La sera del 5 novembre Arian Moayed e Carla Gugino, due attori di teatro di grande esperienza, sono saliti sul palco senza sapere quasi nulla dello spettacolo in cui stavano per recitare. Non conoscevano i personaggi né la trama, e nemmeno le battute che pochi istanti dopo gli sarebbero state suggerire attraverso gli auricolari.

Gugino ha chiesto un indizio al regista, Ben Kidd: magari, almeno, avrebbe potuto dirle dove era ambientata la storia. “È molto più divertente se non lo sai”, le ha risposto Kidd.

La trama di Good sex è venuta fuori un po’ per volta, per il pubblico e anche per Gugino e Moayed, che hanno interpretato due ex amanti che si ritrovano nell’appartamento dove s’incontravano e dove ripercorrono la loro intimità mentre cercano di resistere alla spinta verso un’inevitabile “ricaduta”.

Le istruzioni di scena le hanno ricevute attraverso degli auricolari: “Guardalo, siediti sul divano, e… bacio!”.

Dall’Europa a Brooklyn

Moayed e Gugino hanno deciso di partecipare a un esperimento concepito da Dead Center, una compagnia teatrale di Dublino che ha portato in scena lo spettacolo in Irlanda, nei Paesi Bassi, in Germania e in Belgio. Per la prima di _Good sex _negli Stati Uniti, in tutte e quattro le repliche alla Powerhouse Arts di Brooklyn, gli attori principali saranno diversi. Lo spettacolo regalerà al pubblico newyorchese una finestra voyeuristica sul modo in cui due interpreti affrontano le scene di sesso e cercano di comprendere in tempo reale lo spettacolo che stanno recitando.

Gli attori che hanno accettato la parte hanno evidentemente un certo gusto per il rischio. Il 6 novembre Elliot Page è salito sul palco insieme a John Cameron Mitchell, il 7 novembre è toccato alla coppia formata da Constance Wu e Morgan Spector e per finire, l’8 novembre è stato il turno di Chris Perfetti e Brandon Flynn.

Inserito nel programma del nuovo festival Powerhouse: International, Good sex è allestito in una ex centrale elettrica lungo il Gowanus canal, che dopo avere accolto squatter e rave clandestini è diventata un centro delle arti.

A manovrare tutto, dietro le quinte, ci sono i direttori artistici di Dead Center, Ben Kidd e Bush Moukarzel, amanti dei meccanismi teatrali non convenzionali. In uno dei loro spettacoli precedenti, sulla figura di Sigmund Freud, uno spettatore era chiamato a raccontare sul palco un suo sogno, che poi veniva interpretato.

Una rappresentazione di Good sex a Dublino nel 2022 (Ste Murray)

In _Good sex _c’è un altro artificio: i due ex amanti sono guidati da un terzo personaggio, una coordinatrice di intimità (interpretata da Liv O’Donoghue) che impartisce istruzioni con entusiasmo e senso dell’umorismo. “Magari usa le mani un po’ di più”. “Forse potresti immaginare di essere un polpo”.

Lo spettacolo è stato ideato nel 2019, quando i coordinatori d’intimità, oggi imprescindibili, erano sempre più richiesti a causa delle accuse di abusi sessuali nel mondo dell’intrattenimento.

Durante le prove Kidd e Moukarzel hanno sempre cambiato gli attori dopo alcuni giorni, scritturando soprattutto ragazzi appena diplomati all’accademia teatrale. Good sex è andato in scena per la prima volta in occasione del Dublin theatre festival del 2022.

“Fin dall’inizio ho capito che avremmo chiesto uno sforzo enorme agli attori”, racconta Emilie Pine, autrice e insegnante di recitazione che ha partecipato alla creazione della sceneggiatura. “Avrebbero lavorato in un modo completamente nuovo per loro”.

La dinamica dello spettacolo si presta a insolite sviste durante le rappresentazioni. Nel corso di quelle europee, per esempio, è capitato che gli attori urtassero oggetti di scena, imprecassero per aver sbagliato le battute e uscissero involontariamente dal personaggio.

Ma secondo Kidd è impossibile commettere errori in uno spettacolo che non è mai stato provato. Il regista è convinto che gli interpreti lo trovino liberatorio. “Lo spettacolo gli permette di salire sul palco impreparati, senza sapere cosa accadrà, per questo sono coinvolti più direttamente e sono anche lasciati liberi d’improvvisare, godendosi un po’ di mancanza di sicurezza”, spiega. “Good sex è un piccolo dispositivo pensato per far divertire gli attori”.

Subito in scena

Sia Moayed sia Gugino hanno accettato immediatamente la parte, senza preoccuparsi delle incertezze. “Quando hai lavorato in teatri infestati dai topi, recitando in nove per un pubblico composto da due persone, niente può più sorprenderti”, spiega Moayed che oggi è un attore affermato fra teatro e serie tv come Succession _e _Nobody wants this.

Gugino, navigata interprete di teatro, cinema e tv, racconta di essere stata scritturata all’ultimo momento, dopo che un’altra attrice si era tirata indietro. Il pomeriggio della rappresentazione i due attori sono arrivati in teatro e si sono incontrati per la prima volta. Senza aver ricevuto anticipazioni sulla trama, Gugino e Moayed hanno parlato con il coordinatore d’intimità (un’altra persona rispetto all’attrice che interpreta quel ruolo nello spettacolo) e hanno concordato la coreografia sessuale da mettere in scena. Quindi hanno stabilito nel dettaglio ciò che erano disposti a fare sul palco.

Sipario! Sul palco, in una cabina di plexi­glas insonorizzata ci sono Alexandra Conlon e Barry McKiernan, due attori che partecipano a tutte le rappresentazioni. Sono loro a trasmettere le istruzioni ai protagonisti attraverso gli auricolari.

Moayed e Gugino avevano il difficile compito di andare oltre la recitazione meccanica e trovare profondità emotive sul momento. “In parte è stato facile, perché mi sono limitato a guardare Carla negli occhi”, ha spiegato Moayed dopo lo spettacolo, confessando di aver detto a se stesso: “Mi limiterò a rispondere a quello che mi arriva, non può esserci una risposta sbagliata”.

I contrattempi non sono mancati. All’inizio dello spettacolo sia Gugino sia Moayed hanno “recitato” quelle che in realtà erano istruzioni di scena, perché stavano ancora cercando di abituarsi alle voci negli auricolari. Ma in generale sono riusciti a non confondersi troppo nonostante la raffica di istruzioni come “ballate”, “versatevi il vino”, “andate sotto le coperte”, “abbracciatevi con imbarazzo”, “guardatevi negli occhi con amore”. A tratti i due attori sono sembrati marionette controllate dal regista, ma Gugino ha sentito qualcosa di più profondo. “Se avessi avuto l’impressione di essere sballottata da una parte e dall’altra e basta, credo che avrei sentito una certa estraneità”, spiega. “E invece, in qualche modo, quello che facevamo mi ha coinvolto intensamente”. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1640 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati