La famiglia Salieu diede a Pa il nome di uno zio, il fratello maggiore del padre, un poliziotto morto in un incidente di moto mentre era in servizio in Gambia. Il vecchio Pa era un faro per la famiglia e con i suoi guadagni manteneva i fratelli. “Anch’io sono l’anziano della famiglia. Sto cercando di portare avanti il lavoro che aveva cominciato lui”, mi dice Pa, 23 anni.

È fine ottobre e siamo seduti in una stanza con le luci basse, negli uffici del suo management, nella parte ovest di Londra. Tra pochi giorni (a novembre del 2020) uscirà il suo disco d’esordio, Send them back to Coventry. Gli anelli d’argento di Pa risplendono nell’oscurità del tardo pomeriggio londinese, mentre lui sta seduto su un divano lungo come tutta la stanza. In questi giorni ha fatto molte interviste e incontri con la stampa, e ha anche girato dei video musicali.

Pa Salieu a Londra, ottobre 2020 (Esme Surfleet, Mixmag)

Send them back to Coventry segna la fine del primo capitolo di una vita trascorsa tra il Regno Unito e l’Africa occidentale, la legalità e l’illegalità, le miserie della vita di strada e le soddisfazioni di una carriera nel rap britannico. “Nelle canzoni potrei parlare di altre stronzate, ma è da lì che vengo. Voglio che l’autenticità rimanga una parte di me”, dice.

Nato a Slough, una cittadina a ovest di Londra, da bambino Pa Salieu fu mandato a vivere con i nonni in Gambia, un piccolo paese sulla costa dell’Africa occidentale. I suoi ricordi di quegli anni sono felici: “Stavo con mia nonna, ero il suo cocco”. Ricorda le visite a tranquilli villaggi dove gli asini spingevano dei carretti per la strada. Sul retro della loro casa il nonno aveva una fattoria. Dalla polvere crescevano meli e alberi di mango. Avevano una moschea in salotto, dove si ritrovavano tutti per pregare. A mezzogiorno ospitavano i vicini per il pranzo e le famiglie allargate condividevano il mangiare in grandi piatti di ceramica.

L’esperienza in Gambia ha modellato il carattere di Pa Salieu. “Le vibrazioni, lo spirito, la famiglia, tutto”, dice, esibendo un profondo orgoglio per le sue radici africane. Il Gambia anima le parole che escono dalle sue labbra quando rappa e canta con voce da crooner _su basi ritmate e rumorose._ “Qualcosa mi richiama verso casa. Non vengo dalla sporcizia, vengo dalla polvere”, aggiunge.

Nel 2019 davanti a un pub a Coventry è stato colpito alla testa da proiettili di fucile. Venti pallottole gli hanno trafitto la pelle

Lontano dalla madre, Pa sognava che lei venisse a trovarlo. Poi, a dieci anni, fu lui a tornare da lei e dal padre nel Regno Unito. In breve si ritrovò su un aereo in volo sopra l’Atlantico, pronto a cominciare una nuova vita in un paese che praticamente non conosceva.

O mangi o vieni mangiato

Il Regno Unito era diverso da come immaginava. A Coventry, una città al centro dell’Inghilterra, c’erano condomini residenziali; c’era la neve; c’era una scuola elementare dove i ragazzi lo prendevano in giro per il suo strano accento. Finché un giorno un genitore non prese da parte sua madre, dicendole che quell’ambiente non era sicuro e che doveva portare suo figlio via da lì.

Alle superiori fu sospeso per una rissa, scatenata da alcuni ragazzi che l’avevano provocato. “L’orgoglio uccide, l’orgoglio ti può fottere. Ma, nelle situazioni giuste, ti dà anche equilibrio, no?”, commenta il rapper.

La famiglia si trasferì a Hillfields, nella periferia nord della città. Un luogo che aveva accolto ondate d’immigrati, un posto un tempo famoso per la sua industria manifatturiera e per lo stadio Highfield road, dove giocava il Coventry City. Ma negli ultimi decenni l’industria era andata in crisi, lo stadio era stato demolito e la squadra di calcio si era trasferita. Oggi Hillfields è una delle aree più povere della regione.

La musica di Pa Salieu contiene diversi riferimenti a questa desolazione. “Per le strade di Hillfields o mangi o vieni mangiato”, rappa nel brano Year of the real insieme a Meekz, un rapper di Manchester, e a Teeway, un artista del sud di Londra. “È il ghetto che mi ha reso vecchio”, dice in un altro verso. Le parole di Pa Salieu sono uno sguardo schietto a un periodo cupo della sua vita. Dopo la morte dei nonni, Pa dovette scendere in strada per sopravvivere. “I put my time in the trap”, per un certo tempo ho spacciato, dice nel verso successivo.

Meglio sopravvivere che morire

Oggi ricorda “le case abbandonate” dove si spacciava e come “era difficile uscirne”. “Tutta colpa delle circostanze. Nessuno vorrebbe vivere così. Ho dovuto fare quello che andava fatto per sopravvivere. Anche se mi avrebbe distrutto, preferivo sopravvivere che morire”, aggiunge. Nel tempo libero trovava conforto nel registrare versi sul cellulare, caricandoli su Instagram per un pubblico di due o tre persone. “Era per combattere lo stress”, spiega, “qualcuno mi diceva ‘continua a fare quello che fai, ti farà stare bene’”.

Ma con il passare del tempo i veri pericoli della vita di strada cominciano ad avere delle serie conseguenze sui giovani che, come lui, sono cresciuti in certi ambienti. Pa Salieu ricorda la sofferenza, i ragazzi che si bucavano e si accoltellavano, “persone che venivano uccise dai proiettili”, gli amici devastati dai traumi, che lentamente perdevano la loro salute mentale e finivano rinchiusi negli istituti psichiatrici.

Qualche volta i suoi amici lo andavano a prendere in strada e lo portavano in uno studio di registrazione a Stoke-on-Trent, una città vicina, presentandolo a dei produttori musicali. Lì passava due giorni a registrare musica e a comporre versi, prima di tornare a Hillfields. I suoi brani sono apparsi su internet uno alla volta. E nel 2018, dopo aver pubblicato due video e alcuni freestyle su GRM Daily, un sito dedicato al rap e a sottogeneri come la grime, la sua carriera musicale ha cominciato a prendere forma.

Sempre nel 2018 il suo amico Ap è stato ucciso e la musica si è trasformata da un passatempo a una cosa seria. Prima di morire, Ap aveva creato una linea d’abbigliamento, spingendo Pa a prendere sul serio il rap. Ap prevedeva grandi cose per il loro futuro, dice Pa Salieu, “ma all’improvviso per lui è finito tutto. Quindi è toccato a me appropriarmi della sua visione e renderla reale. Viviamo attraverso le altre persone e i nostri antenati”.

Nel febbraio del 2019 il rapper ha diffuso un brano freestyle sulla piattaforma britannica di hip hop Mixtape Madness. Su un sottofondo strumentale suadente, la sua voce rappava “Ho sognato di essere morto / rosso dalla testa ai piedi / devo essere stato colpito da un fucile / come ho fatto a ridurmi così?”.

Otto mesi dopo l’uscita del freestyle, davanti a un pub nel centro di Coventry, Pa Salieu è stato colpito alla testa dalla stessa arma che aveva descritto nel brano. Venti pallottole gli hanno trafitto la pelle. È riuscito a scendere le scale barcollando e ha chiamato un’ambulanza, guidato da una vocina tranquilla nella sua testa che, con una punta di sfida nel tono, gli diceva “Vaffanculo. Siamo solo all’inizio. Nessuno mi fermerà”. Pa si è svegliato nel reparto di terapia intensiva con sedici pallottole ancora in corpo. Pochi giorni dopo essere stato dimesso dall’ospedale era già in studio a registrare.

Biografia

◆ ** 1997 Nasce a Slough, nel Regno Unito. Quando è ancora bambino i genitori lo mandano in Gambia a vivere dai nonni. Sua nonna, una cantante folk, lo avvicina al mondo della musica.
◆ ** 2007 **I genitori lo fanno tornare nel Regno Unito. La famiglia si trasferisce a Hillfields, un quartiere povero di Coventry. In seguito, a causa di problemi economici, Pa comincia a vivere per strada e a spacciare droga. Nel tempo libero scrive versi rap. **
**◆ ** 2018 **La morte di un amico lo spinge a dedicare più tempo alla musica. Pubblica il suo primo pezzo freestyle su internet.

◆ ** Novembre 2020 **Esce il suo primo disco, Send them back to Coventry.
**◆ ** Gennaio 2021 **La Bbc lo inserisce al primo posto della sua classifica annuale “Sound of”, dedicata ai migliori talenti emergenti della musica, che in passato ha anticipato il successo di musicisti come Adele, 50 Cent, James Blake e Billie Eilish.


L’agguato gli ha smosso qualcosa dentro: ha rafforzato la sua fede e il suo legame con la spiritualità. Ora parla sempre di costruire qualcosa in Gambia e di essere d’ispirazione per altri che, come lui, vengono dalla polvere. È una vera e propria missione. “È come se una forza mi spingesse. Non dormo, voglio solo arrivare a domani e vedere cosa succede, capire perché sono rimasto vivo dopo che mi hanno sparato”, dice.

Alcuni mesi dopo quell’incidente usciva Frontline, il suo singolo d’esordio, uno sguardo schietto sugli angoli più bui di Hillfields. “Notte e giorno turni al cimitero”, rappa al suono di sirene spiegate e una serie di percussioni e cupi sintetizzatori.

Un nuovo capitolo

Nel 2020 la sua vita è cambiata. L’uscita di Frontline l’ha catapultato da Coventry al cuore della scena rap. Quel brano e poi My family, cantato con Backroad Gee, hanno ricevuto un’accoglienza trionfale. Sono arrivate le campagne pubblicitarie con la Burberry e le copertine delle riviste. Durante un viaggio nel Kent ha visto la campagna e si è fermato a osservare il mare britannico. “So che non è niente di particolare”, dice, “ma non avrei mai pensato di vedere una cosa simile”.

In seguito si è messo a lavorare a un disco. Il singolo B***k , uno dei pezzi dell’album, è una riflessione sull’orgoglio e, più in generale, sui fastidiosi atteggiamenti della società occidentale nei confronti dei neri. Tra un capitolo che si chiude e uno che si apre, la sensazione è che Pa Salieu non stia cambiando pelle, ma che porti con sé gli elementi più forti della vita vissuta finora. Che il caos di Coventry, le pallottole, gli studi di registrazione e le memorie felici del Gambia non verranno mai dimenticati. Sono tutti silenziosi ricordi e ispirazioni che Pa si terrà dentro, con gli occhi puntati sulla sua missione. ◆ _ ff_

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Questo articolo è uscito sul numero 1395 di Internazionale, a pagina 72. Compra questo numero | Abbonati