Anche se i suoi genitori sono surinamesi, Lamsi è cresciuto ad Amsterdam, nei Paesi Bassi. Eppure resta legato alle sue radici: “Fino a una decina d’anni fa andavo ogni anno in Suriname, dove vive gran parte della mia famiglia. Lì ho scoperto il ritmo e la musica”. In Suriname quasi tutti imparano a suonare strumenti tradizionali come i tamburi agida e skratjie, che hanno sonorità legate a specifiche regioni. A introdurlo alla musica fu suo cugino Dimi, oggi scomparso: “Mi ha fatto ascoltare dance ed elettronica underground surinamese. Passavamo ore nei negozi di dischi”. Da quelle esperienze Lamsi ha assorbito gli intrecci percussivi della musica tradizionale, che ha unito agli strumenti del genere afro-surinamese del kawina. Questa energia ritorna in Tyar faya (accendi il fuoco), singolo realizzato con Afu Sensi e Vanyfox del collettivo Moonshine: “Volevo un brano radicato nei ritmi kawina, ma anche pensato per i club. In Suriname la musica è un’esperienza spirituale, ma anche una forma di protesta: era suonata da chi resisteva al colonialismo. Io cerco di conservare quella forza”. L’ex colonia olandese in Sudamerica è un crogiolo di lingue e culture, e per Lamsi la lotta contro l’oblio passa anche dalla musica. “La nostra lingua si perde: a scuola s’insegna il neerlandese, ma se dimentichiamo il surinamese perdiamo una parte di noi”. Per questo, aggiunge: “Voglio portare i nostri suoni oltre i Paesi Bassi, alimentando il melting pot globale”.
Rihana Osman, Pam
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Questo articolo è uscito sul numero 1630 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati