La mutilazione genitale femminile (Mgf) è una pratica tradizionale che prevede la rimozione della clitoride e di altre parti dei genitali esterni femminili per motivi non medici. Diffusa in circa trenta paesi dell’Africa e del Medio Oriente, ma anche in alcune aree dell’Asia e dell’America Latina, varia a seconda della comunità e si basa sulla convinzione che una donna debba rimanere pura e che il suo desiderio sessuale debba essere controllato. Di solito è eseguita senza anestesia. Questa procedura può causare gravi emorragie, rapporti sessuali dolorosi, difficoltà a urinare, infezioni, complicazioni durante il parto e un rischio maggiore di morte neonatale.

Pur essendo internazionalmente riconosciuta come una violazione dei diritti umani, si calcola che circa 68 milioni di ragazze in tutto il mondo rischiano di subire una mutilazione genitale prima del 2030.

Secondo l’Unfpa, l’agenzia delle Nazioni Unite per il diritto alla salute sessuale e riproduttiva, in Guinea Bissau il 45 per cento delle donne di età compresa tra i 15 e i 49 anni ha subìto una qualche forma di mutilazione.

Nel 2024 Gaia Squarci ha seguito vari progetti dell’Unfpa in Guinea e in Guinea Bissau. Il suo lavoro si concentra sulle difficoltà che le nuove generazioni affrontano in tema di diritti sessuali e riproduttivi, dovendo fare i conti con risorse limitate e realtà in cui la tradizione è ancora il principale punto di riferimento. ◆

Umo Baldé, 25 anni, scopre di aver avuto un aborto spontaneo dopo un’ecografia eseguita in una clinica mobile inviata dall’Unfpa nella regione rurale di Bafatá, in Guinea Bissau, lontano da qualsiasi centro sanitario.
Un gruppo di donne rientra a casa dopo un incontro pubblico contro le mutilazioni genitali femminili organizzato dall’Unfpa e dall’ong Tostan in un villaggio della regione di Gabu, in Guinea Bissau.
Donna incinte si sottopongono a un’ecografia in una clinica mobile inviata dall’Unfpa in un villaggio senza elettricità della regione di Bafatá, in Guinea Bissau.
Donna incinte si sottopongono a un’ecografia in una clinica mobile inviata dall’Unfpa in un villaggio senza elettricità della regione di Bafatá, in Guinea Bissau.
Donna incinte si sottopongono a un’ecografia in una clinica mobile inviata dall’Unfpa in un villaggio senza elettricità della regione di Bafatá, in Guinea Bissau.
Mariam Bah, 14 anni, nel centro giovanile di Pita, in Guinea. Mariam conosceva una ragazza che era stata violentata quando aveva dieci anni; in seguito non l’ha più rivista, perché la famiglia si era trasferita in un’altra zona.
Aisha (nome di fantasia), 20 anni, originaria della Sierra Leone, è stata fotografata all’Amic (Amigos da criança), un centro di Bissau che offre alloggio temporaneo, cibo e sostegno alle donne che hanno bisogno di protezione. Aisha è stata vittima di una truffa che prometteva a lei e a suo marito un lavoro a Dubai. Incinta di sei mesi, Aisha ha dormito per strada per un paio di settimane fino a quando uno sconosciuto l’ha indirizzata all’Amic. Suo marito dorme ancora nel mercato vicino.
Malan Sambú, 23 anni, prende dei preservativi da un distributore gratuito a Bissau. Un programma per i giovani sostenuto dall’Unfpa e dalla direzione generale della salute sessuale e riproduttiva della Guinea Bissau ha installato 164 distributori nelle strade della capitale per rendere i preservativi più accessibili ed evitare la disapprovazione che colpisce i giovani quando li comprano in farmacia.

Gaia Squarci è una fotografa e videomaker che vive tra Roma e New York, dove insegna digital storytelling all’International center of photography.

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Questo articolo è uscito sul numero 1631 di Internazionale, a pagina 70. Compra questo numero | Abbonati