Bastano i primi trenta secondi del nono album di Gruff Rhys per ricordarci della sua grandezza e imprevedibilità. Come negli altri suoi dischi, da solo o con il gruppo Super Furry Animals, la forza è nella voce, che spicca tra arrangiamenti elaborati e una scrittura eccellente. Rispetto al lavoro precedente, pieno di pezzi orecchiabili, Dim probs – il suo quarto album interamente in gallese – procede attraverso bozzetti impressionistici e lo-fi sempre coesi. Cercando un supporto limitato dall’esterno, come la sua band dal vivo oppure Cate Le Bon e H. Hawkline alle voci, Rhys vuole coinvolgere l’ascoltatore invece di attirare la sua attenzione. Anche se non parlate il gallese, la gioia è nella semplicità e nella ripetizione delle parole perché in fondo lui potrebbe cantare bene qualsiasi cosa. L’album porta con sé anche una certa rilevanza politica e culturale: il cantautore conserva uno spirito punk che gli permette di non preoccuparsi della risposta del pubblico e dell’industria alle sue scelte. Gli interessano solo la musica, il linguaggio e la sua identità nazionale in senso internazionalista. Dim probs potrebbe sembrare un’aggiunta di poco conto al repertorio dell’artista ma in realtà è un’opera piena di umanità e bellezza che potrebbe vincere la prova del tempo rispetto ad altri lavori più accessibili.
John Williamson, Clash
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Questo articolo è uscito sul numero 1632 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati