Bruscamente la sera si è schiarita / perché già cade la pioggia minuziosa. Attraverso la grata della finestra Ding Xiaoman può vedere il parcheggio completamente deserto. Sotto la tenda antipioggia siede un bambino. A occhio avrà quattro o cinque anni, sulle spalle ha uno zainetto ingiallito per i troppi lavaggi, ogni tanto tira un calcio con entrambi i piedi a un bidone della spazzatura d’acciaio. È molto magro. Anche solo a sfiorarlo con lo sguardo sembra quasi di poter toccare le sue scapole sporgenti. È seduto lì già da molto tempo. Sul pendio dall’altra parte della strada si stende un vasto campo di mais. Le piante rigogliose di mais quasi nascondono il sentiero che porta alla fabbrica di cemento. Qualche tempo fa, su quel sentiero si è consumato uno strano omicidio. Strano non tanto per le circostanze particolarmente complicate, e nemmeno per l’atto di necrofilia compiuto dall’assassino, da far rizzare i capelli. In questo banale caso di omicidio il dettaglio cruciale che ha attirato l’attenzione dei media è l’età del sospettato. La vicenda è stata raccontata in un articolo sul sito Spiderweb News:
Novantaseienne violenta e uccide
una diciottenne in fiore
Niente più ci sorprende ormai in questo vasto mondo. Bai Lili, diciotto anni, prosperosa e avvenente operaia della fabbrica di cemento della cittadina di Pinggu, nemmeno nel suo peggiore incubo avrebbe mai immaginato di poter essere stuprata e uccisa da un vecchio che poteva essere suo nonno. Nelle prime ore del 18 agosto, mentre tornava al suo alloggio dopo il turno di notte, è stata sorpresa alle spalle da un’ombra scura. L’indiziato, Gao Deshun, 96 anni, l’ha colpita violentemente alla nuca con un bastone facendole perdere conoscenza, quindi l’ha violentata. Il cadavere di Bai Lili è stato ritrovato all’alba del giorno dopo. La bocca e i genitali erano stati riempiti di terra, ma grazie alla loro perizia gli investigatori sono riusciti a rilevare nella vagina della ragazza tracce di capelli, peli e liquido seminale, sicché nel giro di quarantotto ore hanno individuato e arrestato il colpevole in una sola mossa. Nella confessione rilasciata dopo l’arresto, lo stesso Gao Deshun ha raccontato che mentre sfogava i suoi istinti bestiali Bai Lili si sarebbe risvegliata una volta e lo avrebbe implorato senza sosta, chiamandolo “nonno” e supplicandolo di non ucciderla. Gao Deshun ha ammesso di aver provato un temporaneo moto di compassione, ma di averla poi strangolata senza pietà. Subito dopo l’avrebbe stuprata due volte.–Li Dingxin
Il sito di Noahweb ha pubblicato un articolo che ricalca quasi alla lettera quello di Spiderweb News. Cambia solo il titolo: “96 anni? Incredibile!!!”. La stessa reazione che lì per lì aveva avuto Ding Xiaoman. Quando il caporedattore del settimanale La notizia, Qiu Huaide, le aveva telefonato per comunicarle che doveva raggiungere al più presto il luogo del delitto e scrivere un pezzo di ventimila caratteri, anche lei si era lasciata sfuggire: com’è possibile?
“Niente è impossibile a questo mondo”, aveva risposto Qiu Huaide. “La prima volta che ti ho invitata a cena mi hai detto ‘impossibile’, e dopo invece?”.
Ding Xiaoman è arrivata sul posto questa mattina all’alba. Ha trovato senza alcuna difficoltà la fabbrica di cemento e il campo di mais citati nell’articolo. In tutta la mattina ha intervistato sedici persone. Hanno tutte risposto allo stesso modo: non lo so. Identici anche la loro espressione e il tono di voce. Non lo so, e poi hanno alzato i tacchi per andarsene. L’ultima risposta è stata leggermente diversa: non posso saperlo.
Ding Xiaoman si è aggirata da sola per due ore nel campo di mais. Tutt’intorno una quiete assoluta, riusciva a sentire il gorgoglio dell’acqua che scorreva nel canale sotterraneo, perfino il fruscio delle piante di mais piegate sotto il sole. Quei rumori le hanno ricordato le sue grandi aspirazioni mancate: sua madre voleva che all’università studiasse botanica, suo padre smaltimento dei rifiuti. Per compiacere entrambi aveva provato il test di accesso a tutt’e due le facoltà. Ma alla fine si era iscritta a lingua spagnola.
Era già mezzogiorno quando è arrivata alla stazione di polizia della cittadina. All’ufficio informazioni della stazione i poliziotti stavano mangiando e chiacchieravano. Appena ha estratto il tesserino da giornalista, rivelando le proprie intenzioni, nella stanza è scoppiata una risata generale. Uno dei poliziotti, un tipo alto, ha picchiettato la terrina del riso con i bastoncini: “Oh, eccone un’altra!”, e ha chiuso di colpo l’ufficio. Insomma, le interviste non sono andate per niente bene, e Ding Xiaoman ha deciso di trovarsi intanto un albergo per la notte. Dopo, dal cielo s’è messa a cadere una pioggia sottile. O è caduta. La pioggia / è una cosa che senza dubbio succede nel passato. Ha smosso tutti i suoi ricordi, non ricorda più né quando né dove.
Il bambino si avvicina alla finestra. Alza il viso a guardare la pioggia, poi getta uno sguardo alla moneta che stringe tra le dita, come disorientato dalla foschia che avvolge il cielo. Ding Xiaoman gli fa un cenno con il dito, come se chiamasse un cagnolino. “Vieni qui, tesoro”, grida, e il bambino ubbidisce e raggiunge la finestra. Ostenta una totale noncuranza nei suoi confronti e con la moneta gratta la ruggine sulla grata.
“Come mai non torni a casa? Piove forte”, dice Ding Xiaoman. Il bambino tira su forte con il naso, senza darle retta. Il cellulare emette un trillo. È un sms, di Qiu Huaide: “Non mi hai ancora detto come mai hai una cicatrice sotto l’ombelico”.
“Io ho tanti soldi…”, se ne esce all’improvviso il bambino, con ingenua ostentazione. Ding Xiaoman alza la testa a guardarlo, sorride, e poi risponde al suo capo: “Anche se sei un mio superiore, voglio dirti che sei davvero fastidioso”.
Le piante rigogliose di mais quasi nascondono il sentiero che porta alla fabbrica di cemento. Qualche tempo fa, su quel sentiero si è consumato uno strano omicidio
“Hai detto che hai tanti soldi?”, chiede Ding Xiaoman al bambino, lui annuisce, è un po’ intimidito.
“Tirali fuori e fammeli vedere”. Ding Xiaoman gli fa l’occhiolino.
Il bambino esita un istante, si toglie lo zainetto e ne estrae un sacchetto di plastica, che in effetti è pieno di banconote sgargianti.
“Tantissimi”, sorride anche lui, “più di mille, non si riesce nemmeno a contarli”.
“Ti aiuto a contarli, vuoi?”, chiede Ding Xiaoman tanto per dire, ma il bambino le porge davvero i soldi attraverso la finestra. Lei rovescia il contenuto del sacchetto sul tavolo, si siede e mette in ordine le banconote in base al valore.
“È nel cassetto”, risponde lui dopo averci pensato un po’.
Lo sente canticchiare a bassa voce. Una canzone che non ha mai sentito prima. Ma la voce è troppo debole, Ding Xiaoman non sente quasi nulla. Conta rapidamente i soldi: in tutto sono quarantasette yuan e venti centesimi. Si sfila l’elastico dai capelli e lo usa per legare le banconote, quindi le rimette nel sacchetto di plastica e lo porge al bambino.
“Sono quarantasette yuan e venti centesimi, se ci aggiungi la moneta che hai in mano fanno quarantotto yuan e venti centesimi. Lo terrai a mente?”.
“Bene, ora torna a casa e dai i soldi alla mamma. Vai, su, piove troppo forte”.
A quel punto il bambino le fa una strana domanda: “Dimmi, cos’è che può rimanere sospeso in aria?”.
Ding Xiaoman si sente come trafiggere il cuore da uno spillo. Dopotutto, è da tanto tempo che non sente una canzone così semplice e infantile. Alza di nuovo lo sguardo squadrando il bambino
Ding Xiaoman sorride di nuovo. Quel bambino comincia a piacerle. Le sue lunghe ciglia imperlate di pioggia luccicano. “È un indovinello? Fammi pensare… è un uccello, giusto?”. Lui scuote il capo.
Scuote ancora il capo: “Voglio dire una persona, una persona può rimanere sospesa in aria senza cadere?”.
Ding Xiaoman ci pensa un po’ e risponde: “Un paracadutista probabilmente sì”.
“Uno che si lancia dall’aeroplano, con il paracadute”, risponde lei. Segue un limpido tintinnio, un altro sms di Qiu Huaide: “Ci sono nuovi sviluppi nel caso, vai subito in rete a guardare”. Ding Xiaoman accende il computer. Mentre aspetta che si avvii, il bambino riprende a cantare. Questa volta lei afferra le parole della canzone:
Non posso cantare per te, mi vien da piangere se canto
Non posso mostrarti il mio viso, mi vien da piangere se mi guardi.
Ding Xiaoman si sente come trafiggere il cuore da uno spillo. Dopotutto, è da tanto tempo che non sente una canzone così semplice e infantile. Alza di nuovo lo sguardo squadrando il bambino. Fuori è già buio. Le luci al neon dell’enorme insegna dall’altra parte della strada sono accese. Il bambino si accorge che lei lo sta guardando e di colpo smette di cantare.
“Non me la ricordo; come mai, secondo te?”. Il bambino le tende le mani, con i palmi rivolti verso l’alto.
Il computer si è collegato a internet, Ding Xiaoman va sul sito di Spiderweb News. A una prima occhiata non c’è nessun aggiornamento sul caso di omicidio, i commenti dei lettori invece infuriano, sono arrivati a 106.873. Ding Xiaoman entra nel forum e vede subito i nuovi post:
WTF…, ma è vero? 96 anni? Ma gli viene ancora duro? E per ben tre volte!!!
Al terzo piano s’imbatte in tre poliziotti che stanno scendendo, indossano impermeabile e stivaloni di gomma, in mano lunghe torce elettriche. Sul pianerottolo si è formato un capannello di persone
Tutta la mia ammirazione a questo figlio di puttana. Io ho solo 37 anni e cazz…, ho ormai perso del tutto il desiderio, al punto che mia moglie sembra una cagna in calore, ulula tutto il giorno.
Magari con tutto il suo accanimento il vecchio potrebbe scrivere un mattonazzo tipo Memorie di uno storico di Sima Qian. Scusatemi tanto, ma questa sera sul 5 della CCTV trasmettono lo scontro al vertice Arsenal- Manchester United?
h 16:52:02 L’utente Catch Wind 261 ha commentato:
Dovrebbero ammazzarlo. Meglio ancora se lo castrano, fanno di lui un altro Sima Qian.
Raccomando fortemente alle autorità di non fucilarlo. Bisogna ricostruire e studiare attentamente le sue abitudini alimentari: come può un uomo di 96 anni avere una sessualità ancora così vigorosa? Con un po’ d’impegno presto potremmo produrre il Viagra cinese.
Perché avete cancellato il mio post? Protesto! Ho detto solo cose vere.
Su Nohaweb il professor Geng Yuxiu, uno psicologo di fama nazionale, risponde in diretta ai lettori:
Le nozioni più elementari in materia ci dicono che il fatto è poco probabile, ma non impossibile. Ho letto il rapporto della polizia, se sono state trovate tracce di sperma negli organi genitali della vittima, significa che l’atto sessuale si è consumato. La medicina e in particolare i risultati dell’autopsia dimostrano che c’è stato un inturgidimento dei corpi cavernosi del pene e organi come l’ipotalamo e il sistema centrale nervoso…
Ding Xiaoman smette di leggere, si accorge che il bambino se ne è andato. Fuori piove ancora più forte. I fari delle automobili illuminano di tanto in tanto il parcheggio, la pioggia ha trasformato la superficie stradale in una poltiglia simile alla pappa di riso.
Suona il campanello, è una cameriera che porta un termos di acqua bollita. Ding Xiaoman si mette a chiacchierare con lei. Quando allude alla storia del vecchio e della ragazza, la cameriera sorride: stamattina un giornalista della tv le ha fatto delle domande.
Ha la sensazione che qualcosa non quadri. Entra in ascensore, e mentre si volta lo vede. Non se n’è andato, è lì che dorme rannicchiato a pancia in giù su un divano della hall
“È impossibile”, dice, “il fatto sarebbe avvenuto sul pendio della montagna di fronte al nostro albergo: un episodio così grave, non potremmo non saperlo, tanto meno…”, s’interrompe all’improvviso, sorride e s’inumidisce le labbra.
“Intendo dire lo stupro: nella nostra cittadina sono cinque o sei anni che non si sentono cose del genere. Qui è pieno di prostitute, basta avere un po’ di soldi, fanno tutti i servizi, certe porcherie che nemmeno te le immagini. Che bisogno c’è di correre un rischio simile? A meno che non sia impazzito”. Ding Xiaoman le chiede dov’è la sala ristorante. “Al piano di sopra”, risponde lei, poi fa un passo indietro ed esce dalla stanza.
Le parole della cameriera in qualche misura hanno confermato l’idea che Ding Xiaoman si è fatta di quella storia: è una notizia falsa. La fonte indicata sia da Spiderweb News sia da Noahweb è Il giornale della sera di Huaiyang. Trova subito il numero del giornale nell’elenco telefonico, ma le rispondono di aver avuto la notizia da un giornalista del quotidiano Stella metropolitana che collabora anche con loro. Grazie alla sua insistenza, Ding Xiaoman ottiene il numero del giornalista. Ma quando chiama le risponde un computer: “Buongiorno, questa è la fabbrica provinciale di macchine agricole…”.
Mentre guarda la pioggia fuori dalla finestra, Ding Xiaoman è assalita dall’ansia e dalla confusione. Manda un sms a Qiu Huaide: “Sospetto che sia una notizia falsa. Non c’è nessun aggiornamento”. Qiu Huaide non ama rispondere al telefono, ha la mania degli sms perché gli sembrano più alla moda. Fuori, uno strillone vende i giornali annunciando a gran voce la notizia del giorno: “Giornali! Giornali! Ultime notizie! Gong Li si è suicidata! L’attrice Gong Li si è suicidata! Ultime notizie!”.
Un istante dopo ecco di nuovo il trillo del cellulare, è Qiu Huaide: “Allora inventa tu una notizia. Nel mondo del giornalismo è concessa una certa creatività. Tesoro, mi manchi. Così umida, così duro…”.
L’sms non fa che accrescere la sua ansia. È così arrabbiata che spegne con un gesto deciso il cellulare.
Quando sale al piano di sopra per cenare, ripensa al bambino. Ha la sensazione che qualcosa non quadri. Entra in ascensore, e mentre si volta lo vede. Non se n’è andato, è lì che dorme rannicchiato a pancia in giù su un divano della hall, con il sederino all’insù. Un portiere dai capelli brizzolati fa per svegliarlo. Le porte dell’ascensore si chiudono rapide.
La sala ristorante è affollata, un cameriere l’accompagna a un tavolo vicino alla finestra e la fa accomodare. Dopo avere preso l’ordine, le fa un piccolo inchino: “Mi scusi, stasera ci sono molti clienti, il servizio è piuttosto lento, dovrà aspettare un po’”.
Di fronte a lei un uomo in giacca e cravatta ha già finito di mangiare, legge il giornale ripulendosi la bocca con uno stuzzicadenti. Sul suo tavolo c’è un vaso di porcellana bianca con una rosa. Il chiassoso chiacchiericcio e il fracasso delle stoviglie coprono addirittura il rumore della pioggia battente. Ma lei sa che piove forte, vede l’acqua scendere a torrenti sul vetro delle finestre.
Lo accompagna in cucina, si avvicina al rubinetto, si bagna la mano e gliela passa sul viso. Ha visto che ha una macchia di sangue sotto il naso
Per un breve lasso di tempo resta seduta lì, lascia correre la fantasia a briglia sciolta. Riesce a trovare un collegamento arbitrario fra tutti gli avvenimenti e i pensieri delle ultime ore, le fanno sorgere una ridda di libere associazioni. Per esempio, tra il bambino e l’inesistente operaia della fabbrica di cemento; tra il paracadutista e un uccello ad ali spiegate; tra la rosa e la pioggia e poi Borges, che conosce così bene. _Chi la sente cadere ha recuperato / il tempo in cui la sorte fortunata / gli rivelò un fiore chiamato rosa / e lo strano colore del rosso. _Ma la sua rosa è sfiorita, sta marcendo. Sente addirittura che anche la sua mente sta marcendo poco alla volta. Sta aspettando da quarantacinque minuti tondi tondi, ma ancora non le portano da mangiare. L’uomo di fronte a lei se n’è già andato, e ha lasciato sul tavolo il giornale che stava leggendo. Ding Xiaoman lo prende facendo cadere via due stuzzicadenti e un titolo a caratteri cubitali in prima pagina attira subito la sua attenzione: “Gong Li muore suicida (dettagli a pagina otto)”.
Ding Xiaoman apre il giornale a pagina otto, e dopo aver cercato a lungo finalmente in un trafiletto in basso a destra legge:
Gong Li, contadina del settimo raggruppamento del villaggio di Dingmao, frazione di Bali, presso Zhugezhen, furiosa dopo una lite con i vicini per via di due anatre, torna a casa e in preda a improvvisa disperazione s’impicca con una corda di canapa a una trave del soffitto…
Le labbra increspate in un freddo sorriso, Ding Xiaoman abbandona il giornale sul tavolo. Arrivano i piatti, ma assaggia appena qualche boccone e torna a guardare il giornale. A un tratto si è ricordata di qualcosa: posa ciotola e bacchette, afferra il giornale e riprende a leggere. Il suo sguardo si fissa sulla frase a piccoli caratteri “s’impicca con una corda di canapa a una trave del soffitto”. Sente una stretta al cuore e all’improvviso le torna in mente l’indovinello del bambino: una persona può rimanere sospesa in aria senza cadere?
Ha come il sentore di un pericolo e si rimprovera per la propria negligenza. Fa un cenno al cameriere, paga il conto e corre al piano di sotto.
Si precipita nella hall. Il divano è vuoto, il bambino se n’è andato. Si avvicina al portiere e gli chiede del bambino. L’uomo indica fuori con il dito.
“Certo che lo conosco”, il vecchio emana un acre odore d’aglio. “Pensa che suo padre è stato un mio allievo”.
“Prima di andare in pensione insegnavo geografia alle superiori, ma era tanti anni fa. Suo padre era nella mia classe, aveva problemi al fegato, in terza lasciò la scuola. Ora fa lo spazzino qui. Lo vedo con il figlio quasi tutti i giorni. Quel bambino è proprio giudizioso, lo aiuta a raccogliere le cartacce”.
“Ti è capitato di vedere suo padre negli ultimi giorni?”, domanda Ding Xiaoman.
Il vecchio si concentra un istante: “Ora che me lo dici, a pensarci bene, in questi due giorni non l’ho visto spazzare le strade. Perché cerchi il bambino?”.
“Dove abita?”, chiede lei con impazienza, “puoi portarmi da lui?”.
“So dov’è, ma ho mal di schiena, faccio fatica a camminare, e poi fuori piove ancora”.
Ding Xiaoman prende il portafoglio, tira fuori cento yuan e li porge al vecchio: “Fammi il favore di accompagnarmi, devo vedere quel bambino con urgenza”.
Il vecchio dà un’occhiata ai soldi e fa una risatina, come se non se ne aspettasse così tanti. Si volta e si fa dare un ombrello dalla ragazza della reception, che lo stuzzica: “Ti è passato il mal di schiena?”. L’insegnante ha il senso dell’umorismo: “Sì, sì, è passato”, risponde, se me ne dava duecento correvo in America tutto d’un fiato”.
I due camminano sotto la pioggia per circa un’ora, alla fine arrivano davanti a un edificio di mattoni grigi a cinque piani. Passa un furgoncino bianco con i fari accesi che le schizza in faccia acqua mista a fango. Il professore di geografia la guida fino a un portico d’ingresso sul lato ovest dell’edificio e lì si ferma.
“Io non salgo, ridammi l’ombrello. Abita al quarto piano, numero 401. Io non ci vengo”. Prende l’ombrello dalle mani di Ding Xiaoman, lo chiude, si gira e se ne va.
Davanti all’ingresso si è formata una pozzanghera. I due appartamenti al piano terra hanno la porta aperta, le padrone di casa discutono ad alta voce. “Aveva la lingua fuori a penzoloni, che spavento”. Al terzo piano s’imbatte in tre poliziotti che stanno scendendo, indossano impermeabile e stivaloni di gomma, in mano lunghe torce elettriche. Sul pianerottolo si è formato un capannello di persone. “Anche il bambino, però, non è in grado di capire? È morto da così tanto tempo, com’è che non ha chiamato nessuno”. Avverte un pungente odore di disinfettante, stranissimo.
La porta del 401 è aperta. Ding Xiaoman vede il piccolo. Bocconi sul letto, sta mangiando una pera o una mela, l’ha quasi finita, resta il torsolo. Accanto al letto c’è una donna di una quarantina d’anni dall’aria turbata. Nella stanza c’è anche una bambina di sette o otto anni, che in punta di piedi cerca di prendere qualcosa da un cassettone. La donna le grida: “Non toccare! Potresti infettarti!”. Si gira e le assesta un ceffone. Nel farlo, si accorge di Ding Xiaoman in piedi sulla porta. Palesemente anche il bambino l’ha vista e storce la bocca in un sorriso.
“Tu chi sei per il bambino?”, le chiede la donna squadrandola da capo a piedi.
“Una parente”, risponde Ding Xiaoman dopo averci pensato un istante.
L’altra fa un lungo sospiro e sorride: “Ottimo”.
Abita nell’appartamento di fronte. Poco fa la polizia le ha affidato temporaneamente il bambino. Domani mattina il comitato di quartiere manderà qualcuno a occuparsi della faccenda.
“Non hai visto l’auto delle pompe funebri? Il padre si è impiccato”, risponde la donna, “stamattina all’alba, erano le quattro o le cinque, il bambino è venuto a bussare alla mia porta. Ero appena tornata dal turno di notte alla fabbrica di cemento, mi ero addormentata solo da un paio d’ore quando il piccolo mi ha svegliato. Ho aperto la porta e gli ho chiesto cosa avesse, e lui: ‘Sbrigati, vieni a vedere mio papà’. Dentro di me ho pensato: ‘Tuo papà lo conosco, cosa ci sarà mai da vedere?’. Ti dico la verità, avevo tanto sonno, ho richiuso la porta, chi se lo poteva immaginare che il padre si fosse impiccato”.
La donna stende le mani e le avvicina alla luce della lampada per guardarsele attentamente: “Poco fa li ho aiutati a spostare il corpo, dici che mi potrei essere infettata? Soffriva da tempo di epatite. Ma mi sono già lavata le mani col sapone”.
“Se te le sei lavate non c’è problema”, risponde Ding Xiaoman.
“E la madre?”. Chiede Ding Xiaoman alle loro spalle. La donna si gira e fa un cenno sconsolato con la mano: “È morta anche lei. Solo due mesi fa. Cancro ai polmoni”. Poi Ding Xiaoman sente la porta di fronte chiudersi con uno schianto.
Ora nella stanza sono rimasti solo loro due, Ding Xiaoman e il bambino. La finestra che affaccia a ovest ha un vetro rotto, il vento si riversa dentro ululando e infradiciando dei giornali vecchi impilati contro il muro. Sul cassettone c’è una cartella clinica, i caratteri sono vergati in una grafia disordinata, ma leggibile: fegato, carcinoma, terminale. Accanto è posato un rotolo di corda di canapa, nuova. Questo naturalmente spinge Ding Xiaoman a immaginare che il padre l’abbia comprata tornando dall’ospedale, probabilmente è stato in quel momento che ha maturato l’idea del suicidio, è entrato in un negozio di casalinghi e ha comprato la corda.
Si siede sul letto vicino al bambino, gli accarezza la testa, gli chiede se ha fame. Il bimbo ha gli occhi un po’ smarriti: dice che ha mangiato una mela, non ha molta fame, ha solo sonno. A un tratto scivola giù dal letto, prende uno sgabello e ci si arrampica per aprire il cassetto più alto del cassettone, tira fuori una cornice e la fa oscillare verso Ding Xiaoman.
“Questa è mia mamma. Te l’ho detto che abita nel cassetto”.
Solo ora, guardando la fotografia, Ding Xiaoman avverte in bocca il gusto salato delle lacrime. È un volto pallido e fragile, lo sguardo carico di dubbi, pietà e paura. Come se avesse visto una cosa spaventosa proprio mentre le scattavano la foto. Ding Xiaoman ripone la cornice nel cassetto. Vorrebbe riempire un catino d’acqua per lavare il viso al bambino, ma non ne trova uno. Allora lo accompagna in cucina, si avvicina al rubinetto, si bagna la mano e gliela passa sul viso. Ha visto che ha una macchia di sangue sotto il naso: gli chiede se si è graffiato. Il bambino dice che al mattino, quando è andato a bussare alla signora di fronte, lei gli ha chiuso la porta in faccia, ferendogli il naso.
“Ma ho perso sangue solo un po’, poi ha smesso. Come mai, secondo te?”, dice il bambino.
Ding Xiaoman continua a piangere. Lo prende in braccio, gli sfila le scarpe e gli lava i piedi, poi lo solleva e lo depone sul letto. Ha un corpicino morbido morbido, si addormenta quasi all’istante.
Ding Xiaoman si siede sul bordo del letto a guardarlo, piange da sola per un po’. Prende il cellulare e compone il numero di Qiu Huaide.
“Caporedattore Qiu, voglio cambiare argomento, scrivere un altro articolo”.
“Hai una voce strana, cos’è successo? Pronto? Pronto?”.
“Qui è successo un fatto, voglio scriverci un articolo…”, esordisce, e poi gli racconta tutto.
“Che stupida, cose del genere succedono tutti i giorni, non è una notizia”. Dall’altro capo del telefono, Qiu Huaide si sforza di ascoltare fino alla fine, cercando di essere paziente, poi scoppia a ridere: “Non dovresti farti prendere così dalle emozioni. Devo rispondere a un’altra telefonata, aspetta, ti richiamo io”.
Si appoggia alla testiera del letto, aspetta per due ore. È smarrita. Qiu Huaide non ha ancora richiamato. Fuori la pioggia cade scrosciante. _Questa pioggia che acceca i vetri / rallegrerà in sperdute periferie / le nere uve di una pergola in un / patio che non esiste più. La bagnata / sera mi porta la voce, la voce desiderata, / di mio padre che ritorna e che non è morto. _Ding Xiaoman cade in un breve sonno confuso, ma la sua mente continua a pensare: come dirà addio al bambino il giorno dopo? A questo pensiero senz’accorgersene ricomincia a piangere.
A mezzanotte, il piccolo si sveglia bruscamente, gli occhi neri e lucidi. Giocherella con la mano sinistra di Ding Xiaoman, in realtà ha notato l’anello che porta al dito medio. Lei se lo toglie e glielo porge.
Il piccolo si porta l’anello davanti agli occhi e lo osserva a lungo. “Mi è venuta in mente la canzone che mi ha insegnato la mamma”, dice a un tratto. In quel momento, trilla il cellulare, è Qiu Huaide, un altro sms: “Cambio di programma: domani mattina presto vai a Hefei e prendi il volo per Pechino. L’attrice Liu Xiaoqing ha avuto un incidente”.
Il bambino la fissa imbambolato: “Ti canto la canzone, mi ascolti?”.
“Sì, fammi sentire, dai!”. Gli accarezza la testa. I suoi occhi sono neri e lucidi.
Non posso cantare per te, mi vien da piangere se canto
Non posso mostrarti il mio viso, mi vien da piangere se mi guardi
Ding Xiaoman si sente come trafiggere il cuore da uno spillo. Dopotutto, è da tanto tempo che non sente una canzone così semplice e infantile. Alza di nuovo lo sguardo squadrando il bambino
Ha la sensazione che qualcosa non quadri. Entra in ascensore, e mentre si volta lo vede. Non se n’è andato, è lì che dorme rannicchiato a pancia in giù su un divano della hall
Al terzo piano s’imbatte in tre poliziotti che stanno scendendo, indossano impermeabile e stivaloni di gomma, in mano lunghe torce elettriche. Sul pianerottolo si è formato un capannello di persone
“Quanti sono?”, Ding Xiaoman sorride. “Tantissimi”, sorride anche lui, “più di mille, non si riesce nemmeno a contarli”. “Ti aiuto a contarli, vuoi?”, chiede Ding Xiaoman tanto per dire, ma il bambino le porge davvero i soldi attraverso la finestra. Lei rovescia il contenuto del sacchetto sul tavolo, si siede e mette in ordine le banconote in base al valore. “E tua mamma?”, gli chiede. “È nel cassetto”, risponde lui dopo averci pensato un po’. Lo sente canticchiare a bassa voce. Una canzone che non ha mai sentito prima. Ma la voce è troppo debole, Ding Xiaoman non sente quasi nulla. Conta rapidamente i soldi: in tutto sono quarantasette yuan e venti centesimi. Si sfila l’elastico dai capelli e lo usa per legare le banconote, quindi le rimette nel sacchetto di plastica e lo porge al bambino. “Sono quarantasette yuan e venti centesimi, se ci aggiungi la moneta che hai in mano fanno quarantotto yuan e venti centesimi. Lo terrai a mente?”. “Sì”, risponde lui. “Bene, ora torna a casa e dai i soldi alla mamma. Vai, su, piove troppo forte”. “Non posso tornare”. “Perché?”. A quel punto il bambino le fa una strana domanda: “Dimmi, cos’è che può rimanere sospeso in aria?”. Ding Xiaoman sorride di nuovo. Quel bambino comincia a piacerle. Le sue lunghe ciglia imperlate di pioggia luccicano. “È un indovinello? Fammi pensare… è un uccello, giusto?”. Lui scuote il capo. “L’aquilone?”. Scuote ancora il capo: “Voglio dire una persona, una persona può rimanere sospesa in aria senza cadere?”. Ding Xiaoman ci pensa un po’ e risponde: “Un paracadutista probabilmente sì”. “Cos’è un paracadutista?”. “Uno che si lancia dall’aeroplano, con il paracadute”, risponde lei. Segue un limpido tintinnio, un altro sms di Qiu Huaide: “Ci sono nuovi sviluppi nel caso, vai subito in rete a guardare”. Ding Xiaoman accende il computer. Mentre aspetta che si avvii, il bambino riprende a cantare. Questa volta lei afferra le parole della canzone: Dici che vuoi sentirmi cantare Dici che vuoi vedere il mio viso Non posso cantare per te, mi vien da piangere se canto Non posso mostrarti il mio viso, mi vien da piangere se mi guardi. Ding Xiaoman si sente come trafiggere il cuore da uno spillo. Dopotutto, è da tanto tempo che non sente una canzone così semplice e infantile. Alza di nuovo lo sguardo squadrando il bambino. Fuori è già buio. Le luci al neon dell’enorme insegna dall’altra parte della strada sono accese. Il bambino si accorge che lei lo sta guardando e di colpo smette di cantare. “Come fa dopo? Continua, vorrei sentire”. “Non me la ricordo; come mai, secondo te?”. Il bambino le tende le mani, con i palmi rivolti verso l’alto. “Chi ti ha insegnato questa canzone?”. “La mamma”. “E dov’è la mamma?”. “Nel cassetto”. Ancora quelle parole. Il computer si è collegato a internet, Ding Xiaoman va sul sito di Spiderweb News. A una prima occhiata non c’è nessun aggiornamento sul caso di omicidio, i commenti dei lettori invece infuriano, sono arrivati a 106.873. Ding Xiaoman entra nel forum e vede subito i nuovi post: h 17:03:23 L’utente 61.53.185 ha commentato: WTF…, ma è vero? 96 anni? Ma gli viene ancora duro? E per ben tre volte!!! h 17:02:34 L’utente 128.72.64 ha commentato: Tutta la mia ammirazione a questo figlio di puttana. Io ho solo 37 anni e cazz…, ho ormai perso del tutto il desiderio, al punto che mia moglie sembra una cagna in calore, ulula tutto il giorno. h 17:10:12 L’utente 78.52.38 ha commentato: Magari con tutto il suo accanimento il vecchio potrebbe scrivere un mattonazzo tipo Memorie di uno storico di Sima Qian. Scusatemi tanto, ma questa sera sul 5 della CCTV trasmettono lo scontro al vertice Arsenal- Manchester United? h 16:52:02 L’utente Catch Wind 261 ha commentato: Dovrebbero ammazzarlo. Meglio ancora se lo castrano, fanno di lui un altro Sima Qian. h 16:47:01 L’utente 6158KV3100 ha commentato: Raccomando fortemente alle autorità di non fucilarlo. Bisogna ricostruire e studiare attentamente le sue abitudini alimentari: come può un uomo di 96 anni avere una sessualità ancora così vigorosa? Con un po’ d’impegno presto potremmo produrre il Viagra cinese. h 16:33:56 L’utente 117.28.413 ha commentato: Perché avete cancellato il mio post? Protesto! Ho detto solo cose vere. Su Nohaweb il professor Geng Yuxiu, uno psicologo di fama nazionale, risponde in diretta ai lettori: Le nozioni più elementari in materia ci dicono che il fatto è poco probabile, ma non impossibile. Ho letto il rapporto della polizia, se sono state trovate tracce di sperma negli organi genitali della vittima, significa che l’atto sessuale si è consumato. La medicina e in particolare i risultati dell’autopsia dimostrano che c’è stato un inturgidimento dei corpi cavernosi del pene e organi come l’ipotalamo e il sistema centrale nervoso… Ding Xiaoman smette di leggere, si accorge che il bambino se ne è andato. Fuori piove ancora più forte. I fari delle automobili illuminano di tanto in tanto il parcheggio, la pioggia ha trasformato la superficie stradale in una poltiglia simile alla pappa di riso. Suona il campanello, è una cameriera che porta un termos di acqua bollita. Ding Xiaoman si mette a chiacchierare con lei. Quando allude alla storia del vecchio e della ragazza, la cameriera sorride: stamattina un giornalista della tv le ha fatto delle domande. “È impossibile”, dice, “il fatto sarebbe avvenuto sul pendio della montagna di fronte al nostro albergo: un episodio così grave, non potremmo non saperlo, tanto meno…”, s’interrompe all’improvviso, sorride e s’inumidisce le labbra. “Tanto meno cosa?”. “Intendo dire lo stupro: nella nostra cittadina sono cinque o sei anni che non si sentono cose del genere. Qui è pieno di prostitute, basta avere un po’ di soldi, fanno tutti i servizi, certe porcherie che nemmeno te le immagini. Che bisogno c’è di correre un rischio simile? A meno che non sia impazzito”. Ding Xiaoman le chiede dov’è la sala ristorante. “Al piano di sopra”, risponde lei, poi fa un passo indietro ed esce dalla stanza. Le parole della cameriera in qualche misura hanno confermato l’idea che Ding Xiaoman si è fatta di quella storia: è una notizia falsa. La fonte indicata sia da Spiderweb News sia da Noahweb è Il giornale della sera di Huaiyang. Trova subito il numero del giornale nell’elenco telefonico, ma le rispondono di aver avuto la notizia da un giornalista del quotidiano Stella metropolitana che collabora anche con loro. Grazie alla sua insistenza, Ding Xiaoman ottiene il numero del giornalista. Ma quando chiama le risponde un computer: “Buongiorno, questa è la fabbrica provinciale di macchine agricole…”. Mentre guarda la pioggia fuori dalla finestra, Ding Xiaoman è assalita dall’ansia e dalla confusione. Manda un sms a Qiu Huaide: “Sospetto che sia una notizia falsa. Non c’è nessun aggiornamento”. Qiu Huaide non ama rispondere al telefono, ha la mania degli sms perché gli sembrano più alla moda. Fuori, uno strillone vende i giornali annunciando a gran voce la notizia del giorno: “Giornali! Giornali! Ultime notizie! Gong Li si è suicidata! L’attrice Gong Li si è suicidata! Ultime notizie!”. Un istante dopo ecco di nuovo il trillo del cellulare, è Qiu Huaide: “Allora inventa tu una notizia. Nel mondo del giornalismo è concessa una certa creatività. Tesoro, mi manchi. Così umida, così duro…”. L’sms non fa che accrescere la sua ansia. È così arrabbiata che spegne con un gesto deciso il cellulare. Quando sale al piano di sopra per cenare, ripensa al bambino. Ha la sensazione che qualcosa non quadri. Entra in ascensore, e mentre si volta lo vede. Non se n’è andato, è lì che dorme rannicchiato a pancia in giù su un divano della hall, con il sederino all’insù. Un portiere dai capelli brizzolati fa per svegliarlo. Le porte dell’ascensore si chiudono rapide. La sala ristorante è affollata, un cameriere l’accompagna a un tavolo vicino alla finestra e la fa accomodare. Dopo avere preso l’ordine, le fa un piccolo inchino: “Mi scusi, stasera ci sono molti clienti, il servizio è piuttosto lento, dovrà aspettare un po’”. Di fronte a lei un uomo in giacca e cravatta ha già finito di mangiare, legge il giornale ripulendosi la bocca con uno stuzzicadenti. Sul suo tavolo c’è un vaso di porcellana bianca con una rosa. Il chiassoso chiacchiericcio e il fracasso delle stoviglie coprono addirittura il rumore della pioggia battente. Ma lei sa che piove forte, vede l’acqua scendere a torrenti sul vetro delle finestre. Per un breve lasso di tempo resta seduta lì, lascia correre la fantasia a briglia sciolta. Riesce a trovare un collegamento arbitrario fra tutti gli avvenimenti e i pensieri delle ultime ore, le fanno sorgere una ridda di libere associazioni. Per esempio, tra il bambino e l’inesistente operaia della fabbrica di cemento; tra il paracadutista e un uccello ad ali spiegate; tra la rosa e la pioggia e poi Borges, che conosce così bene. Chi la sente cadere ha recuperato / il tempo in cui la sorte fortunata / gli rivelò un fiore chiamato rosa / e lo strano colore del rosso. Ma la sua rosa è sfiorita, sta marcendo. Sente addirittura che anche la sua mente sta marcendo poco alla volta. Sta aspettando da quarantacinque minuti tondi tondi, ma ancora non le portano da mangiare. L’uomo di fronte a lei se n’è già andato, e ha lasciato sul tavolo il giornale che stava leggendo. Ding Xiaoman lo prende facendo cadere via due stuzzicadenti e un titolo a caratteri cubitali in prima pagina attira subito la sua attenzione: “Gong Li muore suicida (dettagli a pagina otto)”. Ding Xiaoman apre il giornale a pagina otto, e dopo aver cercato a lungo finalmente in un trafiletto in basso a destra legge: Gong Li, contadina del settimo raggruppamento del villaggio di Dingmao, frazione di Bali, presso Zhugezhen, furiosa dopo una lite con i vicini per via di due anatre, torna a casa e in preda a improvvisa disperazione s’impicca con una corda di canapa a una trave del soffitto… Dal nostro corrispondente Wang Xiaoqiang Le labbra increspate in un freddo sorriso, Ding Xiaoman abbandona il giornale sul tavolo. Arrivano i piatti, ma assaggia appena qualche boccone e torna a guardare il giornale. A un tratto si è ricordata di qualcosa: posa ciotola e bacchette, afferra il giornale e riprende a leggere. Il suo sguardo si fissa sulla frase a piccoli caratteri “s’impicca con una corda di canapa a una trave del soffitto”. Sente una stretta al cuore e all’improvviso le torna in mente l’indovinello del bambino: una persona può rimanere sospesa in aria senza cadere? Ha come il sentore di un pericolo e si rimprovera per la propria negligenza. Fa un cenno al cameriere, paga il conto e corre al piano di sotto. Si precipita nella hall. Il divano è vuoto, il bambino se n’è andato. Si avvicina al portiere e gli chiede del bambino. L’uomo indica fuori con il dito. “Lo conosci?”, gli domanda. “Certo che lo conosco”, il vecchio emana un acre odore d’aglio. “Pensa che suo padre è stato un mio allievo”. “Ma come? Sei anche un insegnante?”. “Prima di andare in pensione insegnavo geografia alle superiori, ma era tanti anni fa. Suo padre era nella mia classe, aveva problemi al fegato, in terza lasciò la scuola. Ora fa lo spazzino qui. Lo vedo con il figlio quasi tutti i giorni. Quel bambino è proprio giudizioso, lo aiuta a raccogliere le cartacce”. “Ti è capitato di vedere suo padre negli ultimi giorni?”, domanda Ding Xiaoman. Il vecchio si concentra un istante: “Ora che me lo dici, a pensarci bene, in questi due giorni non l’ho visto spazzare le strade. Perché cerchi il bambino?”. “Dove abita?”, chiede lei con impazienza, “puoi portarmi da lui?”. “So dov’è, ma ho mal di schiena, faccio fatica a camminare, e poi fuori piove ancora”. Ding Xiaoman prende il portafoglio, tira fuori cento yuan e li porge al vecchio: “Fammi il favore di accompagnarmi, devo vedere quel bambino con urgenza”. Il vecchio dà un’occhiata ai soldi e fa una risatina, come se non se ne aspettasse così tanti. Si volta e si fa dare un ombrello dalla ragazza della reception, che lo stuzzica: “Ti è passato il mal di schiena?”. L’insegnante ha il senso dell’umorismo: “Sì, sì, è passato”, risponde, se me ne dava duecento correvo in America tutto d’un fiato”. I due camminano sotto la pioggia per circa un’ora, alla fine arrivano davanti a un edificio di mattoni grigi a cinque piani. Passa un furgoncino bianco con i fari accesi che le schizza in faccia acqua mista a fango. Il professore di geografia la guida fino a un portico d’ingresso sul lato ovest dell’edificio e lì si ferma. “Io non salgo, ridammi l’ombrello. Abita al quarto piano, numero 401. Io non ci vengo”. Prende l’ombrello dalle mani di Ding Xiaoman, lo chiude, si gira e se ne va. Davanti all’ingresso si è formata una pozzanghera. I due appartamenti al piano terra hanno la porta aperta, le padrone di casa discutono ad alta voce. “Aveva la lingua fuori a penzoloni, che spavento”. Al terzo piano s’imbatte in tre poliziotti che stanno scendendo, indossano impermeabile e stivaloni di gomma, in mano lunghe torce elettriche. Sul pianerottolo si è formato un capannello di persone. “Anche il bambino, però, non è in grado di capire? È morto da così tanto tempo, com’è che non ha chiamato nessuno”. Avverte un pungente odore di disinfettante, stranissimo. La porta del 401 è aperta. Ding Xiaoman vede il piccolo. Bocconi sul letto, sta mangiando una pera o una mela, l’ha quasi finita, resta il torsolo. Accanto al letto c’è una donna di una quarantina d’anni dall’aria turbata. Nella stanza c’è anche una bambina di sette o otto anni, che in punta di piedi cerca di prendere qualcosa da un cassettone. La donna le grida: “Non toccare! Potresti infettarti!”. Si gira e le assesta un ceffone. Nel farlo, si accorge di Ding Xiaoman in piedi sulla porta. Palesemente anche il bambino l’ha vista e storce la bocca in un sorriso. “Tu chi sei per il bambino?”, le chiede la donna squadrandola da capo a piedi. “Una parente”, risponde Ding Xiaoman dopo averci pensato un istante. L’altra fa un lungo sospiro e sorride: “Ottimo”. Abita nell’appartamento di fronte. Poco fa la polizia le ha affidato temporaneamente il bambino. Domani mattina il comitato di quartiere manderà qualcuno a occuparsi della faccenda. “Cosa è successo ai suoi?”. “Non hai visto l’auto delle pompe funebri? Il padre si è impiccato”, risponde la donna, “stamattina all’alba, erano le quattro o le cinque, il bambino è venuto a bussare alla mia porta. Ero appena tornata dal turno di notte alla fabbrica di cemento, mi ero addormentata solo da un paio d’ore quando il piccolo mi ha svegliato. Ho aperto la porta e gli ho chiesto cosa avesse, e lui: ‘Sbrigati, vieni a vedere mio papà’. Dentro di me ho pensato: ‘Tuo papà lo conosco, cosa ci sarà mai da vedere?’. Ti dico la verità, avevo tanto sonno, ho richiuso la porta, chi se lo poteva immaginare che il padre si fosse impiccato”. La donna stende le mani e le avvicina alla luce della lampada per guardarsele attentamente: “Poco fa li ho aiutati a spostare il corpo, dici che mi potrei essere infettata? Soffriva da tempo di epatite. Ma mi sono già lavata le mani col sapone”. “Se te le sei lavate non c’è problema”, risponde Ding Xiaoman. La donna prende per mano la bambina ed esce. “E la madre?”. Chiede Ding Xiaoman alle loro spalle. La donna si gira e fa un cenno sconsolato con la mano: “È morta anche lei. Solo due mesi fa. Cancro ai polmoni”. Poi Ding Xiaoman sente la porta di fronte chiudersi con uno schianto. Ora nella stanza sono rimasti solo loro due, Ding Xiaoman e il bambino. La finestra che affaccia a ovest ha un vetro rotto, il vento si riversa dentro ululando e infradiciando dei giornali vecchi impilati contro il muro. Sul cassettone c’è una cartella clinica, i caratteri sono vergati in una grafia disordinata, ma leggibile: fegato, carcinoma, terminale. Accanto è posato un rotolo di corda di canapa, nuova. Questo naturalmente spinge Ding Xiaoman a immaginare che il padre l’abbia comprata tornando dall’ospedale, probabilmente è stato in quel momento che ha maturato l’idea del suicidio, è entrato in un negozio di casalinghi e ha comprato la corda. Si siede sul letto vicino al bambino, gli accarezza la testa, gli chiede se ha fame. Il bimbo ha gli occhi un po’ smarriti: dice che ha mangiato una mela, non ha molta fame, ha solo sonno. A un tratto scivola giù dal letto, prende uno sgabello e ci si arrampica per aprire il cassetto più alto del cassettone, tira fuori una cornice e la fa oscillare verso Ding Xiaoman. “Questa è mia mamma. Te l’ho detto che abita nel cassetto”. Solo ora, guardando la fotografia, Ding Xiaoman avverte in bocca il gusto salato delle lacrime. È un volto pallido e fragile, lo sguardo carico di dubbi, pietà e paura. Come se avesse visto una cosa spaventosa proprio mentre le scattavano la foto. Ding Xiaoman ripone la cornice nel cassetto. Vorrebbe riempire un catino d’acqua per lavare il viso al bambino, ma non ne trova uno. Allora lo accompagna in cucina, si avvicina al rubinetto, si bagna la mano e gliela passa sul viso. Ha visto che ha una macchia di sangue sotto il naso: gli chiede se si è graffiato. Il bambino dice che al mattino, quando è andato a bussare alla signora di fronte, lei gli ha chiuso la porta in faccia, ferendogli il naso. “Ma ho perso sangue solo un po’, poi ha smesso. Come mai, secondo te?”, dice il bambino. Ding Xiaoman continua a piangere. Lo prende in braccio, gli sfila le scarpe e gli lava i piedi, poi lo solleva e lo depone sul letto. Ha un corpicino morbido morbido, si addormenta quasi all’istante. Ding Xiaoman si siede sul bordo del letto a guardarlo, piange da sola per un po’. Prende il cellulare e compone il numero di Qiu Huaide. “Caporedattore Qiu, voglio cambiare argomento, scrivere un altro articolo”. “Hai una voce strana, cos’è successo? Pronto? Pronto?”. “Qui è successo un fatto, voglio scriverci un articolo…”, esordisce, e poi gli racconta tutto. “Che stupida, cose del genere succedono tutti i giorni, non è una notizia”. Dall’altro capo del telefono, Qiu Huaide si sforza di ascoltare fino alla fine, cercando di essere paziente, poi scoppia a ridere: “Non dovresti farti prendere così dalle emozioni. Devo rispondere a un’altra telefonata, aspetta, ti richiamo io”. Si appoggia alla testiera del letto, aspetta per due ore. È smarrita. Qiu Huaide non ha ancora richiamato. Fuori la pioggia cade scrosciante. Questa pioggia che acceca i vetri / rallegrerà in sperdute periferie / le nere uve di una pergola in un / patio che non esiste più. La bagnata / sera mi porta la voce, la voce desiderata, / di mio padre che ritorna e che non è morto. Ding Xiaoman cade in un breve sonno confuso, ma la sua mente continua a pensare: come dirà addio al bambino il giorno dopo? A questo pensiero senz’accorgersene ricomincia a piangere. A mezzanotte, il piccolo si sveglia bruscamente, gli occhi neri e lucidi. Giocherella con la mano sinistra di Ding Xiaoman, in realtà ha notato l’anello che porta al dito medio. Lei se lo toglie e glielo porge. “Cos’è?”. “Un anello”. Il piccolo si porta l’anello davanti agli occhi e lo osserva a lungo. “Mi è venuta in mente la canzone che mi ha insegnato la mamma”, dice a un tratto. In quel momento, trilla il cellulare, è Qiu Huaide, un altro sms: “Cambio di programma: domani mattina presto vai a Hefei e prendi il volo per Pechino. L’attrice Liu Xiaoqing ha avuto un incidente”. Il bambino la fissa imbambolato: “Ti canto la canzone, mi ascolti?”. “Sì, fammi sentire, dai!”. Gli accarezza la testa. I suoi occhi sono neri e lucidi. Dici che vuoi sentirmi cantare Dici che vuoi vedere il mio viso Non posso cantare per te, mi vien da piangere se canto Non posso mostrarti il mio viso, mi vien da piangere se mi guardi Meglio cogliere un fiore selvatico per te Mi chiedi, mamma, come si chiama quel fiore Mi chiedi, mamma, di che colore è quel fiore È il fiore anello! È un bel fiore immacolato È una lacrima di mamma, il cuore della mamma È il fiore anello.
ge fei, nome d’arte di Liu Yong, è nato nel 1964 a Dantu, nello Jiangsu. Autore di romanzi e racconti, nel 2015 ha vinto il premio letterario Mao Dun con la Trilogia del Jiangnan . Insegna letteratura cinese all’università Tsinghua di Pechino. In Italia ha pubblicato Le cetra intarsiata (Fahrenheit 451 2000). Il titolo originale di questo racconto è Zhijiehua (Il fiore anello). La traduzione è di Nicoletta Pesaro.
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Questo articolo è uscito sul numero 1390 di Internazionale, a pagina 50. Compra questo numero | Abbonati