Quando nel 2021 Gernot Martens (il nome è stato cambiato per motivi di riservatezza) ha cominciato a scommettere sulle partite di calcio, cercava semplicemente il brivido. Martens, un architetto ben pagato, non aveva bisogno di soldi. Ma quando gli è capitato di vincere ha pensato: “Potrei guadagnarci ancora qualcosa”. Così ha continuato. Poi è arrivata una prima serie sfortunata, e Martens ha alzato la posta delle scommesse. “Avevo la smania di recuperare tutti i soldi persi”. Ha cominciato a rischiare di più e le perdite sono aumentate, fino a quando, nella primavera del 2022, ha perso il controllo. Giocava di nascosto, di notte con il telefono, perfino nell’orario di lavoro. Attraverso l’agenzia di scommesse Tipico ha gettato via migliaia di euro al mese, alla fine più di trentamila.
È una classica storia da giocatore d’azzardo, di quelle che neanche dovrebbero esistere, se la legge tedesca sul gioco fosse applicata. Ma nessuno la applica.
Nell’ottobre del 2022 Martens aveva sperperato tutti i suoi risparmi e accumulato cinquantamila euro di debiti. Alla fine sua moglie lo ha salvato. Ha negoziato con la banca e ha scoperto che in Germania è proibito versare più di mille euro al mese alle agenzie di scommesse. Si è rivolta all’avvocato Achim Görg dello studio Hfs Rechtsanwälte. I pagamenti di Martens sono “una chiara infrazione delle norme vigenti”, dice Görg. Nel frattempo è stata presentata una richiesta di risarcimento al tribunale amministrativo.
Ma la Tipico, leader nel settore tedesco delle scommesse, non ha molto da temere. Non ci sarebbero “prove di violazioni commesse dall’azienda”, dichiara l’autorità federale per il gioco d’azzardo, anche se i versamenti bancari documentano i pagamenti. Martens è furioso. “A che serve una legge se poi le agenzie non sono obbligate a rispettarla?”, chiede.
Senza controllo
In Europa milioni di giocatori si fanno la stessa domanda. Molti governi lasciano mano libera al gioco d’azzardo, un mercato in crescita che sfugge ai controlli legali, come rivela un’inchiesta congiunta di Investigate Europe, Zeit online e Ard-Magazin Monitor.
Nel 2023 le agenzie di scommesse e i casinò online hanno incassato circa venti miliardi di euro negli stati dell’Unione europea. Questa cifra, e quindi le perdite dei giocatori, è il doppio rispetto al 2018.
La ludopatia è “un problema di salute pubblica in forte crescita”, ha avvertito recentemente una commissione di esperti della rivista scientifica The Lancet. “In Germania ci sono 1,3 milioni di persone con dipendenza dal gioco d’azzardo”, afferma Burkhard Blienert, commissario per le dipendenze e le questioni legate alla droga. Molte sono a rischio di suicidio.
I clienti con “comportamenti di gioco problematici”, cioè che scommettono molti soldi, fruttano fino al 75 per cento delle entrate
I governi conoscono da tempo i pericoli connessi al gioco d’azzardo. La prima frase del trattato sul gioco d’azzardo approvato dai land tedeschi dichiara espressamente l’obiettivo di “prevenire lo sviluppo della dipendenza dal gioco d’azzardo e creare le condizioni per combattere efficacemente la ludopatia”. Ma, nella pratica, i governi regionali e l’autorità nazionale per il gioco d’azzardo indeboliscono la loro stessa legge. È come se avessero firmato un accordo segreto con le aziende del settore. Inoltre gli operatori illegali esteri non vengono perseguiti. E, anche se operano nell’Unione europea, le agenzie si nascondono dalla magistratura stabilendo le loro sedi legali in paradisi fiscali.
In Germania il gioco d’azzardo è stato a lungo monopolio di stato. Le cose sono cambiate nel 2021 con il trattato nazionale sul gioco d’azzardo. Da allora i land concedono licenze a società private per le scommesse sportive e i casinò online. Prima molte aziende offrivano i loro giochi semplicemente senza permessi. I land volevano legalizzare il settore, anche per incassare più tasse. In cambio le aziende del gioco d’azzardo si sono impegnate a proteggere chi scommette. La legge limita le giocate mensili a un massimo di mille euro a persona e vieta i tipi di scommesse che possono più facilmente creare dipendenza.
Ma gli operatori non hanno mai tenuto conto di queste regole. Neanche la Tipico, dove Martens ha giocato tutti i suoi soldi. Nell’autunno del 2020, appena ricevuta la licenza provvisoria, l’azienda ha fatto ricorso contro la legge. Oltre al tetto dei mille euro, Tipico ha contestato anche il divieto di scommettere in diretta durante gli eventi sportivi. Altri operatori hanno seguito il suo esempio. Presto si è cominciato a sentire di scommesse che superavano i limiti, come nel caso di Martens.
Quando Martens ha chiesto il rimborso alla Tipico, ha ricevuto una risposta sorprendente: “Quasi tutti gli operatori hanno presentato un ricorso contro le condizioni del contratto di licenza. Tali ricorsi hanno avuto un effetto sospensivo. Di conseguenza, il limite dei mille euro non è attualmente un obbligo di legge”, ha dichiarato il servizio clienti. La Tipico si attiene a questa linea legale.
In un altro caso il tribunale distrettuale di Bochum ha negato l’effetto sospensivo. Le autorità locali avevano addirittura ordinato espressamente l’immediata attuazione della legge. Ma i ministri dell’interno dei land hanno ceduto. Il 15 novembre 2022 l’Assia ha concluso un accordo con la Tipico per conto di tutti i land, a cui hanno aderito tutte le agenzie di scommesse e le autorità per il gioco d’azzardo.
L’accordo concede retroattivamente agli operatori una sorta di amnistia. Nonostante abbiano violato le condizioni contrattuali, gli operatori potranno mantenere le loro licenze. Come se non bastasse, l’accordo indebolisce il principale meccanismo di protezione stabilito dalla legge: il tetto dei mille euro al mese. Una regola che riduce notevolmente i profitti delle agenzie. Stando ai calcoli degli esperti, i clienti con “comportamenti di gioco problematici”, cioè che scommettono molti soldi, fruttano fino al 75 per cento delle entrate.
Pressati dagli operatori del settore, i land avevano già previsto una pericolosa eccezione a questa regola. I giocatori potevano aumentare il loro limite a diecimila o trentamila euro al mese dimostrando la loro capacità economica, per esempio con la dichiarazione dei redditi o altre prove patrimoniali. L’accordo estende l’eccezione. Ora come prova patrimoniale basta un cosiddetto certificato Schufa-G: si tratta di un documento creato apposta per il gioco d’azzardo che si basa sul comportamento di pagamento di una persona e prevede la sua futura solvibilità, ma non dice nulla sul reddito o sul patrimonio effettivo del giocatore.
“Per la prevenzione delle dipendenze è del tutto inadeguato”, afferma Konrad Landgraf, presidente dell’ufficio bavarese per la dipendenza dal gioco d’azzardo. “Quando ho provato ad alzare il mio limite di spesa con la Tipico a diecimila euro, ho ricevuto una conferma nel giro di un minuto. Avrei potuto giocare molto più del mio stipendio annuo. Ovviamente nessuno ha controllato se potessi permettermelo”.
Eppure il consiglio di amministrazione dell’autorità per il gioco d’azzardo ha approvato l’accordo ad ampia maggioranza. Nel frattempo circa trecentomila giocatori hanno aumentato il loro limite oltre i mille euro.
Le “severe norme sul gioco d’azzardo” adottate inizialmente erano state precedute da “un ampio dibattito pubblico nei parlamenti dei land”, afferma il responsabile per le dipendenze Blienert. “Ma queste regole vengono aggirate e le aziende hanno il via libera per fare ancora più profitti a scapito della salute pubblica”.
Così, senza nemmeno consultare i loro parlamenti, i governi dei land annullano la protezione federale dalla dipendenza dal gioco attraverso un accordo con le società del settore. “Tenderei a pensare che sia illegale”, ha dichiarato il costituzionalista Christoph Degenhart, suggerendo una verifica costituzionale.
Il mercato del gioco d’azzardo online è come un iceberg. Gli operatori autorizzati affiorano sulla superficie dell’acqua, si lasciano vedere e regolare. Ma è sott’acqua che si nasconde la fetta decisamente più grande di questo mercato miliardario. In pochi clic si arriva su siti, senza nessuna licenza, che offrono slot machine virtuali o la possibilità di fare scommesse sportive. I loro nomi campeggiano sulle maglie di importanti squadre di calcio, pressoché indistinguibili dalle società legali.
La zona grigia
Sul telefono di Felix Berger s’illumina un logo colorato che richiama una giungla. Personaggi animati girano sulle ruote di slot virtuali, tra musichette e luci lampeggianti. Una partita dura appena qualche secondo. Queste slot sono la droga del gioco d’azzardo online. In pochi istanti svuotano le tasche dei ludopatici. Per questo la Germania ha posto un limite a questi videogame particolarmente pericolosi: massimo un euro a partita, con una durata minima di gioco di cinque secondi.
Ma il sito che ci mostra Berger non rispetta le regole. Un tempo l’azienda a cui appartiene aveva la sede legale a Curaçao, un’isola caraibica dei Paesi Bassi, oggi è alle Comore. Non ha una licenza per l’attività in Germania ma offre i suoi servizi in tedesco ed è facilmente raggiungibile dalla Germania. Berger ha speso su questo sito 245mila euro in sei mesi. Ha giocato per ore, anche mentre andava al parco giochi, con una mano sul telefono e l’altra che teneva quella di sua figlia.
Nessuno sa esattamente quanto valga il mercato illegale. Nel 2023 le autorità per il gioco d’azzardo hanno contato in Germania più di 760 siti, su cui potrebbero essere stati spesi illegalmente tra i 400 e i 600 milioni di euro, cioè il quaranta per cento del totale. Molti esperti sostengono che il giro d’affari reale sia di almeno un miliardo. L’associazione tedesca dei casinò online stima che il mercato nero valga il 75 per cento del fatturato, con una tendenza in crescita.
Il codice penale prevede pesanti sanzioni per il gioco d’azzardo illegale: fino a due anni di carcere, mentre per i reati commerciali si può arrivare fino a cinque. Ma difficilmente i colpevoli vengono identificati. Dal 2023 l’autorità per il gioco d’azzardo ha presentato più di centoventi denunce alla procura. Ma tutti i processi si sono interrotti appena le tracce portavano all’estero. Un portavoce della procura ha affermato che si tratta di “reati internazionali” a cui non si applica la legge tedesca. La procura può intervenire solo se l’autore del reato è tedesco e l’illecito è punibile anche all’estero.
Il pubblico ministero di Francoforte Jesco Kümmel non è d’accordo. Dirige la divisione per la criminalità economica e non vede “ragionevoli dubbi” sul fatto che il diritto penale valga anche per gli operatori stranieri, se questi si rivolgono al mercato tedesco. Ci ha spiegato che il suo dipartimento sta indagando su vari casi di aziende non autorizzate che hanno sede all’estero ma operano sul mercato tedesco. Non ha potuto fornire però informazioni sulla portata e sul numero dei processi.
In molti paesi dell’Unione europea l’industria del gioco d’azzardo offre i suoi servizi anche se le leggi nazionali lo vietano
A volte dal mercato sommerso risalgono delle bolle in superficie. L’indagine ha rivelato che l’ufficio tributario di Francoforte sul Meno incassa tasse da transazioni che in realtà non sarebbero permesse. A quanto pare, alcuni casinò offshore cercano di proteggersi dai controlli pagando le tasse. Anche i fornitori senza licenza sono soggetti a tassazione, conferma un portavoce del dipartimento centrale per le finanze di Francoforte. Ma non è chiaro quanto guadagni lo stato tedesco dalle attività illegali. Quando riscuote le tasse, l’ufficio delle imposte non controlla se le società hanno una licenza. E le indagini sulle società offshore sono considerate una perdita di tempo.
Il caso di Berger dimostra a ogni modo che è possibile rintracciare gli operatori illegali. Investigate Europe ha ripercorso le attività di Berger e ha scoperto una rete di aziende dietro la quale si nasconde la società Rabidi, ormai insolvente. I suoi investitori operano ancora sul mercato con un’altra società, la Soft2Bet, fondata da un multimilionario che vive a Cipro. È collegata a siti di gioco d’azzardo accessibili da molti paesi dell’Unione, spesso senza licenza. Contattata da Investigate Europe, Soft2Bet ha negato tutte le accuse.
Un’altra pista ha portato in Germania: il sito tedesco della società di giochi Boomerang ha milioni di visite all’anno, ma non ha una licenza tedesca. Però giocarci online è ancora possibile. A quanto pare i proprietari non hanno paura delle autorità tedesche: nell’autunno del 2022 due russi che si dichiarano i fondatori di Boomerang hanno registrato una società di investimenti immobiliari a Berlino e hanno dichiarato di vivere nel quartiere Mitte. Non è stato possibile contattarli.
Berger ha vinto la causa contro la Rabidi, che dovrà rimborsare le sue perdite. Ma finora non ha ricevuto nemmeno un centesimo. Non capisce come la giustizia possa essere così impotente: “Quelli guadagnano fortune, mentre la gente come noi fatica ad arrivare a fine mese”.
Intanto il problema ha raggiunto anche la politica. A dicembre del 2024 la conferenza dei ministri dell’interno dei land ha stabilito che le società estere illegali dovranno essere “perseguite e punite”. Il ministero federale della giustizia, invece, non vede il bisogno di riforme: “I comportamenti perseguibili nel contesto del gioco d’azzardo illecito sono già sufficientemente trattati dalle leggi vigenti”.
