Jia Zhangke, probabilmente il più grande cronista e poeta dei cambiamenti contemporanei in Cina, basa parte del suo nuovo film su vecchie immagini personali, punti di vista accumulati nel corso degli anni, oltre a inquadrature prese in prestito dai suoi film passati. Il tutto al servizio di una favola che ha al centro la precarietà del paesaggio e dei sentimenti, la labilità del capitalismo e del desiderio. Una storia lunga più di vent’anni di un uomo che scompare e una donna che lo cerca. Una rottura che il ricongiungimento non ripara. In pratica la straziante storia di tutti i film del regista cinese.
JacquesMandelbaum, Le Monde

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Questo articolo è uscito sul numero 1610 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati