In un circolo di tennis in Belgio, un allenatore è sospeso dopo il suicidio di una sua ex allieva. C’è chi dice che la depressione della ragazza sia nata da un comportamento inappropriato dell’allenatore. La direttrice del circolo incoraggia le giovani a parlare, ma Julie rimane in silenzio. L’imputato viene messo da parte, il clima di fiducia viene ripristinato, insegnanti, genitori e compagni di classe sono attenti ma non invadenti: sembra un film da proiettare nelle scuole. Ma in Julie ha un segreto c’è di più. Il debutto di Leonardo Van Dijl è più vicino al cinema della svizzera Ursula Meier, con il senso della cornice nella cornice, il gusto per ciò che delimita e compartimenta. Il campo da tennis coperto richiama chiaramente la camera da letto, un’immagine che dice molto sull’intimità forzata. Da quel momento in poi, tutto il film rende il terreno adatto solo allo sport, senza ambiguità o tradimenti.
Maroussia Dubreuil, Le Monde
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Questo articolo è uscito sul numero 1611 di Internazionale, a pagina 78. Compra questo numero | Abbonati