Il quinto album di Dev Hynes come Blood Orange si apre con una serie di contrasti musicali. Il primo brano, Look at you, comincia con una voce morbida su un cuscino di sintetizzatori, per poi fermarsi e ricominciare in maniera completamente diversa. Niente di nuovo per chiunque abbia familiarità con il repertorio del musicista britannico. Nella sua carriera si è inserito sempre nel mainstream in maniera obliqua. È apparso in album di star come Mariah Carey e Kylie Minogue senza diventare una fabbrica di hit ma per dare freschezza a queste produzioni. I suoi dischi esistono in un mondo a parte, dove regna l’inaspettato e la varietà è garantita anche dagli ospiti. Questi elementi gli hanno assicurato un certo eclettismo, ma spesso anche risultati dispersivi. Al contrario, Essex honey garantisce una certa unitarietà. Tutto è tenuto saldo da una notevole malinconia, quella tipica della fine dell’estate e dell’inizio dell’autunno, con melodie splendide ma tristi. I numerosi ospiti (Lorde, Mabe Fratti, il cantante sudanese canadese Mustafa e Zadie Smith, giusto per citarne alcuni) sono solo al servizio delle canzoni, contribuendo a un’atmosfera che continuerà a seguirvi anche dopo la fine del disco.
Alexis Petridis, The Guardian

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Questo articolo è uscito sul numero 1630 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati