ha partecipato ad alcune gare con i suoi piccioni e nonostante una performance mediocre ha vinto una Mercedes-Benz. Ai premi in denaro distribuiti ai vincitori con assegni di importo ridicolmente elevato si aggiungono i milioni in scommesse sui singoli uccelli. I concorrenti posano tenendo in mano vassoi pieni di denaro.

Account sui social media come quello di Liu sono diventati la prova degli eccessi di questo sport: un club a 320 chilometri a sud di Pechino ospita i propri piccioni in un castello che ricorda Buckingham palace. Un altro, il Tangshan sunshine pigeon village, è composto da una serie di ville a ovest di Pechino con una piscina coperta e una pista di atterraggio per elicotteri. Agli addestratori di piccioni è stato assegnato un alloggio per le loro famiglie accanto agli uccelli, per garantire assistenza 24 ore su 24. Quando Liu pubblicava i video di quelle sfarzose colombaie, le reazioni erano un misto di invidia e sconcerto. Alcune erano occupate dai discendenti di Finn o dei suoi fratelli: Little Finn, Crazy Finn, Supreme Finn, Hot Finn.

Mentre gli affari di Liu prosperavano, anche Van Gaver era diventato famoso in Cina. Quando ci andava era contattato da allevatori che volevano una sua foto. “Dicevano: ‘Finn! Sei il proprietario di Finn!’”, ricorda lui.

La corsa all’oro dei piccioni è stata piena di opportunità per arricchirsi. La più grande casa d’aste di piccioni del Belgio aveva aperto una sede a Pechino. Gli allevatori di uccelli da competizione fiamminghi avevano cominciato a setacciare le università locali alla ricerca di studenti cinesi che potessero lavorare come interpreti. La pubblicazione di un libro illustrato con foto di famosi piccioni belgi aveva fatto scalpore in una fiera a Lang Fang, con i visitatori che se ne contendevano le copie.

Ma c’erano già i primi segnali che le gare stessero entrando in rotta di collisione con il Partito comunista cinese. Il governo guidato da Xi Jinping ha cominciato a reprimere le ostentazioni di ricchezza e il gioco d’azzardo illegale. Quelle gare si collocavano a cavallo di entrambi.

Dal 2023 il ministero della pubblica sicurezza cinese ha cominciato a perseguire le scommesse illegali sui piccioni. Nel settembre 2024 Ding Tao, che dirige l’associazione allevatori di piccioni di Teng­zhou, una città a circa 560 chilometri da Pechino, ha redarguito i suoi colleghi per aver intrapreso “attività illegali a scopo di lucro”. Non è stato possibile contattarlo per un commento.

Quest’anno, poi, il più grande circolo di allevatori del paese, il Tianjin pioneer club della Cina nordorientale, è stato coinvolto in un grave caso di appropriazione indebita. I suoi soci hanno accusato un azionista del club, He Bin, di aver rubato milioni di dollari che avrebbero dovuto essere destinati ai vincitori delle gare. I mezzi d’informazione statali hanno trattato il caso come un esempio di corruzione e furto che andavano estirpati dalla cultura cinese. He Bin ha negato le accuse. Né lui né il Pioneer club né il ministero della pubblica sicurezza cinese hanno risposto alle richieste di commento.

L’unico modo per eccellere in questo sport era comprare i campioni e la loro prole. Ma il prezzo era ormai proibitivo

La China racing pigeon association ha cominciato a sospendere le gare e lo sport ha iniziato a diventare clandestino. L’epoca degli imprenditori cinesi che si vantavano di acquistare piccioni da milioni di euro era finita. Adesso, chiunque volesse piccioni da competizione belgi avrebbe dovuto importarli di nascosto. L’associazione degli allevatori non ha risposto alle richieste di commento. Il lavoro di Liu ha risentito della repressione governativa. I contratti sono diminuiti e lo stesso è successo con le richieste di mettere in mostra lo sfarzo e il glamour dello sport. Poi ha cominciato a sentir parlare dei furti.

Ritorno a casa

Nessuno sa come i piccioni trovino la strada di casa. Fin dall’antico Egitto questi uccelli, che possono vivere fino a vent’anni, sono stati usati per trasportare messaggi urgenti: sulle piene del Nilo, sullo schieramento delle truppe, sul prezzo del grano. Quando è stata fondata, l’agenzia di stampa Reuters usava i piccioni viaggiatori. Durante la guerra fredda la Cia gli attaccava delle pettorine con telecamere e li usava per attività di spionaggio in tutta l’Unione Sovietica. I narcotrafficanti li hanno usati per trasportare piccole quantità di eroina.

Ma gli ornitologi non riescono ancora a stabilire come fanno questi uccelli a orientarsi. Usano punti di riferimento visivi o suoni ad alta frequenza? Due zoologi dell’università di Oxford ritengono che i piccioni trasmettano informazioni di orientamento di generazione in generazione: “Una forma di intelligenza collettiva”, hanno scritto.

Per settimane dopo il furto Van Gaver ha aspettato di vedere se i suoi piccioni sarebbero tornati a casa. Aveva le sue idee su come avrebbero potuto fare. Forse i ladri avrebbero perso momentaneamente il controllo dei piccioni rubati mentre si spostavano tra i nascondigli. Se i suoi avessero visto un raggio di sole, sarebbero tornati di corsa da lui. Nelle giornate limpide, scrutava il cielo intorno a casa sua, in cerca di Finn.

Visto il suo lavoro presso la polizia locale, altre vittime gli hanno chiesto se poteva sollecitare le autorità a indagare. C’era Luc Vervoort, svegliato dal suo cane mentre i ladri scappavano con 14 piccioni. C’era Jos Cools, 79 anni, falegname in pensione e proprietario di una colombaia di fama mondiale, che aveva perso diversi uccelli una notte di dicembre. C’era Luc Odeurs, un insegnante di liceo a cui erano stati rubati 32 piccioni, tra cui un vincitore della prestigiosa gara internazionale di Barcellona, uno dei principali eventi di colombofilia d’Europa.

Gli uomini si scambiavano le loro teorie su chi fossero i mandanti dei furti. Alcuni erano certi di aver notato figure sospette aggirarsi intorno alle loro colombaie nelle settimane precedenti le incursioni. Altri avevano visto droni volare sopra la loro testa. C’erano acquirenti che, pensandoci a posteriori, si erano comportati in modo strano. Uno ricordava un uomo che scattava foto di nascosto alla recinzione mentre andava verso il bagno.

Dopo ogni furto la polizia locale è arrivata sulla scena del crimine, ha interrogato le vittime, scattato fotografie e rilevato le impronte digitali. Ma non sembrava seriamente interessata a risolvere i casi. Van Gaver ha scritto un’email alla polizia per spiegare il valore inestimabile degli uccelli, diventati beni di consumo globali. “Con la mia ultima asta online di 24 giovani uccelli ho incassato 338mila euro”, ha scritto Van Gaver.

 Ma la polizia non sembrava interessata. “Per loro sono solo piccioni”, dice.

 Questa inerzia ha spinto Van Gaver e le altre vittime dei furti a condurre le proprie indagini dilettantesche, esaminando i precedenti furti di piccioni che avrebbero potuto far luce sulla recente ondata di incursioni con scasso.

L’agenzia di stampa Reuters usava i piccioni viaggiatori. Durante la guerra fredda la Cia li impiegava per attività di spionaggio

 C’erano gli uccelli dei soci di un club belga rubati da un rivale. C’erano i cento piccioni rubati da ladri lituani nei Paesi Bassi, per un valore di 230mila euro, che secondo i procuratori olandesi erano stati portati in Germania. C’era il caso dei ladri cinesi che avevano reciso le zampe a 14 piccioni appartenenti a un famoso allevatore belga, rubando i loro anelli di identificazione. “Devono solo adattare gli anelli rubati a un uccello che vale una frazione del valore originale, e poi spacciarlo per un asso”, ha affermato all’epoca Pierre De Rijst,il presidente della Fédération royale de colombophiles belges.

Per settimane non c’erano stati più furti. Poi un giorno, Cools, il falegname in pensione di 79 anni, ha notato una femmina appollaiata sul tetto della sua colombaia. Era uno degli uccelli rubati. A quanto pare era sfuggita ai ladri e tornata a casa grazie al misterioso talento che permette ai piccioni di solcare cieli sconosciuti.

 Cools ha guardato l’uccello, i cui occhi guizzavano qui e là nel colombaio, e si è chiesto cosa gli avrebbe detto se avesse potuto parlare.

Un affare interno?

Nel 2025 la mostra di Fugare, la più grande fiera d’Europa dedicata ai piccioni, si è svolta come sempre alla metà di febbraio, mentre il mondo degli allevatori era in difficoltà a causa dell’ondata di furti. Il parcheggio era pieno di auto con adesivi raffiguranti piccioni.

Un’azienda specializzata nella sicurezza dei piccioni aveva allestito il suo stand vicino all’ingresso del centro congressi, a un’ora da Bruxelles, per vendere sistemi di allarme e telecamere. La ditta aveva progettato da poco un sistema da 1,6 milioni di euro. La domanda era elevata. “Questi piccioni valgono più dei cavalli”, dice Jo Desomviele, il proprietario dell’azienda. “È pazzesco”.

Gli allevatori si erano riuniti per bere una birra e parlare dei pericoli che minacciavano il loro sport. Cools e Van Gaver stavano raccogliendo una raffica di lamentele. Immagini in formato poster di piccioni famosi erano allineate sulle pareti, con i loro nomi in caratteri inglesi e cinesi: Porsche 911, Super Ace Gerard, Crazy Fighter. Una casa d’aste pubblicizzava le sue offerte: “Piccioni dal paradiso disponibili sulla Terra”. Un gruppo di broker cinesi, armati di selfie stick, trasmetteva l’evento in diretta streaming per i suoi clienti in patria.

Tra le vittime cresceva il sospetto che i ladri provenissero dal mondo degli allevatori, che magari erano da qualche parte nell’area espositiva, in ricognizione. Ma anche se i piccioni fossero stati spediti in Cina, ipotizzavano, era improbabile che i ladri fossero cinesi. Pochi giorni dopo la mostra di Fugare i sospetti sono aumentati. C’era stato un altro tentativo di furto nella colombaia di André Leideman, che da anni respingeva le offerte di appassionati cinesi per il suo miglior piccione, Goed Grijs. “Avevamo già deciso di non vendere quell’uccello per nessuna cifra”, dice.

 L’interesse era stato tale da spingere Leideman, molti anni fa, a installare un sofisticato sistema di sicurezza. L’allarme è scattato alle dieci di sera del 22 febbraio. I ladri sono stati ripresi dalle telecamere mentre scappavano dalla piccionaia dopo aver tagliato la recinzione. Le loro borse erano vuote.

Leideman sapeva perché i ladri avevano scelto proprio quella notte: era la sera dell’annuale Gouden Duif, la festa del piccione d’oro, l’evento sociale più importante della comunità belga dei colombofili. I più grandi appassionati di piccioni sapevano che Leideman sarebbe stato lì e non a casa.

“C’è una talpa”, ha detto Leideman. “Qualcuno dà il via libera”.

Operazione komkomkom

All’inizio di gennaio l’investigatrice della polizia era seduta sul suo divano e guardava il telegiornale della sera. Sullo schermo scorreva un servizio su un furto di piccioni in zona. “Nel loro insieme, quelli rubati valgono circa centomila euro”, stava dicendo il giornalista.

C’era stato qualcosa nella natura del furto – la specificità e il valore sconvolgente degli uccelli – che aveva catturato la sua attenzione. Guida un’unità di polizia specializzata in furti di alto profilo e ha chiesto di non rivelare la sua identità perché lavora sotto copertura. Aveva notato uno schema ricorrente nei sospettati, che di solito erano gruppi criminali organizzati. “Sentendo il caso dei piccioni, ho pensato: ‘Dovremmo indagare’”.

 Lo ha detto al suo capo alla stazione di polizia, un edificio in mattoni nella città fiamminga di Hasselt, ma lui non è rimasto affatto incuriosito e le ha risposto: “Piccioni? Non ci penso proprio”.

Ma settimane dopo c’è stata un’altra serie di furti. La polizia locale l’ha riferito alla polizia federale. L’investigatrice ha ricevuto un messaggio dallo stesso capo che aveva respinto la sua richiesta iniziale: “Mi sa che dovremmo indagare su questi furti di piccioni”.

L’agente ha scrollato le spalle e aperto un fascicolo, intitolandolo con l’espressione usata dagli allevatori di piccioni fiamminghi per chiamare i loro uccelli: “Operazione komkomkom”. Lei e i suoi colleghi hanno esaminato i filmati delle telecamere di sorveglianza nei luoghi dei furti. Hanno confrontato i tabulati dei telefoni per scoprire chi era presente al momento e nei luoghi dei furti. All’inizio alcuni agenti non hanno preso sul serio quei reati. Facevano giochi di parole e battute sui piccioni.

“Normalmente combattiamo contro organizzazioni internazionali che trafficano cocaina o si sparano a vicenda. All’inizio ci siamo chiesti se avremmo dovuto davvero occuparcene”, dice Tom Vandersteen, il direttore operativo della stazione di polizia. Ma l’investigatrice incaricata dell’indagine ormai era ossessionata. Aveva capito quanto gli allevatori erano emotivamente legati ai loro uccelli scomparsi. E si è immersa nella ricerca. “Mio marito ha dovuto dirmi di smettere di parlare di piccioni a casa”, racconta.

Negli ultimi anni la sua unità si era occupata di rapine pianificate da bande con base nell’Europa orientale, principalmente in Romania, Bulgaria e Polonia. Poiché questi paesi fanno parte dell’Unione europea era facile per i ladri entrare in Belgio, commettere reati e tornare rapidamente a casa, affermano gli agenti. La refurtiva veniva spesso rivenduta in tutto il mondo. La polizia europea (Europol) li definisce “gruppi itineranti della criminalità organizzata”.

In Belgio spesso i ladri si concentravano su beni specifici, spiega la polizia: una banda rubava solo biciclette da corsa, un’altra le gru edili, un’altra ancora aveva rubato decine di costosissime trombe.

Piccioni in volo sopra l’azienda di Van Gaver. Moortsele, Belgio, febbraio 2025 (Chloe Sharrock, The Washington Post)

Gli investigatori sapevano che la domanda cinese aveva portato all’impennata del valore dei piccioni. Sembrava possibile che i gruppi criminali organizzati europei prendessero di mira gli uccelli per rivenderli sul mercato nero in Asia, aggirando così il controllo del governo cinese. Avrebbero anche avuto accesso a piccioni come Finn che gli allevatori si erano rifiutati di vendere.

La polizia belga ha esaminato i filmati di sorveglianza della colombaia di Van Gaver e creato un database sui furti di piccioni raccogliendo informazioni dalle varie unità di polizia del paese. Ha affisso sul muro della stazione una mappa con puntine che segnalano dove erano avvenuti i furti. Ne ha contati almeno 14, ma sapendo che probabilmente ce n’erano stati di più. Ha stimato il valore totale del bottino a 2,5 milioni di euro. Dopo due mesi di lavoro ha cominciato a concentrarsi su un gruppo di sospettati. Ma gli agenti volevano sapere chi aveva indirizzato i ladri verso alcuni dei piccioni più famosi del mondo.

Il cerchio si stringe

La casa gialla a due piani in Harmony street aveva appena lo spazio necessario per una piccola piccionaia in giardino. Era lì che Doru Ionica, 45 anni, teneva i suoi piccioni poco performanti.

Ionica, mascella squadrata e capelli a spazzola, si era trasferito diversi anni prima dalla Romania nel comune belga di Vilvoorde, dove si era sistemato con la moglie e i cinque figli. Era nel centro geografico del mondo della colombofilia. Aveva cominciato a partecipare alle gare di zona con scarso successo. Sua moglie serviva da bere alle cerimonie di premiazione, anche se Ionica raramente vinceva qualcosa. Il suo sogno, diceva ai soci del circolo locale di appassionati, era di ottenere buoni risultati all’Internazionale di Barcellona. Ma quando l’anno prima si era iscritto alla gara nessuno dei suoi uccelli era arrivato tra i primi mille.

Era una difficoltà con cui si scontrava la maggior parte degli allevatori alle prime armi. L’unico modo per eccellere in questo sport era comprare i campioni e la loro prole. Ma il prezzo era ormai proibitivo. La colombaia di Ionica, piena di uccelli anonimi, era un esempio lampante di quanto fosse diventato difficile arrivare ai livelli più alti della colombofilia sulla scia del boom cinese.

E poi una mattina di fine marzo 2025, prima dell’alba, una decina di agenti di polizia ha circondato la casa gialla di Harmony street. Dopo settimane di sorveglianza e intercettazioni telefoniche, gli investigatori credevano che Ionica facesse parte della banda responsabile dei furti di piccioni.

L’uomo stava dormendo. Gli agenti gli hanno mostrato il mandato di perquisizione e si sono diretti verso la piccola colombaia. C’erano circa settanta piccioni che svolazzavano dentro e fuori. Gli agenti hanno notato una gabbia separata, chiusa a chiave, con 17 piccioni all’interno. Inizialmente Ionica ha detto che erano suoi. Ma gli agenti hanno subito capito che la gabbia era chiusa per un motivo: quegli uccelli erano stati rubati.

 La polizia ha arrestato Ionica con l’accusa di furto e di appartenere alla criminalità organizzata. Ha sequestrato telefoni e computer portatili e scoperto che i ladri avevano cercato online gli uccelli vincitori di gare importanti. Per esempio, avevano cercato su Google: “Vincitori della gara internazionale di Barcellona”. Una volta trovato il nome dei campioni, non era stato difficile rintracciare gli indirizzi dei loro proprietari, riportati sui siti specializzati.

La polizia ha scoperto che altri piccioni erano stati portati in Romania. Ionica aveva chiesto ai suoi genitori di prendersi cura di loro, e li aveva chiamati più volte da Vilvoorde per controllare le condizioni degli uccelli. “Ti stai prendendo cura dei piccioni, vero?”, aveva chiesto su una linea intercettata.

Alla fine di aprile, seguendo le tracce di Ionica, gli agenti belgi sono volati a Bucarest dove hanno incontrato i loro colleghi romeni dell’unità antiterrorismo e criminalità organizzata. I poliziotti romeni conoscevano Ionica per dei furti che aveva commesso anni prima in Francia e che avevano portato al suo rimpatrio. Tramite il suo avvocato, Ionica ha rifiutato di rilasciare dichiarazioni.

La polizia ha attraversato la Romania occidentale per raggiungere la zona di Breznița-Ocol, una zona al confine con la Serbia dove operano molti contrabbandieri. La regione ha un’altra caratteristica degna di nota: i residenti, sindaco compreso, sono appassionati di gare di piccioni. Quasi ogni famiglia ha una piccionaia in giardino.

Gli agenti si sono fermati davanti a una casa gialla di recente costruzione con il tetto a guglia nero. Era la casa dei genitori di Ionica. Hanno esibito un mandato di perquisizione e interrogato la coppia. Ma non c’era traccia dei piccioni. Secondo le autorità romene, dal carcere Ionica aveva dato istruzioni ai genitori di nascondere gli uccelli. I belgi, frustrati, sono tornati all’aeroporto. Ma prima d’imbarcarsi per Bruxelles hanno ricevuto la chiamata di un poliziotto romeno. La sua unità aveva fermato un’auto vicino al villaggio di Magheru. A bordo c’erano 69 piccioni. E alla guida c’era la nipote di Ionica. Un agente aveva fissato gli uccelli, incantato. “Erano bellissimi”, aveva detto. Alla notizia gli agenti belgi si sono dati il cinque nel terminal dell’aeroporto.

I piccioni recuperati sono stati portati in una colombaia gestita dall’associazione belga degli allevatori alla periferia di Bruxelles. I loro anelli identificativi erano stati tagliati. La polizia ha programmato test del dna per confermare quali uccelli fossero stati registrati e con quali proprietari. Le vittime dei furti sono state invitate a verificare se erano in grado di identificare i propri.

Van Gaver è arrivato una mattina, con il cuore che gli batteva forte. A quel punto la protezione dei suoi uccelli era diventata un’ossessione e aveva dotato la sua colombaia di recinzioni elettriche e sensori. Ha passato in rassegna le gabbie, ognuna con un singolo piccione recuperato. C’erano due dei suoi giovani uccelli, nipoti di Finn. Li ha riconosciuti dal disegno sulle ali. Ma di Finn non c’era traccia. Ha messo i giovani sul suo furgone e li ha riportati a casa. “Mi ricordavano il loro nonno”, dice.

Centinaia di uccelli risultano ancora scomparsi. Due sospettati sono latitanti. I furti si sono diffusi in tutta Europa: ad aprile nove piccioni viaggiatori sono stati rubati nella Germania orientale. A fine agosto un altro furto è avvenuto nel sud della Spagna, dove sono stati rubati tre uccelli per un valore di quasi duecentomila euro. Come in Belgio, i ladri hanno preso di mira solo i migliori esemplari da competizione.

Van Gaver spera che la polizia riesca a ottenere maggiori informazioni da Ionica o dagli altri due uomini attualmente in custodia, magari offrendo pene più leggere se rivelano dove si trovano i piccioni rubati. Polizia e allevatori ipotizzano che siano già stati venduti sul mercato nero in Cina o altrove. “I ladri sanno dove sono”, dice Van Gaver. “Forse un giorno parleranno.”

Secondo gli investigatori probabilmente ci sarà un solo modo per ricongiungere i piccioni ai loro allevatori: aprire le gabbie e sperare che gli uccelli ricordino ancora come tornare a casa. ◆ bt

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Questo articolo è uscito sul numero 1634 di Internazionale, a pagina 58. Compra questo numero | Abbonati