Senza difese
Aver ragione e far valere la legge sono però due cose ben diverse. Lo ha vissuto in prima persona Sabine Helm (anche il suo nome è stato cambiato per motivi di riservatezza) dopo essere caduta, nel 2020, nella rete di un’agenzia di scommesse sportive. Ha perso la casa in cui viveva, è riuscita a trovarne solo un’altra molto più cara e da un giorno all’altro si è ritrovata senza soldi. Così ha tentato la sorte con la Betway, che permette di vincere cifre importanti con puntate da pochi euro – o almeno così fa credere. La Betway sa come fidelizzare i clienti. Con dei buoni omaggio e l’offerta dello status “vip”, ha attirato Helm nella spirale della dipendenza. Dopo tre anni si è ritrovata con ventimila euro di debiti e ha dovuto chiedere aiuto ai genitori per non finire sul lastrico.
Come Gernot Martens e Felix Berger, anche Helm ha fatto causa all’azienda chiedendo un rimborso. Il giudice le ha dato ha ragione e ha stabilito che la Betway doveva rimborsarle 180mila euro, dato che aveva offerto i suoi servizi in Germania senza licenza anche prima che entrasse in vigore il trattato sul gioco d’azzardo. Ma la Betway non ha pagato.
Quello di Helm non è un caso isolato. Migliaia di ex giocatori hanno lo stesso problema, e non solo in Germania. In molti paesi dell’Unione europea l’industria del gioco d’azzardo offre i suoi servizi nonostante le leggi nazionali lo vietino. Molti giocatori che hanno subìto perdite fanno causa e spesso vincono. Cinque anni fa è partita dall’Austria un’ondata di denunce che in seguito si è estesa alla Germania, ai Paesi Bassi e alla Svezia. Secondo Benedikt Quarch, amministratore delegato della Rightnow, che assiste i giocatori in questi procedimenti, a livello europeo sarebbero già stati presentati circa centomila ricorsi. Nell’insieme i rimborsi potrebbero presto raggiungere il miliardo di euro, stima Quarch.
Tuttavia quasi tutti gli operatori si rifiutano di restituire i soldi, e riescono a farla franca. La maggior parte di queste aziende ha sede a Malta. Nel giugno 2023 il parlamento maltese ha approvato una legge chiamata Bill 55. La norma vieta ai tribunali maltesi di eseguire sentenze civili emesse in altri stati dell’Unione europea contro le aziende del gioco d’azzardo. Grazie ai guadagni raccolti in tutta Europa, il settore contribuisce per quasi il 12 per cento all’economia maltese.
Karim Weber, un avvocato viennese, rappresenta 15mila querelanti contro l’industria del gioco d’azzardo. In realtà la situazione legale è chiara: in Austria i casinò privati sono vietati. I tribunali si pronunciano quasi sempre contro gli operatori, ma questi non sembrano farci caso.
Il colosso britannico del gioco d’azzardo Flutter, leader mondiale con un valore di mercato di 49 miliardi di dollari, continua a operare in Austria sotto il marchio Pokerstars, grazie a una licenza maltese. I tribunali austriaci avevano ordinato alla Flutter di rimborsare ai clienti un totale di quaranta milioni di euro entro la fine del 2023. Ma chi tenta di far valere queste sentenze a Malta si scontra con il rifiuto dei tribunali locali.
Per la maggior parte degli esperti è una violazione del diritto europeo. “Il Bill 55 infrange la normativa europea che impone il riconoscimento reciproco delle sentenze giudiziarie tra gli stati dell’Unione”, afferma Miguel Poiares Maduro, ex avvocato generale della corte di giustizia dell’Unione europea. I legali dei giocatori truffati ora chiedono alla Commissione europea di avviare una procedura d’infrazione contro Malta. Ma, a due anni dall’approvazione della Bill 55, i funzionari europei stanno ancora esaminando la legge.
L’ultima speranza per Sabine Helm e altre migliaia di persone è la corte di giustizia dell’Unione europea. Tre tribunali nazionali hanno chiesto che prenda una decisione sulla legge maltese. Il verdetto è ancora incerto.
Non è chiaro nemmeno se i ministri dell’interno dei land tedeschi annulleranno il loro accordo con l’industria del gioco d’azzardo alla luce delle sentenze sul certificato Schufa-G. Una valutazione del trattato è prevista entro la fine del 2026. Ma non ci si dovrebbe aspettare chissà che. In vista della valutazione, è stato chiesto all’autorità per il gioco d’azzardo di non concedere più licenze agli operatori che offrono servizi illegali sia in Germania sia all’estero. Questa verifica “non può essere condotta in maniera illimitata”, è stata la risposta.
Legale o illegale? Per le autorità non sembra fare nessuna differenza.◆nv
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Questo articolo è uscito sul numero 1610 di Internazionale, a pagina 40. Compra questo numero | Abbonati