A più di vent’anni da 28 giorni dopo le epidemie e le apocalissi al cinema sono roba vecchia. Danny Boyle e Alex Garland, autori di quel film, tornano insieme per ridare nuova vita a un genere sovraesposto e, come al solito, non fanno scelte ovvie. E parlano non solo di zombi (ok, tecnicamente “infetti”) ma d’identità nazionale, della necessaria finzione nella costruzione di una mitologia nazionale, di regressione sociale. Idee interessanti, intrecciate con leggerezza, ma anche una certa ferocia. Un racconto di formazione a zig-zag. Ben Travis, Empire
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1620 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati