Da quando Donald Trump è di nuovo presidente degli Stati Uniti sono cambiate molte cose, soprattutto in peggio. Ora ha perfino introdotto una nuova categoria dell’economia politica: la vittoria apparente. A dispetto di quanto trionfalmente annunciato, non è riuscito a mettere la Cina in ginocchio con la guerra commerciale. L’accordo raggiunto è più che mai lontano da una vera vittoria di Trump, ma è comunque un successo per l’economia mondiale e per l’umanità. C’è da sgranare gli occhi quando Trump gioisce per un “nuovo inizio” con la Cina o quando festeggia un “colloquio positivo”. Tutto questo non sarebbe stato necessario se non avesse aumentato i dazi sulle merci cinesi del 145 per cento. Se queste tariffe dovessero tornare in vigore, lo scambio di merci tra le due maggiori potenze economiche sarebbe soffocato. Non c’è da sorprendersi, quindi, se dopo l’accordo provvisorio le borse si sono riprese. Un altro dramma trumpiano è stato superato. Ma la domanda è: per quanto?
Finora il presidente statunitense non ha ottenuto niente. Il modello è lo stesso delle aggressioni agli altri partner commerciali, come il Messico e il Canada: insulti, dazi, poi una vittoria apparente. Trump però si è dato l’obiettivo di eliminare l’enorme deficit della bilancia commerciale degli Stati Uniti con la Cina. Resta poco chiaro quali misure vorrebbe imporre nei negoziati con Pechino. Molte aziende statunitensi possono fare poco nella competizione con le più economiche merci cinesi. Ma Trump non può neanche rinunciare al suo obiettivo senza perdere la faccia.
Lo scontro non lascia presagire niente di buono. I dazi superiori al 100 per cento sono stati semplicemente sospesi, non cancellati. E anche solo l’incertezza su cosa succederà è dannosa, perché frena gli investimenti delle aziende e i consumi. L’uscita da questa impasse ci sarebbe solo se Trump rinunciasse al suo programma sui dazi.
L’accordo con la Cina lancia un messaggio chiaro all’Europa, che finora si è mossa con cautela per non irritare Trump, forse anche nella speranza di tenerlo buono su altre questioni, come la protezione militare garantita dagli Stati Uniti. Ma Pechino ha mostrato che c’è un’altra via: ha risposto con pesanti dazi, costringendo Trump a negoziare. Niente sarebbe più sbagliato che lasciarsi ricattare continuamente da Trump. Regalandogli così una vera vittoria. ◆ nv
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Questo articolo è uscito sul numero 1614 di Internazionale, a pagina 17. Compra questo numero | Abbonati