L’irrealtà come realtà proiettata è lo spirito in cui opera Pathemata, esplorando le ampie e intime conseguenze del dolore cronico e acuto sulle nostre vite e sulle nostre esperienze del tempo e della materia. Nelson descrive l’impatto che il dolore ha su di noi attraverso piccole scene svincolate da qualunque progressione narrativa lineare. Queste vignette si accumulano e si confondono tra ricordi, sogno, presente e passato. Momenti di sensibilità particolarmente accentuata, così come il movimento attraverso scene diverse, descrivono il disorientamento e l’irrealtà che possono accompagnare l’esperienza di un dolore acuto. La narrazione già frammentaria di Pathemata è continuamente disturbata da sogni, descrizioni di un mondo plasmato dalla pandemia, dalle difficoltà del matrimonio e dalla paura di cosa fare di fronte all’angoscia di uno sconosciuto o di una persona cara. Quest’attenta esplorazione della sofferenza è una profonda riflessione sulla vulnerabilità, la perseveranza e su come cerchiamo di entrare in contatto con gli altri dopo un trauma, un dolore e un lutto. Agile e sottile, la scrittura di Maggie Nelson è sensazionale nella sua nuda e cruda intensità. I fatti qui sono esperienze emotive: “Mentre ripercorro la mia vergogna – visibile, come sempre, sul mio volto – mi rendo conto che la magia non sta nella lavastoviglie, ma nel getto di sangue, nella mortificante abbondanza di narrazione”.
Godelieve de Bree, Chicago Review of Books

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Questo articolo è uscito sul numero 1610 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati