Il 1 giugno, presentando in parlamento il bilancio del primo anno di governo del suo secondo mandato presidenziale, il leader salvadoregno Nayib Bukele ha detto che non gli importa se la stampa internazionale lo definisce un dittatore: “Preferisco essere chiamato così e sapere che noi salvadoregni possiamo vivere in pace senza essere uccisi per strada”. Il riferimento è alla sua politica di sicurezza. Il sito indipendente El Faro ricorda che nel solo mese di maggio sono state arrestate quindici persone tra imprenditori, attivisti e contadini critici con Bukele e che molti giornalisti hanno dovuto lasciare il paese.
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Questo articolo è uscito sul numero 1617 di Internazionale, a pagina 38. Compra questo numero | Abbonati