Quando, nel giro di poco, sono morti mia nonna e il nostro gatto ho preferito non raccontare troppe bugie alla mia bimba di 4 anni. Le ho spiegato che a un certo punto tutti smettiamo di vivere sulla Terra: forse diventiamo delle stelle, forse andiamo in cielo, ma nessuno sa con esattezza cosa succede dopo. Sul momento non è sembrata preoccupata ma, a distanza di tempo, prima di dormire a volte mi dice che ha paura di quando smetterà di vivere sulla Terra. Ho sbagliato qualcosa? –Daniela

Non credo tu abbia sbagliato qualcosa. Rispondendo con sincerità e delicatezza, e scegliendo un giusto equilibrio tra realtà e rassicurazione, hai fatto una cosa difficile ma preziosa per tua figlia. E gli esperti ti danno ragione. La psicologa statunitense Christy Denckla, specializzata nell’elaborazione del lutto, spiega che le domande sulla morte dei bambini piccoli non sono un segno di disagio, ma di crescita cognitiva. Di solito il concetto di morte come evento definitivo si acquisisce dai cinque anni in su, ma visto quello che è successo tua figlia si è semplicemente trovata a elaborarlo un po’ prima. Il fatto che ne parli la sera, quando i pensieri si fanno più grandi, anche quello è normale. Non serve cambiare argomento o chiederle di non pensarci: basta esserci, ascoltarla, darle le parole giuste e un po’ di cielo dove mettere i suoi dubbi. Con la tua risposta hai seminato qualcosa di buono: l’idea che anche le cose difficili si possono affrontare. E quella consapevolezza — anche se adesso ti sembra fragile — è già una forza per la tua bambina.
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Questo articolo è uscito sul numero 1630 di Internazionale, a pagina 16. Compra questo numero | Abbonati