L’obiettivo di Mario Draghi era ottenere il consenso più ampio possibile per non dipendere da nessuno. L’ex presidente della Banca centrale europea ha vinto la sua scommessa, assicurandosi oltre all’appoggio dei partiti di centrosinistra e di gran parte del Movimento 5 stelle, anche quello di Forza Italia e della Lega. Fuori dalla maggioranza sono rimasti solo Fratelli d’Italia e alcuni dissidenti dei cinquestelle.

Come ci si poteva aspettare, la Lega e Forza Italia hanno ottenuto una presenza importante nel nuovo governo (tre ministri ciascuno). I ministri di Foza Italia sono coerenti con l’immagine moderata del partito – Mara Carfagna, Mariastella Gelmini e Renato Brunetta – mentre per il partito di Matteo Salvini la situazione è più complicata. Draghi ha affidato a Giancarlo Giorgetti il ministero dello sviluppo economico, mettendo Salvini in una situazione difficile. Giorgetti è una figura d’indiscusso spessore e molto popolare nel mondo degli affari lombardo. Negli ultimi mesi si è allontanato dal leader della Lega, fino a promuovere una linea politica nettamente più moderata rispetto a quella di Salvini. Alcuni giorni dopo le elezioni presidenziali statunitensi, Giorgetti dichiarava che se la Lega vuole governare deve “parlare con Biden”, mentre Salvini si rifiutava di riconoscere la sconfitta di Donald Trump.

Anche se ultimamente Salvini non si è risparmiato nel professare la sua fede europeista, difficilmente riuscirà a far dimenticare le provocazioni del passato. Intanto Giorgia Meloni, la leader di Fratelli d’Italia, dall’opposizione potrebbe sedurre i delusi dalla svolta europeista della Lega. Stretto tra l’ala “realista” incarnata da Giorgetti e la concorrenza di Fratelli d’Italia, Salvini nei prossimi mesi dovrà lottare per restare il leader della destra italiana. ◆ adr

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Questo articolo è uscito sul numero 1397 di Internazionale, a pagina 18. Compra questo numero | Abbonati