Novi Sad, 1 novembre (Uros Arsic, Afp/Getty)

Il 1 novembre decine di migliaia di persone si sono radunate davanti alla stazione di Novi Sad nel primo anniversario del crollo di una pensilina che uccise sedici persone, dando il via a una grande ondata di proteste, che dura ancora oggi, contro la corruzione e il sistema di potere del presidente Aleksandar Vučić. Alle 11.52 i manifestanti hanno osservato 16 minuti di silenzio in memoria delle vittime. La tragedia ha avuto un impatto fortissimo sulla società serba, che l’ha considerata il prodotto della corruzione diffusa e della scarsa trasparenza negli appalti pubblici. Come scrive il sito Mašina, anche la diaspora si è mobilitata, organizzando manifestazioni in Europa, Stati Uniti e Australia. Nel paese, spiega Vreme, l’attenzione si è concentrata sui numeri della mobilitazione, ma il punto è un altro: “La lotta innescata dalla tragedia di Novi Sad da tempo si è spostata su un altro terreno, l’unico possibile contro un presidente che non ha nessuna vergogna e ha deciso di aggrapparsi al potere con tutti i mezzi: le elezioni, a cui parteciperà anche una lista degli studenti. Per questo è un bene che la commemorazione sia stata partecipata e corretta. E che nessuno l’abbia rovinata giocando alla rivoluzione”.

Il 1 novembre decine di migliaia di persone si sono radunate davanti alla stazione di Novi Sad nel primo anniversario del crollo di una pensilina che uccise sedici persone, dando il via a una grande ondata di proteste, che dura ancora oggi, contro la corruzione e il sistema di potere del presidente Aleksandar Vučić. Alle 11.52 i manifestanti hanno osservato 16 minuti di silenzio in memoria delle vittime. La tragedia ha avuto un impatto fortissimo sulla società serba, che l’ha considerata il prodotto della corruzione diffusa e della scarsa trasparenza negli appalti pubblici. Come scrive il sito Mašina, anche la diaspora si è mobilitata, organizzando manifestazioni in Europa, Stati Uniti e Australia. Nel paese, spiega Vreme, l’attenzione si è concentrata sui numeri della mobilitazione, ma il punto è un altro: “La lotta innescata dalla tragedia di Novi Sad da tempo si è spostata su un altro terreno, l’unico possibile contro un presidente che non ha nessuna vergogna e ha deciso di aggrapparsi al potere con tutti i mezzi: le elezioni, a cui parteciperà anche una lista degli studenti. Per questo è un bene che la commemorazione sia stata partecipata e corretta. E che nessuno l’abbia rovinata giocando alla rivoluzione”.

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Questo articolo è uscito sul numero 1639 di Internazionale, a pagina 33. Compra questo numero | Abbonati