Il genocidio nella Striscia di Gaza procede e le agenzie delle Nazioni Unite mettono in guardia sul fatto che, dopo più di due mesi di chiusura del territorio e la ripresa dei bombardamenti, il rischio di carestia è sempre più imminente e concreto. Nel frattempo si moltiplicano gli appelli delle associazioni umanitarie e di personalità pubbliche. L’urgenza della situazione fa prendere la parola anche a persone che finora non erano intervenute, come alcune della comunità ebraica francese che hanno deciso di criticare Israele e rompere quella che chiamano “l’ingiunzione al silenzio”. Anche dal tentativo di comprendere come si sia giunti a questa catastrofe nasce questo libro che non parla di Gaza, ma “di Israele, della sua storia”, e che “spiega chi sono gli israeliani, da dove vengono e dove sono diretti”. Scritto da una giornalista che conosce bene il paese, ne racconta aspetti più e meno noti (la lingua, la religione, le armi, la demografia), contraddizioni (come lo statuto ambiguo dei cittadini palestinesi israeliani o la tensione insanabile tra democrazia e occupazione dei territori) e attraverso tutto questo rende conto del circolo vizioso che ha portato alla fine del processo di pace, all’involuzione di una società sempre più abituata alla routine dei bombardamenti. Un’involuzione che oggi rende possibile una strage di proporzioni inaudite. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1614 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati