Il nuovo libro di Annalisa Cuzzocrea, dedicato alla figura di Miriam Mafai, pur diretto a un pubblico di adulti, farà tanto bene a ragazzi e ragazze del nostro paese. Attraverso una prosa lineare, mai saccente, precisa e fluida, una giornalista di oggi ci parla di una giornalista di ieri. E lo fa con il rispetto, ma anche con la curiosità di chi Miriam Mafai non solo l’ha letta, ma vuole farla leggere agli altri. Tutto comincia con una scatola blu che Cuzzocrea riceve dalla figlia di Miriam, Sara, e che le rivela una Mafai poco conosciuta. Non è solo la giornalista che ha dato voce alle donne, che ha saputo raccontare la politica italiana come nessuna, l’attenta osservatrice delle tragedie del paese, a partire dal caso Moro. Qui è anche altro, molto altro. C’è una Miriam Mafai intima, segreta, inaspettata. Le delusioni d’amore, un uomo sbagliato seguito da uno giusto e poi da uno giustissimo. Donna di grandi passioni e di grandi lotte. Ha fatto la resistenza, è entrata in politica, ma poi ha lasciato tutto per dedicarsi a questa matta professione dello scrivere, di fare cronaca, quotidiana, costante, del presente. E lo fa contro un patriarcato che all’epoca era ancora più feroce. Miriam che “fuggiva da tutto quello che temeva potesse fermarla, indurla alla rinuncia”. È l’esperienza di una donna libera che va trasmessa ai più giovani.

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Questo articolo è uscito sul numero 1617 di Internazionale, a pagina 96. Compra questo numero | Abbonati