Givat Kobi è una collina a poca distanza da Sderot, nella parte meridionale di Israele, da cui si vede bene la Striscia di Gaza. Ogni giorno ci sono persone che vengono qui a guardare i bombardamenti. Lucas Minisini, del quotidiano francese Le Monde, ne ha incontrate alcune.

“Tra due bombardamenti Liram, Afik ed Emmanuel si fanno una canna. Giovedì 17 luglio alle 18.30, come quasi tutte le sere, i tre amici israeliani, di 27 anni, si ritrovano qui per parlare di lavoro, viaggi e ‘investimenti in borsa’. Davanti a loro, a un chilometro, oltre l’autostrada, un campo e una barriera di separazione, ci sono Beit Hanun e il nord della Striscia di Gaza, bombardata senza sosta da quasi due anni. ‘Quando vedo e sento un missile che cade su Gaza sono felice’, dice Afik”. E fa vedere al giornalista una foto dello zio ucciso dai miliziani di Hamas il 7 ottobre 2023 a Sderot.

La salita sulla collina è breve. Per cinque shekel, un po’ più di un euro, si può usare un cannocchiale, come quelli che si trovano nei posti turistici, per guardare meglio le macerie in lontananza. E se fa molto caldo, ci si può rinfrescare a uno dei distributori di bevande “riforniti regolarmente”.

A luglio la giornalista ultraortodossa Yedidya Epstein ha postato sui social media un video che mostra decine di persone e le loro auto parcheggiate sulla collina. La vista è definita “il miglior spettacolo in città”. Mentre su X, scrive Le Monde, alcuni israeliani lo chiamano “il cinema di Sderot”.

Nelle foto che accompagnano l’articolo, scattate da Lucien Lung e di cui una è tra le immagini d’apertura di questo numero, si vedono ragazze e ragazzi che ridono guardando il fumo delle bombe.

Nello stesso articolo sono intervistate anche due cugine di 16 e 17 anni, venute a Givat Kobi perché lo zio le ha rimproverate di non esserci mai state, e un ragazzo di vent’anni, che ha portato qui i figli della compagna per passare il tempo. I due bambini hanno 5 e 8 anni. “Gli faccio vedere quello che resta di Gaza”. ◆

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1624 di Internazionale, a pagina 3. Compra questo numero | Abbonati