C’è un’azienda statunitense che dà lavoro a 633.108 persone, gestisce le consegne di 142,6 miliardi di prodotti ogni anno e nel suo settore ha una quota di mercato del 48 per cento. Ha una rete di vendita al dettaglio più grande di McDonald’s, Starbucks e Walmart messe insieme, e raggiunge anche le zone rurali e più isolate del paese. È un marchio popolare tra i cittadini statunitensi. Anche durante la pandemia, gli incassi dell’azienda nel terzo trimestre sono cresciuti di 547 milioni di dollari rispetto al 2019. Invece di celebrare questa crescita del 3,2 per cento, il suo amministratore delegato ha detto che l’azienda è “in una posizione finanziariamente insostenibile se non ci saranno cambiamenti fondamentali” e ha minacciato di scorporarla. Sembra strano, ma è proprio quello che sta succedendo al Servizio postale degli Stati Uniti (Usps). Una crisi completamente politicizzata minaccia di distruggere una delle più importanti istituzioni del paese.

Il dipartimento degli uffici postali degli Stati Uniti fu creato poco dopo la rivoluzione americana, con la missione di collegare un paese geograficamente vario e di contrastare la censura di stato. Nei secoli successivi ha portato avanti questa missione, mantenendo in attività migliaia di uffici aperti al pubblico e caselle postali in località remote senza ricorrere ai soldi dei contribuenti. Non sorprende che il 91 per cento degli statunitensi abbia un’opinione positiva dell’Usps. A dispetto dei luoghi comuni sull’inefficienza statale, il servizio postale svolge un servizio sociale molto più ampio di quello richiesto a una qualsiasi azienda privata, e contemporaneamente fa profitti. Questi ricavi tuttavia sono mascherati da una legge del 2006 imposta dal congresso, che obbliga l’Usps a creare un fondo da 72 miliardi di dollari per coprire i costi dell’assistenza sanitaria dei pensionati nei 75 anni successivi. È un obbligo a cui nessun’altra organizzazione, né pubblica né privata, deve sottostare.

Invece di limitarci a proteggere il servizio postale Usps dagli attacchi di Donald Trump, dovremmo spingerci oltre. Espandere le prerogative dell’azienda

I dirigenti delle aziende spesso si preoccupano quando lo stato condiziona il libero mercato. Ma la campagna decennale contro l’Usps sembra il contrario: lo stato danneggia un suo progetto di successo per promuovere piani di privatizzazione. Il danno fatto non colpirà solo i consumatori, in particolare quelli che vivono nelle aree rurali e fanno più affidamento sull’Usps. Colpirà anche gli elettori – durante una pandemia, quando il voto per corrispondenza è più importante che mai – e migliaia di lavoratori. Negli Stati Uniti il lavoro alle poste è uno dei più potenti motori di mobilità sociale verso l’alto. Già nel 1861 il dipartimento degli uffici postali cominciò ad assumere gli afroamericani, mantenendo questa pratica per tutto il secolo di apartheid che seguì la fine della schiavitù. Oggi un quarto dei dipendenti dell’Usps è nero e la grande maggioranza è iscritta al sindacato. Per questi lavoratori un impiego pubblico stabile è l’unica strada sicura per ottenere protezioni sindacali e uno stipendio dignitoso. Visto che l’Usps è uno dei principali datori di lavoro degli Stati Uniti, un programma di austerità colpirebbe tutte le comunità del paese. Ma gli effetti indiretti sarebbero altrettanto pesanti. Gli accordi collettivi influenzano i salari di vari settori, ne beneficiano perfino i lavoratori non sindacalizzati di aziende di spedizione come la FedEx. I sindacati dell’Usps sono intervenuti in difesa dei diritti sociali di tutti i lavoratori.

Invece di limitarsi a proteggere l’Usps dagli attacchi dell’amministrazione Trump, gli Stati Uniti dovrebbero spingersi oltre. Espandere le prerogative dell’azienda. Bisognerebbe per esempio valutare l’idea di resuscitare i servizi bancari postali. Per buona parte del novecento il dipartimento degli uffici postali ha gestito un sistema di risparmio che permetteva ai clienti di effettuare depositi. Oggi sono molti i paesi che offrono servizi bancari postali, tra cui Francia, Nuova Zelanda e Corea del Sud. Il ritorno del sistema di risparmi postali potrebbe aiutare i milioni di statunitensi adulti che non hanno un conto in banca.

Mentre le banche continuano ad agire con modalità predatorie e chiudono le filiali locali, serve una soluzione pubblica sostenibile. Si può immaginare, per esempio, che l’Usps usi la sua rete logistica per consegnare da mangiare e altri prodotti essenziali a poveri e anziani, o che si espanda nel settore delle telecomunicazioni, contribuendo a migliorare l’accesso all’internet a banda larga nelle zone rurali.

Nonostante l’incredibile benessere materiale, gli Stati Uniti stanno perdendo terreno rispetto agli altri paesi industrializzati. Lo dimostrano gli indicatori su povertà, fame, speranza di vita e mortalità infantile. La cosa si spiega in parte con il rifiuto di Washington d’investire nei servizi e nel settore pubblico. Gli Stati Uniti stanno tradendo se stessi e le generazioni a venire. È arrivato il tempo di rafforzare le istituzioni pubbliche più efficienti, non di compromettere il loro futuro. ◆ ff

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Questo articolo è uscito sul numero 1372 di Internazionale, a pagina 32. Compra questo numero | Abbonati