Con l’indice e il medio
la mano del conquistatore maledice la morte.
Con l’indice e il medio
abbozzo sui muri della stazione
l’ombra di un cane
il suo guaito è muto mentre suonano le campane.
La mia mano è una bambina
che taglia fili di pioggia.
Nessun rumore da queste forbici,
nessun presagio nefasto quando si aprono
per salutare un neonato e ridargli la vita.
Una bambina parla con la sua mano, in questa oscurità
taglia le corde che mi abbeverano con il
[sangue del passato
le sue dita piccole, solcate dalle fossette
schiudono le mie labbra.
Golan Haji è un poeta, saggista e traduttore curdo siriano nato nel 1977 ad Amouda, nel nord della Siria. Dal 2012 vive in esilio in Francia. Scrive in arabo, ma considera la lingua “una casa in movimento”, intrecciando poesia e traduzione per esplorare i temi della memoria e dell’identità. In Italia è stata pubblicata la sua raccolta L’autunno, qui, è magico e immenso (Il Sirente 2013). Questo testo è uscito il 19 novembre 2024 sul sito ArabLit. Traduzione dall’arabo di Flavia Carlorecchio.
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Questo articolo è uscito sul numero 1637 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati