Con il caldo soffocante di questi giorni è allettante l’idea di andare a rinfrescarsi in spiaggia o a ripararsi dal sole sotto gli alberi di un parco o di un giardino pubblico. Ma dal 29 giugno in tutti questi luoghi sono proibite le sigarette: è entrato in vigore il decreto che estende il divieto di fumo all’aperto. Il testo riguarda le spiagge “durante la stagione balneare”, i parchi e i giardini pubblici e le “aree deputate all’attesa dei passeggeri” dei trasporti pubblici. Secondo un comunicato stampa del ministero della salute, il testo riguarda anche le immediate vicinanze di biblioteche, impianti sportivi (stadi, piscine eccetera), scuole e strutture per minori “entro un raggio di almeno dieci metri”. Sono esclusi dal decreto i tavoli all’aperto di bar e ristoranti e le sigarette elettroniche.

Il governo aveva promesso questo inasprimento già alla fine del 2023. “Dove ci sono bambini, il tabacco deve sparire”, ha dichiarato recentemente in un’intervista la ministra del lavoro, della salute, della solidarietà e della famiglia Catherine Vautrin. Per l’entrata in vigore era stata proposta la data del 1 luglio, poi anticipata. L’obiettivo è proteggere i giovanissimi dal fumo passivo. “Un parco, una spiaggia, una scuola sono luoghi per giocare, imparare, respirare, non per fumare”, insiste Vautrin.

Dal 29 giugno ogni infrazione “può essere punita con una contravvenzione di 135 euro che può arrivare fino a 750 euro”, afferma il ministero. Il periodo “di prova” promesso a fine maggio è stato eliminato. Un nuovo testo dovrebbe inoltre definire formalmente il perimetro e la nuova segnaletica che deve indicare queste nuove “aree senza fumo”. Il loro ampliamento era una delle misure previste dal programma nazionale di lotta al tabagismo 2023-2027 presentato dal ministro della salute dell’epoca, che aveva lanciato la “sfida di una generazione libera dal fumo entro il 2032”.

Il decreto completa una serie di provvedimenti contro il fumo adottati negli ultimi cinquant’anni: nel 1976 la legge Veil ha vietato il fumo nei luoghi pubblici e ha imposto di stampare sui pacchetti di sigarette la scritta “l’abuso è pericoloso”, precursore di “il fumo uccide”, introdotto nel 2005. Erano tentativi per ridurre la piaga sanitaria del tabagismo, la principale causa di morte prevenibile, con 75mila decessi all’anno – duecento al giorno – secondo i calcoli effettuati nel 2015. Il suo costo per la società (in termini di morti, qualità della vita e produttività, prevenzione, assistenza) è stato stimato in 156 miliardi di euro all’anno.

L’estensione del divieto era molto attesa, soprattutto dalle associazioni antifumo e per la salute, e sembra essere piuttosto popolare. Secondo un sondaggio commissionato dalla Lega contro il cancro pubblicato alla fine di maggio, il 62 per cento dei francesi intervistati si è detto a favore di un divieto di fumo ancora più esteso nei luoghi pubblici.

Alcune località non hanno atteso il provvedimento per passare all’azione: 1.600 comuni in 73 dipartimenti hanno già sperimentato “aree libere dal fumo” (settemila in tutta la Francia).

Chi fuma ogni giorno in Francia
Percentuale di fumatori per categoria, 2023 (Observatoire français des drogues et des tendances addictives)

Pareri contrastanti

Oltre a difendere dall’esposizione passiva al fumo, l’ampliamento delle aree senza fumo contribuisce anche a “denormalizzare” le sigarette, strettamente legate alle abitudini sociali e ancora molto presenti nei film e nelle serie tv.

Yves Martinet, presidente del Comitato nazionale francese contro il fumo (Cnct), riconosce che l’ampliamento del divieto è “un passo nella giusta direzione”, ma lo ritiene insufficiente. Il fumo non è stato vietato nei ristoranti, e questo nonostante i tavoli all’aperto siano frequentati anche da bambini. Non è d’accordo Franck Delvau, presidente dell’Unione delle professioni e delle imprese alberghiere dell’Île-de-France, secondo cui il decreto non risolve il problema: “Le persone nei dehors andrebbero a fumare poco lontano”. Franck Trouet, delegato generale dell’associazione francese del settore alberghiero e della ristorazione, fa addirittura appello alla “convivialità e alla libertà” che la “coabitazione” tra fumatori e non fumatori consentirebbe.

In Francia l’esposizione passiva al fumo di tabacco uccide ogni anno tra le tremila e le cinquemila persone. Secondo un sondaggio commissionato dall’associazione Demain sera non-fumeur, la grande maggioranza degli intervistati (89 per cento) frequenterebbe altrettanto spesso, se non di più, i dehors per non fumatori, mentre più di un terzo dei fumatori (35 per cento) e delle persone che usano le sigarette elettroniche vorrebbe ridurre la propria esposizione. Un altro rammarico del Cnct è che dal decreto sono del tutto assenti le sigarette elettroniche che, con i loro aromi, risultano più attraenti per gli adolescenti. “Per essere efficace una misura deve essere chiara: nessun consumo di prodotti contenenti tabacco o nicotina in pubblico”, insiste Yves Martinet.

Il decreto aumenta anche le sanzioni per la vendita di prodotti con tabacco o per sigarette elettroniche ai minori, finora poco applicate, come denunciano regolarmente le associazioni. Al momento si parla di una contravvenzione di 200 euro.

È probabile che questi provvedimenti rafforzino la tendenza alla diminuzione del fumo in Francia, in corso ormai da diversi anni. Secondo l’Osservatorio francese sulle droghe e le tendenze in materia di dipendenze, nel 2023 il 23,1 per cento dei francesi fumava ogni giorno, “la percentuale più bassa dalla fine degli anni novanta”. Sono però inalterate le disuguaglianze sociali: come ha rilevato a novembre l’agenzia ministeriale Santé publique France, il fumo è più diffuso tra i meno abbienti (anche se in calo). Emmanuel Ricard, medico e portavoce della Lega contro il cancro, ha dichiarato che è il risultato della “combinazione di diversi provvedimenti ad aver reso possibile la riduzione del numero di fumatori”. In particolare, il pacchetto di sigarette privo di marca e con chiare indicazioni per la salute, e l’aumento dei prezzi. ◆ gim

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Questo articolo è uscito sul numero 1621 di Internazionale, a pagina 26. Compra questo numero | Abbonati