L’11 e il 12 ottobre ci sono stati combattimenti tra l’esercito pachistano e le forze dei taliban afgani. I taliban hanno dichiarato di aver ucciso 58 soldati pachistani in operazioni notturne lungo il confine. L’esercito di Islamabad ha fornito cifre più basse: ha confermato l’uccisione di 23 suoi soldati e di più di duecento combattenti afgani. I taliban dicono di aver perso solo nove soldati e il 15 ottobre più dodici civili in nuovi attacchi. Non è stato possibile confermare in modo indipendente le affermazioni delle parti.
Le tensioni sono aumentate dopo che Islamabad ha chiesto a Kabul d’intervenire contro il gruppo Tehrik-i-taliban Pakistan (Ttp), un gruppo pachistano legato ai taliban afgani. Il Ttp vorrebbe imporre un’interpretazione estremista dell’islam, in particolare nella provincia nordoccidentale di Khyber Pakhtunkhwa, al confine con l’Afghanistan. Secondo Islamabad il gruppo opera impunemente dall’Afghanistan, ma i taliban negano quest’accusa. Negli ultimi anni i militanti del Ttp hanno intensificato gli attacchi contro le forze di sicurezza pachistane. Un recente rapporto delle Nazioni Unite ha evidenziato che il Ttp “riceve un sostanziale supporto logistico e operativo dalle autorità di fatto”, cioè dal governo taliban di Kabul.
All’inizio di ottobre i taliban afgani hanno accusato il Pakistan di aver bombardato Kabul e un mercato. Islamabad non ha confermato né smentito i raid aerei. Tuttavia, ha ribadito il diritto a difendersi da quella che definisce una crescente attività di militanti armati attraverso la frontiera. Le forze taliban afgane hanno dichiarato di aver lanciato attacchi contro le truppe pachistane l’11 ottobre, come “ritorsione per i raid aerei compiuti dall’esercito pachistano su Kabul”. Michael Kugelman, analista dell’Asia meridionale a Washington, ha dichiarato che i recenti scontri sono “alimentati dall’incapacità di Islamabad di frenare il terrorismo antipachistano di base in Afghanistan nonostante i vari tentativi fatti”, ha aggiunto. “Ora l’intensificarsi delle operazioni antiterrorismo pachistane contro obiettivi afgani ha provocato la reazione dei taliban e un inasprimento del conflitto”. Anche se per il momento i combattimenti si sono interrotti, la situazione resta instabile. Secondo Omar Samad, ex ambasciatore dell’Afghanistan in Canada e ricercatore presso l’Atlantic council, l’ostilità tra le due parti “potrebbe degenerare in una violenza diffusa e in un’operazione militare più massiccia di quella attuale”.
Apertura al dialogo
Imtiaz Gul, esperto di sicurezza e direttore esecutivo del Center for research and security studies di Islamabad, ha affermato che “dopo gli scontri con l’Afghanistan, il Pakistan dovrà affrontare la minaccia crescente di attività del Ttp. Quindi bisogna rafforzare le operazioni antiterrorismo e le capacità di intelligence”.
I due paesi condividono legami storici, culturali e umani molto stretti. Milioni di afgani fuggiti dalla guerra negli ultimi quarant’anni hanno trovato scampo in Pakistan. Tuttavia nel 2023 Islamabad ha avviato un rimpatrio su vasta scala degli esuli: più di 800mila sono stati espulsi, creando un’ulteriore fonte di tensione con Kabul. “Nonostante la spavalderia e l’arroganza, entrambi i paesi hanno vulnerabilità e punti di forza incompatibili e contraddittori. Gli afgani hanno poco da perdere davanti a una superiorità militare schiacciante, ma il Pakistan è fragile al suo interno”, ha detto Samad. “È ora di mostrare capacità di governo, prudenza e apertura al dialogo. Non c’è tempo per inganni, propaganda o arroganza”. ◆ gim
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Questo articolo è uscito sul numero 1636 di Internazionale, a pagina 36. Compra questo numero | Abbonati