Nei magazzini della tv tedesca giace, incompreso, un reality che avrebbe potuto rassicurare chi oggi si duole per il calo demografico della nostra civiltà. S’intitolava The sperm race e fu ideato dai tipi della Endemol, quelli del Grande fratello. Prevedeva la partecipazione di dodici uomini, tra cui alcune celebrità, a una gara di velocità dello sperma. Dopo le dovute presentazioni, il conduttore li avrebbe invitati a depositare il loro seme (sulla fiducia, le camere non sarebbero entrate nei cubicoli) per poi spedirlo a un’azienda di Colonia che ne avrebbe analizzato le virtù, attraverso l’uso di un acceleratore chimico. La giuria, composta da tre medici tra cui un ginecologo, avrebbe valutato il corretto comportamento degli spermatozoi e decretato il vincitore. Il premio consisteva in una Porsche rossa. Era il 2005, e l’idea sollevò molte perplessità e l’accusa di condurre la tv verso un baratro senza ritorno. Come spesso succede quando si evoca il trash, i dirigenti si appellarono al valore scientifico, dunque pedagogico, dunque filantropico, dell’operazione, con argomenti più sfiziosi del format stesso. Boris Brandt, il presidente di Endemol, disse: “In Germania ci sono quasi due milioni di maschi che hanno lo sperma debole. E a casa ci sono mogli e fidanzate deluse, e genitori che aspettano invano dei nipoti”. L’allarme non fu accolto e il programma fu bloccato sul nascere. E ora nessuno si lamenti della nostra eclissi. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1561 di Internazionale, a pagina 78. Compra questo numero | Abbonati