Nel 1978 il regista Alberto Grifi realizza un mediometraggio per la Rai dal titolo Dinni e la normalina, che per anni non verrà mandato in onda. Del flusso artistico di quel lavoro, però, rimane una serie di appunti su come la comunicazione, se non è governata con un’ottica da servizio pubblico, può diventare uno strumento di controllo. Nel documentario Grifi intervista un allevatore di animali, che spiega come vengono effettuate le ibridazioni e le selezioni genetiche attraverso gli strumenti tecnici dell’allevamento. Da questi appunti nasce una riflessione sonora sull’esistenza stessa della nostra specie: così come sopravvivono gli animali che si adattano meglio alle macchine dell’allevamento, così può succedere all’uomo, in un processo distopico in cui “non è più la natura ad applicare la selezione, ma è il capitale”. Audiobox è il programma di ricerca e sperimentazione radiofonica ideato da Pinotto Fava e andato in onda su Radio Rai dal 1991 al 1998, e di cui l’emittente della Rai Radio Techeté ha pubblicato una piccola selezione di puntate. La riflessione di Alberto Grifi, uno dei più grandi intellettuali e registi del novecento, oggi risulta più che mai attuale, in un periodo storico in cui le piattaforme digitali, in mano ad aziende private, stanno riscrivendo le nostre scelte etiche e politiche quotidiane.

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Questo articolo è uscito sul numero 1405 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati