L’ultima e più autorevole certificazione legale della barbarie commessa da Israele a Gaza è arrivata il 16 settembre da una commissione d’inchiesta indipendente delle Nazioni Unite, che ha confermato l’esistenza di un genocidio dopo averne considerato dimostrabile l’intenzionalità, un elemento giuridicamente indispensabile. Oltre a invitare Israele a interrompere la sua offensiva, a smettere di usare la fame come arma, a interrompere l’assedio e ad assicurare la consegna degli aiuti umanitari, misure già proposte dalla Corte internazionale di giustizia e ignorate da Tel Aviv, la commissione chiede di rispettare gli obblighi legali internazionali e di punire i responsabili del massacro.

Il parere è un precedente che potrebbe essere usato dalla Corte internazionale di giustizia nel contesto della denuncia presentata dal Sudafrica contro Israele.

La definizione giuridica è importante per punire i colpevoli, ma sposta la questione su un piano tecnico e distrae da un aspetto più urgente: mettere fine alla mattanza e alle sofferenze di quasi due milioni di palestinesi nella Striscia, intensificate dai bombardamenti, dall’ingresso dell’esercito nella città di Gaza e dalla rottura delle trattative in vista di una tregua, causata dall’inqualificabile attacco israeliano contro i negoziatori di Hamas in Qatar, un altro crimine di guerra. Mentre cresce il consenso internazionale per sanzionare Israele, Netanyahu si prepara a occupare un territorio ridotto a una spiaggia piena di macerie dove è ammassato più di un milione di persone in condizioni terribili, con l’appoggio implicito degli Stati Uniti, che hanno perso qualsiasi autorità morale.

Quindi qualunque azione pacifica e legale per fermare Netanyahu nel suo sterminio è apprezzabile. Nessuno può confondere il riconoscimento della Palestina, le denunce internazionali, i rapporti dell’Onu, l’interruzione della consegna di armi e le sanzioni contro Israele con un presunto appoggio al terrorismo di Hamas. I governi europei si stanno avvicinando alla posizione spagnola su Israele, comprese le proposte di veto alla partecipazione israeliana agli eventi internazionali. I cittadini non accettano più dibattiti cinici e sanno che a Gaza è in corso una strage sistematica di innocenti.

In questo dibattito non esistono due diverse prospettive: l’unica scelta accettabile è condannare Israele e agire con la massima unità possibile. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1632 di Internazionale, a pagina 17. Compra questo numero | Abbonati